lunedì 28 novembre 2022
Al Complesso di San Francesco una mostra presenta cinque monumentali pale d'altare, tutte realizzate negli anni '60 del Cinquecento, all'apice della grande tradizione del coloro veneziano
Tiziano, "Annunciazione", 1563-1565, particolare. Venezia, chiesa di San Salvador

Tiziano, "Annunciazione", 1563-1565, particolare. Venezia, chiesa di San Salvador - Cameraphoto Arte Venezia

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Si intitola "I colori della fede a Venezia: Tiziano, Tintoretto, Veronese" la mostra in corso a Cuneo fino al 5 marzo 2023 presso il Complesso monumentale di San Francesco a Cuneo. A cura di don Gianmatteo Caputo e di Giovanni Carlo Federico Villa, presenta cinque monumentali pale d'altare provenienti dalla chiese della laguna e si propone di restituire una precisa percezione di come il colore veneziano si sia posto al servizio della sacra narrazione. Le opere, risalenti al periodo compreso tra il 1560 e il 1565, risultano infatti in perfetto dialogo cronologico e stilistico e si confrontano con temi fondamentali nell’iconografia cristiana: l’Annunciazione e l’Incarnazione, il Battesimo di Cristo, l’Ultima Cena, la Crocifissione e la Resurrezione.

La prima opera è l’Annunciazione (1563-1565) di Tiziano proveniente dalla chiesa di San Salvador. Del Veronese vengono presentate il Battesimo di Cristo (1560-1561) dalla chiesa del Redentore e la Resurrezione di Cristo (1560 circa) dalla chiesa di San Francesco della Vigna. Di Tintoretto vengono esposte l’Ultima Cena (1561-1566) dalla chiesa dei Santi Gervasio e Protasio detta San Trovaso e la Crocifissione (1560 circa) dalla chiesa di Santa Maria del Rosario detta dei Gesuati. Due delle opere esposte, il Battesimo di Cristo del Veronese e la Crocifissione di Tintoretto, sono state restaurate nell’ambito di edizioni passate di Restituzioni, il programma di restauri curato e gestito da Intesa Sanpaolo.

L'Annunciazione di Tiziano

La prima pala d’altare che si incontra nel percorso è l’Annunciazione di Tiziano. La pala fu commissionata dal ricco gioielliere veneziano Antonio Cornovi della Vecchia nel 1559 per un altare nella chiesa di San Salvador. Vista e annotata da Giorgio Vasari nel 1566, è conforme all'ambiente funerario della cappella poiché l'Incarnazione è l'avvio di quell'umanizzazione di Dio che terminerà con il Sacrificio per l'umanità, e perciò è la promessa della vita eterna. La scena è espressione fra le più alte delle capacità innovative di un pittore ormai anziano, libero di creare e sperimentare con la luce. Il disegno scompare, il colore si esalta in pennellate sempre più rapide e sicure e soprattutto di una pastosità inedita. La luce così esplode ma non illumina; scintilla e vibra in gocce.

Tiziano, 'Annunciazione', 1563-1565, particolare. Venezia, chiesa di San Salvador

Tiziano, "Annunciazione", 1563-1565, particolare. Venezia, chiesa di San Salvador - Cameraphoto Arte Venezia

Il Battesimo di Cristo di Veronese

Il Battesimo di Cristo di Paolo Veronese fu donato dal ricco mercante veneziano Bartolomeo Stravazino, e il figlio Giovanni, rappresentati in un angolo. La tela, realizzata nel 1561, era destinata a un oratorio e sacello familiare presso la chiesetta di Santa Maria degli Angeli alla Giudecca. Qui però sarà edificata la chiesa del Redentore, su progetto di Palladio, come ex voto per frenare l’epidemia di peste. Veronese conferma l’armonia decorativa e la serenità nella gamma chiara dei colori, l'armonia classica dei ritmi. Da notare gli splendidi riflessi dell’arancio veneziano sull’acqua del Giordano. L’orchestrazione cromatica delle vesti – il rosso del mantello di Giovanni,l’azzurro cielo del perizoma del Battezzato, il giallo di piombo-stagno dell’angelo – è esemplare dell'arte del Veronese.

