Culla della civiltà da più di duemila anni, sito archeologico entrato a giugno nella World Heritage List dell'Unesco, ma soprattutto da sempre luogo di pacifica
convivenza tra etnie, popoli, culture e religioni. Ecco tutto questo i terroristi dell'Isis lo vorrebbero distruggere.
Quello di Erbil, storica cittadina nel cuore della Regione Autonoma del
Kurdistan Iracheno, sembra un destino scritto nelle pagine della
Storia, dai primissimi insediamenti Assiri sino a oggi, che si
ritrova stretta tra l'emergenza della guerra alle porte e gli
assalti terroristici dell'Isis. A raccontarlo, il convegno "Minoranze e convivenze. Il panorama religioso del Kurdistan in Iraq" nell'ambito della
mostra fotografica "La Cittadella: Fascinazioni dell'antica
Erbil, cuore del Kurdistan in Iraq", organizzata dalla High
Commission for Erbil Citadel Revitalization (HCECR),
dall'Istituto della Enciclopedia Italiana (che fino al 14
novembre la ospita nella sua sede romana) e dalla Missione
Archeologica Italiana nel Kurdistan Iracheno (MAIKI)-Sapienza,
Università di Roma. Un'occasione, racconta il condirettore del
MAIKI, Luca Colliva nel corso del convegno "per far conoscere al pubblico italiano il patrimonio inestimabile di Erbil e il lavoro che stiamo
compiendo".
"L'Italia, con i suoi tanti giovani - aggiunge il direttore
scientifico dell'Istituto Internazionale di Cultura Kurda,
Adriano Rossi - è uno dei paesi europei più impegnati nello
studio di questa zona, estremamente complessa".
L'antica Cittadella di Erbil, con le sue grandi mura
tardo-ottomane, oggi domina la città moderna dall'alto di un
Tell, una collina artificiale formatasi con i resti del
passaggio di secoli di generazioni. A farne da sempre un "luogo
d'incontro tra culture e popolazioni- spiega l'archeologo
Gianfilippo Terribili - è stata la sua posizione geografica"
che ha dato vita ad un "variegato panorama religioso" di cui
ancora affiorano le tracce (come nella tomba rupestre Qiz Chapan
del IV-III sec. a.C) o di cui si favoleggia nelle fonti (come
per il tempio della Dea mesopotamica Ishtar).
Sasanidi, Zoroastriani e poi l'arrivo dell'Islam, i Cristiani (con
un'agiografia che li traslava nell'epica iraniana), i Maroniti,
la scissione tra Sciiti e Sanniti, i tantissimi sincretismi
religiosi sorti: "la popolazione kurda - prosegue Terribili - è
pienamente consapevole del proprio retaggio culturale e lo
considera parte della sua appartenenza nazionale. Rincresce
vedere questo mosaico di fedi e concezioni del mondo minacciato
dall'Isis che invece mira al loro completo annientamento".
"In questi mesi - aggiunge Colliva - sono arrivate molte notizie sui
siti religiosi e archeologici in zone conquistate dall'Isis. Ma
quelli maggiormente colpiti sono stati quelli sciiti e sanniti,
che l'Isis non considera accettabili. A dispetto di ciò che si
crede, le chiese cristiane sono state danneggiate ma non
distrutte, mentre le moschee sciite nei territori conquistati
sono state rase al suolo e con loro anche le tombe e la memoria
di molte personalità illustri delle comunità islamiche locali".
"Di molti dei villaggi di cui abbiamo studiato cultura e
religioni in questi anni - aggiunge l'antropologa Camilla Insom
- non abbiamo notizie. Erbil è sempre stato considerato un luogo
sicuro. Speriamo che dalla valle siano fuggiti verso nord".
Prossimo appuntamento il 14 novembre, con il convegno "La
Regione Autonoma del Kurdistan Iracheno, storia, attualità e
prospettive future", seguito sempre in streaming da ANSA.it e
al quale sono stati invitati anche i Ministri della cultura e
dell'Università del Kurdistan Iracheno.