L'eremo francescano di Monteluco - Manuelarosi / WikiCommons / CC BY-SA 4.0 DEED
Francesco d’Assisi, si sa, è uno dei santi più amati, ma anche tra i più incompresi e travisati del nostro tempo. Ecologista, pacifista, hippy, no-global… Sono tante le maschere affibbiategli nel corso degli anni. Per riscoprirne allora la figura senza i paraocchi ideologici è più che mai necessario andare alle fonti. Gli scritti certo, ma non meno importanti sono anche i luoghi della sua breve (morì a circa 44 anni) eppure folgorante esistenza. «Nessuno può pensare di conoscere Francesco senza conoscere i luoghi in cui visse» ha detto il pastore protestante, lo storico Paul Sabatier. Da questa consapevolezza parte anche l’itinerario proposto da un volumetto intrigante di Attilio Brilli e Simonetta Neri Andare per eremi francescani (Il Mulino, pagine 144, euro 13,00). Una bussola essenziale per scoprire o rivisitare solo gli originali romitori fondati dal Povero di Assisi e dai suoi seguaci. Non aspettatevi dunque una guida turistica. Non vi troverete per esempio le grandiose basiliche di san Francesco e santa Chiara ad Assisi che appartengono sì alla storia dell’ordine francescano, ma per come si è sviluppato dopo la morte del santo. L’itinerario invece che si snoda lungo la dorsale appenninica tosco-umbro-laziale si concentra sugli eremi nei quali si «carcerava», le foreste dove amava immergersi, le grotte e gli anfratti toccati dalla sua presenza. Erano in origine tutti rifugi temporanei in nome di quella perfetta adesione evangelica alla precarietà del vivere. Lo ribadì fino alla fine ai suoi confratelli esortandoli anche nel Testamento a essere «forestieri e pellegrini in questo mondo». Certo, quando il numero dei seguaci aumentò a dismisura, fu inevitabile la nascita di strutture conventuali che inglobarono i primitivi romitori naturali.
Si parte dunque dall’aspro e impressionante monte della Verna e si scende lungo l’Appennino fino alla Valle Santa di Rieti con la Betlemme francescana, Greccio. Dallo Speco di Narni a Rivotorto, passando per l’Eremo delle Carceri e San Damiano, senza dimenticare ovviamente la Porziuncola, il posto in cui tutto fu concepito e dove si concluse il cammino terreno del santo. Tra varchi vertiginosi, gelidi antri e pericolanti macigni, il percorso incrocia altri luoghi che trasmettono ancora tutta la radicalità del messaggio francescano. Come prova in fondo al volume un breve compendio con le testimonianze degli scrittori di diversa nazionalità e religione che ne rimasero affascinati.
Le dimensioni rimpicciolite dei letti del santo, la buia umidità, la nudità della roccia suggeriscono i disagi di un’esistenza quasi inconcepibile. I romitori sconfessano allora tutte le caricature del Povero di Assisi. Non un sognatore che amava vivere in mezzo ai fiori bensì un uomo che ricercava nelle impervie e vibranti solitudini della natura un contatto più diretto per parlare con Dio. Tanto più che le rocce frantumate raffiguravano ai suoi occhi le ferite di Cristo. Qui Francesco veniva a ritemprare la sua anima e ad attingere quella forza interiore per ritornare poi tra la gente. E i contesti sono rimasti così intatti che ancora oggi ci si sente avvolti dalla sua presenza.