Paolo Caliari, detto il Veronese, 'Battesimo di Cristo', 1560-1561. Venezia, chiesa del Redentore

Paolo Caliari, detto il Veronese, "Battesimo di Cristo", 1560-1561. Venezia, chiesa del Redentore - Cameraphoto Arte Venezia

L'Ultima Cena di Tintoretto

La grande tela che rappresenta l’Ultima Cena, più di nove metri quadrati, fu richiesta a Tintoretto dalla Scuola del Sacramento dei Santi Gervasio e Protasio per il proprio "Banco" nella chiesa di San Trovaso. In coppia con la Lavanda dei Piedi, l’Ultima Cena sottolinea i valori comunitari e l'umanità divina, propone la sapienza e l'umiltà. Tintoretto propone una scena convulsa, con elementi di inconsueto realismo (la locanda, le stoviglie, il pavimento spocro) e quasi teatrale. Collocata nella chiesa nel 1566, l’Ultima Cena illustra il momento dell'annuncio del tradimento da parte di uno degli Apostoli, i cui volti sono quelli dei veneziani, i mercanti e i maestri d'ascia che lavorano negli squeri sulle fondamenta di Ognissanti

Jacomo Robusti, detto il Tintoretto, 'Ultima cena', 1561-1566, olio su tela. Venezia, chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, detta di San Trovaso

Jacomo Robusti, detto il Tintoretto, "Ultima cena", 1561-1566, olio su tela. Venezia, chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, detta di San Trovaso - Cameraphoto Arte Venezia

La Crocifissione di Tintoretto

La Crocifissione di Tintoretto proveniente della chiesa veneziana di Santa Maria del Rosario, detta dei Gesuati, fu realizzata intorno al 1563. Cristo in croce, evidenziato da una grande luce, ha ai suoi piedi la Madre svenuta. La luminosità irradiata dal Crocifisso è il trionfo sulle tenebre, la vittoria di Cristo e la certezza del riscatto dell'umanità, avviata nella speranza di resurrezione. Le presenze femminili riempiono lo spazio con morbidi veli, manti dai colori accesi e ampie vesti rigonfie. L'ansia intorno a Maria svenuta fra le braccia delle altre donne rimanda alla lezione patristica: il dolore della Vergine è un “secondo parto”, da cui nasce il popolo cristiano redento.

Jacomo Robusti, detto il Tintoretto, 'Crocifissione', 1560 circa. Venezia, chiesa di Santa Maria del Rosario, detta dei Gesuati

Jacomo Robusti, detto il Tintoretto, "Crocifissione", 1560 circa. Venezia, chiesa di Santa Maria del Rosario, detta dei Gesuati - Cameraphoto Arte Venezia

La Resurrezione del Veronese

Chiude il percorso espositivo la Resurrezione di Veronese, pala d’altare per la cappella Badoer in San Francesco della Vigna. L’opera è un magnifico esempio del colorire "alla veneziana", dove il colore non "riempie" le figure ma le struttura. Il Risorto è accompagnato da una esplosione di luce. Nel corpo resta un lieve segno della ferita dei chiodi su un piede, scompaiono le altre lacerazioni. A terra il disordinato groviglio dei cinque soldati. Il trionfo di colori è costruito con tutti i colori del repertorio veneziano: l’azzurrite, l’indaco, la lacca di cocciniglia, l’orpimento, il realgar.

Paolo Caliari, detto il Veronese, 'Resurrezione', 1560 circa, olio su tela. Venezia, chiesa di San Francesco della Vigna

Paolo Caliari, detto il Veronese, "Resurrezione", 1560 circa, olio su tela. Venezia, chiesa di San Francesco della Vigna - Cameraphoto Arte Venezia

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