La "baris", una barca descritta da Erodoto e finora mai rinvenuta, sul fondo del Nilo (Christoph Gerigk/Franck Goddio/Hilti Foundation)
Erodoto l'aveva descritta come una nave da carico con "l'albero fatto di acacia e le vele di papiro". Ma nessuno aveva mai trovato la baris, il battello mercantile menzionato dallo storico greco. Fino a oggi. Gli archeologi hanno infatti scoperto una di queste imbarcazioni, quasi intatta, tra le rovine sottomarine nella baia di Abukir a Heraclion, nel Delta del Nilo.
Tra i resti della città portuale di Thonis-Heracleion gli archeologi dell'Università di Oxford hanno ritrovato un relitto "favolosamente
conservato" che conferma finalmente quanto narrato da Erodoto nelle sue Storie. «Solo quando abbiamo scoperto questo
relitto, ci siamo resi conto che Erodoto aveva ragione», ha detto il professore Damian Robinson, direttore della missione di archeologia marittima di Oxford al giornale inglese "The Guardian".
Per Alexander Belov, direttore dell'Oxford Centre for Maritime Archaeology, la baris risale alla metà del V-metà del IV secolo a.C. ed ha ancora il 70% della chiglia integro, un eccezionale stato di conservazione che ha permesso una comparazione con i dati forniti da Erodoto.
La nave presenta un scafo, che in origine doveva essere lungo 27-28 metri, a forma di mezza luna che non ha precedenti archeologici. La tipologia con timone assiale, seppur nota fin dalla VI dinastia tramite bassorilievi e piccole terracotte, non era mai
stata documentata in un vero esemplare.
Come nel racconto di Erodoto, il fasciame della barca è assemblato trasversalmente da "lunghe e fitte costole" in acacia che raggiungono i 2 metri. Lungo l'asse centrale, invece, due fori a poppa servivano per il timone e un gradino sopraelevato per l'albero. Tuttavia, ci sono due differenze tra il relitto e la baris delle Storie: le dimensioni quasi doppie e la presenza di travi laterali atte a rinforzare punti particolarmente delicati della chiglia.