martedì 10 settembre 2024
Un gruppo di archeologi israeliani ha pubblicato sul Journal of Roman Archaeology uno studio che ha gettato nuova luce su quelle opere d'assedio: come furono costruite e in quanto tempo?
Il palazzo-fortezza a Masada fu il sito dell'ultima resistenza tra i ribelli ebrei e l'avanzata dell'esercito romano alla fine della prima rivolta ebraica

Il palazzo-fortezza a Masada fu il sito dell'ultima resistenza tra i ribelli ebrei e l'avanzata dell'esercito romano alla fine della prima rivolta ebraica - WikiCommons

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L'assedio di Masada del primo secolo dopo Cristo è uno degli assedi più famosi nella storia ed è stato l'episodio che concluse la prima guerra giudaica, nel 73. Masada è una rocca dove trovarono rifugio gli ultimi zeloti, che non volevano darsi per vinti nelle mani dei Romani che avevano conquistato Gerusalemme. Si racconta che al termine dell’assedio i Romani trovarono vive al suo interno solo sette persone, in quanto tutti gli altri si erano suicidati per non cadere nelle mani del nemico (anche se scavi archeologici mettono in dubbio questo lato della storia). Al di là di questo, si conosce ancora poco sulle opere d'assedio costruite dai romani, soprattutto perché la maggior parte degli studi precedenti si erano concentrati sulla fortezza del deserto e sulle difese giudaiche. Ora un gruppo di archeologi israeliani ha pubblicato sul Journal of Roman Archaeology uno studio che ha gettato nuova luce su quelle opere d'assedio, concentrandosi su come furono costruite, quanto tempo ci volle per costruirle e qual era il loro vero scopo.

Ricostruzione di come appariva la rampa'scala costruita dai romani

Ricostruzione di come appariva la rampa/scala costruita dai romani - Journal of Roman Archaeology

Composte da un muro di cinta, torri, forti e una rampa gigante di terra, le opere d'assedio romane attorno a Masada furono un'impresa edilizia impressionante, ancora visibile dopo quasi due millenni. Da qui le domande fondamentali: quanto tempo ci volle per costruirle e perché l'esercito romano impiegò tempo e notevoli sforzi per catturare una singola fortezza? Per dare una risposta a queste domande, gli archeologi hanno condotto l'analisi più approfondita ad oggi delle opere d'assedio, attraverso indagini sul campo, scavi e ricostruzioni in tre dimensioni. Il progetto pluriennale si è concentrato prevalentemente sul muro di cinta poco studiato e sulle torri e fortezze associate. Composto da sette sezioni separate, il muro si estendeva per oltre quattro chilometri, con altri 2,5 chilometri costruiti con lo scopo di proteggere gli otto accampamenti e le 15 torri costruite lungo e vicino al muro. In media, i muri erano spessi due metri e alti circa due metri e mezzo, mentre le torri erano alte poco più di tre metri e mezzo. Sulla base di questi numeri, gli archeologi hanno stimato che i 5.000 soldati romani che assediavano Masada avrebbero impiegato circa due settimane per costruire le opere d'assedio e diverse altre settimane per la costruzione della rampa di accesso a Masada.

Muro di cinta di Masada e sue sezioni

Muro di cinta di Masada e sue sezioni - Journal of Roman Archaeology

La ricerca è andata anche al di là delle dimensioni e del tempo richiesto per costruire il muro, in quanto ha anche gettato nuova luce sulla funzione del muro. Sebbene uno degli scopi principali dei muri d'assedio fosse quello di proteggere l'esercito attaccante dai contrattacchi, i muri attorno a Masada erano troppo poco spessi per fornire una difesa sufficiente contro reali attacchi a cavallo dall'interno di Masada e non avevano parapetti per proteggere le truppe romane che eventualmente si ponevano sulla loro cresta. Inoltre, le torri erano troppo distanziate l'una dall'altra per consentire agli arcieri di coprire l'intero territorio. Ed è per questo che gli archeologi sono giunti alla conclusione che varie sezioni del muro svolgevano scopi diversi rispetto all’idea corrente che le vuole come opera di difesa dalle incursioni degli uomini di Masada.

Uno dei campi dei Romani

Uno dei campi dei Romani - Journal of Roman Archaeology

Alcune mura infatti, quelle attorno agli uadi (letto di un torrente, in cui scorre (o scorreva) un corso d'acqua a carattere non perenne) e ai burroni della vicina rupe, ad esempio, ricevettero una protezione superiore rispetto ad altre nella parte opposta alla rocca e questo per scoraggiare eventuali ribelli esterni dal venire in aiuto di Masada. Esse infatti, vennero costruite con una maggiore resistenza, sebbene i tratti così costruiti non fossero così lunghi e imponenti da fermare un eventuale assalto in massa e questo sta ad indicare che i Romani, realisticamente, non si aspettavano una minaccia significativa. Altre sezioni del muro, tuttavia, sembrano essere state pensate e costruite per svolgere un impatto psicologico verso coloro che avrebbero pensato di realizzare un’incursione, presentando ai ribelli la mera apparenza di essere invalicabili.

Torre 10 e muro adiacente

Torre 10 e muro adiacente - Journal of Roman Archaeology

La domanda tuttavia, sul perché i Romani abbiano impiegato così tanti sforzi per prendere Masada non ha ancora una risposta chiara. Mentre l'assedio è famoso nella mente moderna, in realtà era molto meno importante all'epoca, poiché la fortezza nel deserto ospitava solo poche centinaia di ribelli e i Romani erano già riusciti a conquistare Gerusalemme qualche anno prima, nel 70 dopo Cristo. Ciononostante, i Romani marciarono su Masada nel 73. Sebbene questa possa essere stata una dimostrazione di forza estrema, alcuni studiosi, tra cui Guy Stiebel, direttore degli attuali scavi di Masada e coautore dell'articolo, ritengono che sia stato fatto per proteggere il redditizio commercio di balsamo che si svolgeva attorno a Ein Gedi, a breve distanza da Masada.

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