venerdì 8 febbraio 2019
Il cantautore livornese in gara con «Nonno Hollywood»: «Mi ha salvato nel momento più difficile. Lavorando accanto a lui ho scoperto la bellezza semplice. E che ogni cosa ha il suo tempo»
Enrico Nigiotti: «Canto la lezione di mio nonno: la pazienza della terra»
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«Mi tengo stretto addosso i tuoi consigli / perché lo sai che qua non è mai facile». Enrico Nigiotti ha colpito al cuore tutti in gara all’Ariston con la delicata ballata Nonno Hollywood dedicata al nonno scomparso. Il brano sarà contenuto in Cenerentola e altre storie che esce il 15 febbraio, un diario autobiografico in canzone di un ragazzo di 31 anni felice di vivere nella sua amata Livorno. Un ragazzo passato da Sanremo Giovani, Amici, X Factor, ma che 5 anni fa aveva mollato la musica trovando un supporto proprio nei consigli di nonno Tommaso. Oggi Nigiotti scrive per Eros Ramazzotti, Laura Pausini e Gianna Nannini.

Anche papa Francesco invita spesso i giovani a fare tesoro delle parole dei loro nonni. Che ne pensa?

«Io penso che sia molto vero quello che dice papa Francesco. I nonni sono molto importanti ed è importante ascoltarli. Loro non sono come i genitori, non insegnano, ci trasmettono! Sono speciali».
Come è nato il suo brano?
«Questa è una lettera vera e propria. Nonno Tommaso, nonno da parte di babbo, moriva una notte d’agosto, l’estate scorsa. Aveva 91 anni, ma era un omone molto bello e forte. La mattina dovetti partire da Livorno per il Veneto per una esibizione radio, passai quattro ore in silenzio in auto. Appena arrivato in albergo, presi la chitarra e scrissi subito. La musica è l’unica medicina per non pensarci. A Sanremo, in realtà volevo portare un pezzo veloce, Bomba dopo bomba. Però Baglioni ha sentito il provino di Nonno Hollywood piano e voce e l’ha voluta subito».
Come l’ha aiutata suo nonno?
«Mio nonno è stato quello che 5 anni fa quando non lavoravo di musica, mi ha preso e portato a lavorare in campagna con lui a Riparbella, frazione di Cecina. Ho lavorato con lui tre anni producendo vino, olio, patate. Roba familiare. Ma il ritorno alla terra mi ha aiutato a superare i momenti difficili».
Cosa ha scoperto lavorando la terra accanto a nonno Tommaso?
«Che la bellezza sta nel semplice. Il mare, davanti a cui sono nato e vivo tuttora, ti porta a pensare all’infinito. Invece la campagna ti raccoglie insieme a lei. Mi ricordo l’odore della terra alle 6 del mattino, quando andavo a prendere mio nonno, se arrivavo in ritardo m’urlava. Mio nonno era una forza della natura».
Non è sempre facile la vita del musicista.
«Io so cosa vuol dire scrivere le canzoni e non sapere a chi mandarle, oppure mandarle e non ricevere risposta. Il periodo più brutto della mia vita, è come se stai affogando e non sai come tornare a galla. Andare in campagna col mi’ nonno mi ha fatto capire che, come semini le patate e aspetti 6 mesi per raccoglierle, ogni cosa ha il suo tempo».
E oggi raccoglie i suoi frutti sul palco dell’Ariston. Il suo brano ha commosso in molti
«A me non importa niente della gara, non ho mai vinto niente nella mia vita. Io posso anche tornare a fare dell’altro domani. Ma sono orgoglioso di avere portato una canzone del genere a Sanremo. Io sono a posto e mi basta cosi».
Nella sua canzone lei racconta la nostalgia per un’Italia semplice che non c’è più.
«Io ho cercato di fotografare un’epoca. Ma si vede la differenza con l’oggi. All’epoca di nonno se c’erano i litigi, volavano gli schiaffi ma dopo tre minuti i contendenti si bevevano una birra insieme. Oggi c’è molto più odio per il prossimo. A Livorno per fortuna c’è ancora traccia di questo piccolo mondo antico. Viva le province e evviva i paesi».

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