Ginevra Francesconi e Tommaso Cassissa, protagonisti del film "Un oggi alla volta"
Vivere giorno dopo giorno, assaporando la bellezza della vita, mentre questa sfugge, salvati però dall’amore. Non era un compito facile scrivere una commedia teen, dove si sorride e parecchio, per raccontare la vita quotidiana di tanti giovani normali e intrecciarla al tema della malattia, con delicatezza e positività.
Fa centro nella sua opera prima il regista Nicola Conversa che porta il 21 ottobre alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione dedicata ai giovani Alice nella città, il film Un oggi alla volta, da lui scritto insieme a Giulia Uda e montato da Diego Capitani. Un film credibile anche per un cast di giovanissimi attori decisamente bravi, a partire dal protagonista Tommaso Cassissa, che da youtuber è diventato attore e creatore di contenuti. D’altronde dal mondo del web arriva pure il 34enne regista tarantino che, pur forte delle milioni di visualizzazioni dei suoi video online, dopo il successo su Rai 1 col docufilm Pooh-Un attimo ancora ora lancia il suo primo lungometraggio prodotto da One More Pictures con Vision Distribution in collaborazione con Rai Cinema.
Sono anche lontani dal mondo illusorio dei social i due protagonisti del film, Marco e Aria, due tipi “analogici” che sognano una cosa sola: un amore vero, concreto tangibile. Marco (Tommaso Cassissa) è un ansioso diciannovenne prossimo alla maturità, una madre (un’ottima Katia Follesa) che vive con lo smartphone in mano alla ricerca di un nuovo fidanzato ed un fratello stralunato Andrea (Francesco Centorame) che sogna di fare il cantante indie. È a-social e vorrebbe amare come si faceva un tempo. Aria (una dolce e determinata Ginevra Francesconi) vive invece ogni giorno come se fosse l’ultimo. Marco e Aria si conoscono per caso ed iniziano a piacersi. Marco però non sa che Aria, abbandonata dal padre (Cesare Bocci) e accudita dall’affettuosa sorella, vive un oggi alla volta, inafferrabile, per colpa di una malattia degenerativa rarissima, la malattia di Steinert.
«I ragazzi di oggi sono terrorizzati dal tempo, e la pandemia non li ha aiutati: ho voluto lavorare sul tempo più che sulla malattia – spiega ad Avvenire il regista Nicola Conversa -. Ognuno di loro è solo, smarrito, sono spesso condizionati dall'uso delle tecnologie e dei social media. Ma questo costante connettersi online, sembra portare a un senso di vuoto e di ansia, in quanto non riesce a restituire la stessa gratificazione che potrebbe offrire un rapporto umano autentico e reale». Marco e Aria, quindi, attraverseranno un viaggio alla scoperta di sé stessi e degli altri, imparando ad apprezzare l'importanza delle relazioni umane e dei legami familiari. «Avevo un fratellino che è morto prima che nascessi io, ed è a lui che dedico il film – svela Conversa -. Ho immaginato quel rapporto tra fratelli che avrei tanto avere voluto io. I fratelli sono il motore per tenere unite le famiglie quando non ci sono i genitori».
Un oggi alla volta è quindi una “fiaba generazionale” aggiunge il regista che proietta se stesso su Marco, un bravo ragazzo, imbranato in amore che ha la qualità di non essere social nel 2023, dove si sorride molto soprattutto seguendo le buffe disavventure quotidiane di questo gruppo di studenti in una città antica e moderna come Trento. La malattia, però, fa il suo ingresso determinante nella storia, mettendo alla prova la profondità dei sentimenti dei due ragazzi. «La malattia è la metafora di chi non può avere emozioni ed invece decide di innamorarsi, ma a me interessava piuttosto mostrare come reagiscono gli altri di fronte ad essa» conclude Conversa. Tutti alla fine imparano qualcosa in questa storia delicata e per nulla didascalica, soprattutto ad amare.