Una foto di scena del film di Stefano Mordini ''La Scuola Cattolica'', tratto dal libro omonimo di Edoardo Albinati Premio Strega nel 2016 e ispirato al massacro del Circeo - Ansa/Us
È uscito oggi nelle sale il contestato e controverso film La scuola cattolica, al centro delle polemiche in questi giorni dopo la decisione della cosiddetta commissione censura, a inizio settimana, di vietarne la visione ai minori di 18 anni. Una "sentenza" che ha soprattutto sollevato perplessità tra chi ritiene che la visione del film possa essere particolarmente utile proprio ai più giovani, come monito e avvertimento affinché quanto accadde a Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, le due giovani romane seviziate nel 1975 dai tre rampolli dell’estrema destra Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira che uccisero Rosaria e senza volerlo risparmiarono Donatella fintasi morta, non debba succedere mai più. Per assistere però a La scuola cattolica bisognerà per legge avere compiuto 18 anni.
Il film di Stefano Mordini, presentato fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia un mese fa, ha infatti subito l'intervento preventivo della ancora operante “commissione censura”, in attesa che presto cominci la propria attività la nuova Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche il cui documento che ne disciplina il funzionamento è in stand-by da mesi (il decreto istitutivo era stato firmato dal ministro Franceschini lo scorso aprile) e aspetta il via libera del Consiglio superiore del cinema e dell’audiovisivo. A quel punto toccherà agli stessi produttori e distributori autoclassificare i propri film con l’eventuale divieto a minori di 6, 14 e 18 anni, mentre alla futura commissione (guidata dal presidente emerito del Consiglio di Stato Alessandro Pajno e composta da 49 esperti) spetterà il compito di verificarne la congruità.
Intanto, come detto, la commissione censura ha dichiarato non per tutti La scuola cattolica, film ispirato all’omonimo romanzo di Edoardo Albinati che vinse il Premio Strega nel 2016 ed è incentrato sul contesto socio-culturale in cui maturò il brutale delitto del Circeo. A suscitare la reazione del regista Mordini, della Warner Bros, dei parenti delle vittime e persino del presidente dell'Anica Francesco Rutelli è in particolare il passaggio della motivazione in cui si dice che il film avrebbe «come suo punto centrale la sostanziale equiparazione della vittima e del carnefice». Una lettura, continua la commissione, «che appare dalle immagini, assai violente negli ultimi venti minuti» e che «viene preceduta, nella prima parte del film, da una scena in cui un professore, soffermandosi su un dipinto in cui Cristo viene flagellato, fornisce assieme ai ragazzi, tra i quali gli omicidi del Circeo, un’interpretazione in cui gli stessi, Gesù Cristo e i flagellanti, vengono sostanzialmente messi sullo stesso piano».
Per Mordini quanto afferma la commissione sarebbe invece «esattamente il contrario di quello che racconta il film e cioè che, provenendo dalla stessa cultura, è sempre possibile compiere una scelta e non deviare verso il male». Colpisce certamente questa duplice interpretazione così diametralmente opposta dello “spirito” del film e dei suoi elementi narrativi. Senonché dopo la proiezione veneziana non poche perplessità sulla riuscita resa e intelligibilità di scene e contenuti erano emerse anche tra critici cinematografici e addetti ai lavori. Un film dunque che, forse, non sarebbe del tutto inequivocabile.
Eppure è proprio sul fatto che «si vieti ai ragazzi anche solo di vedere, attraverso un libero mezzo di espressione, quello che due ragazze come loro anni fa hanno subito» che insiste Mordini parlando di «censura senza valide ragioni». Si dice «sgomento» per il divieto agli under 18 anche Edoardo Albinati, autore del libro e compagno di scuola dei tre violentatori, quello stesso San Leone Magno al quartiere Trieste di Roma, appunto la scuola cattolica del titolo. «Da spettatore del film trovo quanto meno singolare che a ragazzi e ragazze, che sono purtroppo abituati a conoscere ogni genere di violenza, perversione, oscenità attraverso tutti i mezzi a loro disposizione, venga proibito conoscere la ricostruzione di una storia vera». Una ricostruzione che sembra però più una riduzione (in tutti i sensi) dell’affresco sociale e generazionale del corposo romanzo da cui trae.
Non richiesto, a sorpresa, è intervenuto sulla questione anche uno dei “mostri del Circeo”, Angelo Izzo, non nuovo a sortite e indebiti interventi in questi ultimi anni su quanto accadde in quella terribile notte tra il 29 e 30 settembre del 1975. «Ho avuto modo di leggere con attenzione quel “mattone” del libro di Albinati La scuola cattolica (1300 pagine!) - dichiara Izzo dal carcere alla agenzia di stampa Adnkronos - e onestamente mi è sembrato il solito racconto pieno di banalità e luoghi comuni. Del resto se Albinati è stato studente del San Leone Magno, cosa di cui non ho memoria, certo non è stato mio amico e neanche mio conoscente, quindi non riesco a capire come possa “pontificare” su di me, visto che non ci siamo mai neanche parlati».
In ogni caso Izzo, condannato a due ergastoli per quello ed altri delitti efferati, prende le distanze da chi vuole attribuire ai “preti della scuola cattolica” responsabilità per quelle inaudite violenze che lo videro protagonista e che costarono la vita a una delle due ragazze da lui seviziate insieme ai suoi due sodali: «Vogliono farlo passare come un fatto storico. Fu una porcheria, punto e basta», ammette. Quindi Izzo passa addirittura al contrattacco: «Ho dato mandato all'avvocato Iorio e ad altri miei legali qualora ne rilevassimo i termini, di muovere causa per danni contro la casa produttrice».