lunedì 15 giugno 2020
E' morto a Milano a 75 anni il filosofo Giulio Giorello allievo di Ludovico Geymonat: era nato nel capoluogo lombardo il 14 maggio del 1945
Giulio Giorello

Giulio Giorello - Fotogramma

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Come per il suo amato Giordano Bruno, infiniti erano i mondi che abitava Giulio Giorello, spentosi ieri all’età di settantacinque anni. Dalla matematica alla filosofia della scienza, dalla passione per l’Irlanda a quella per il fumetto, dall’hard boiled americano ai pirati dei Caraibi. Tutto si teneva insieme in lui. John Stuart Mill camminava con nonchalance a fianco di René Thom e Paul Feyerabend, James Joyce e William Faulkner potevano intrecciare le loro avventure con Tex Willer, Topolino non stonava insieme all’adorato Ezra Pound. Con Giorello, nato a Milano il 14 maggio 1945, se ne va uno degli ultimi, autentici, intellettuali italiani ed europei. Maestro di generazioni di filosofi, a sua volta allievo di Ludovico Geymonat, è stato un battitore libero difficile da intruppare in qualche conventicola. Al dibattito, anche puntuto e acuminato, non si sottraeva mai, neppure con chi incarnava posizioni culturali e politiche lontane dalle sue. E mai ha pensato che qualcuno, a qualunque posizione politica aderisse, meritasse l’isolamento e l’esclusione. Non rientrava nel suo ideale di cultura rinchiudere le sue energie solo dentro le università. Anzi, l’Università gli andava stretta per quanto le avesse dedicato la vita.


A lui deve molto infatti l’editoria italiana, dal Saggiatore delle origini a Raffaello Cortina Editore, dove ha diretto la collana Scienza e Idee, in cui ha ospitato la pubblicazione dei testi di alcune delle Cattedre dei non credenti volute dal cardinale Carlo Maria Martini, oltre che le opere di intellettuali cattolici come Giovanni Reale e Remi Brague. Per lui laico di ferro, come dimostra il suo pamphlet Di nessuna chiesa, la libertà di pensiero non andava negata a nessuno.

L’attività culturale, per Giorello vera e propria militanza, mai ha divorziato dalla passione civile e dalla convinzione che dialogo e diffusione (e non semplice divulgazione) dei saperi avrebbero consentito crescita e libertà per gli uomini. Neuroscienze, teoria dell’evoluzione, la fisica delle particelle, astronomia, secondo il filosofo della scienza milanese, non dovevano rimanere appannaggio degli scienziati. I saperi scientifici avrebbero reso il cammino dell’uomo più consapevole e più libero. Eppure in lui la falsa distinzione tra saperi scientifici e saperi umanistici si dimostrava quanto mai inutile e inefficace. In Giorello i confini tra i due campi si liquefacevano pur conservando un meticoloso rigore.

Difficile, in poche righe, enumerare titoli accademici e titoli scientifici collezionati nel corso della sua vita. Laureatosi prima in filosofia, nel 1968, e poi in matematica, nel 1971, entra all’università come docente di meccanica razionale per poi passare alla cattedra di filosofia della scienza che era stata in precedenza proprio di Geymonat, da cui aveva cominciato a prendere le distanze negli anni Ottanta per il disinteresse dimostrato per le libertà individuali, inalienabili e irrinunciabili invece per l’allievo di un tempo. A lungo Giulio Giorello è stato presidente della Società italiana di logica e filosofia della scienza, e il suo cammino di pensiero è scandito numerosi libri, da Lo spettro e il libertino. Teologia, matematica, libero pensiero a forse quello più bello, Prometeo, Ulisse e Gilgameš. Figure del mito e da un’intensa attività pubblicistica sul Corriere della sera.

Mancherà di certo a una cultura italiana sempre più provinciale e asfittica, reclusa in dibattiti sterili e violenti, chi invece era in grado di condurre lo sguardo in alto e oltre. Forse se n’è andato sulle dolenti note di quel canto di libertà che Foggy Dew, e magari con un boom e non con un sospiro, come sarebbe piaciuto al suo amato Ezra Pound.


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