Le «parole crociate» (chiamate anche «parole incrociate» o «cruciverba») fecero la loro prima comparsa esattamente cent’anni fa, il 21 dicembre 1913, nel supplemento domenicale «Fun» del
New York World. L’autore di questo nuovo gioco di parole, che si presenta ai lettori con il nome «Word-Cross Puzzle», è Arthur Wynne (1871-1945), un giornalista originario di Liverpool che, secondo la leggenda, riproponeva opportunamente modificato un gioco che gli aveva insegnato il nonno quand’era bambino.Quel primo schema aveva la forma di un rombo con uno spazio vuoto al centro ma, a differenza dei cruciverba moderni, non presentava ancora le caratteristiche caselle nere che sarebbero state «inventate» dallo stesso Wynne alcuni anni dopo. Il tutto era accompagnato dalla scritta: «Riempite i quadratini con parole che si accordino alle seguenti definizioni». E le definizioni erano 34, ognuna caratterizzata da due numeri che corrispondevano alla lettera iniziale e finale della parola da inserire.Dopo qualche mese, però, il giornale, che non aveva mai visto di buon occhio il nuovo gioco di parole, decise di sospendere la pubblicazione e probabilmente questa scelta fu condizionata anche dalle lamentele dei tipografi che trovavano non poche difficoltà a comporre graficamente il nuovo gioco di parole. La viva protesta dei lettori, però, che dimostrava come il gioco avesse invece incontrato il favore del grande pubblico, indusse il giornale a riprendere la pubblicazione. E a riprova del popolarità del «Word-Cross Puzzle» basti pensare che una studentessa inviò a Wynne una lettera per informarlo che a scuola l’insegnante, anziché proporre un compito di ortografia, disse agli studenti di comporre un cruciverba!Non tutti però sono d’accordo sull’identità del padre delle parole crociate. Il 14 settembre 1890, infatti, Giuseppe Airoldi (1861-1914), funzionario del comune di Lecco e corrispondente del
Corriere della Sera, affiliato della Scapigliatura che si dilettava di musica e di enigmistica, aveva pubblicato nel numero 50 del
Secolo Illustrato della Domenica edito da Sonzogno un qualcosa che assomigliava molto a un cruciverba. Il gioco (che chiamò «Parole incrociate») comparve nella rubrica «Per passare il tempo» e il suo autore, in linea con la tradizione enigmistica, si firmò con lo pseudonimo «Inno Minato». Quel primo schema era un quadrato 4x4 senza caselle nere e veniva risolto da 8 definizioni. Ma evidentemente esiste un tempo per ogni cosa, perché il gioco incontrò scarso successo e restò comunque un episodio isolato.In Italia il primo vero cruciverba, che venne presentato come «un nuovo passatempo», apparve nella terza pagina della
Domenica del Corriere l’8 febbraio 1925 con il titolo «L’indovinello delle parole crociate». E dopo una settimana la prestigiosa matita di Achille Beltrame disegnò una copertina della
Domenica del Corriere ispirata al nuovo gioco. Si era già in clima di cruciverba-mania, perché la tavola ritraeva un’elegante festa da ballo in un locale di Londra sullo sfondo del quale spiccava un grande cruciverba che, secondo quanto avvertiva la didascalia, doveva essere compilato dai ballerini senza però smettere di ballare!Nello stesso anno Mondadori pubblicava
Cruciverba. 50 problemi inediti scelti di parole incrociate, volume curato da Enrico Piceni e Valentino Bompiani che sicuramente passerà alla storia perché in esso si trova per la prima volta il termine «cruciverba». Il volume si apriva con una prefazione scritta volutamente con un italiano aulico dal futuro autore del famoso
Nuovissimo dizionario della lingua italiana (1939) Fernando Palazzi e riproponeva un articolo del critico Emilio Cecchi sull’argomento. Anche fior di letterati, dunque, si interessarono ai cruciverba e già nel 1927 la terminologia legata al gioco fece la sua comparsa anche nel
Dizionario moderno di Alfredo Panzini alla voce «Puzzle»: «Si è chiamato particolarmente così, nei primi anni in cui furoreggiò fra noi (1924 segg.), il giuoco delle parole incrociate (in inglese
cross-word puzzle o anche
cross words, plur.), che ora si chiama parole incrociate, parole in croce, o, meno bene, parole crociate, cruciverba».Il cruciverba, dunque, era considerato una cosa seria tant’è che Eolo Camporesi, il medico forlivese fondatore della rivista
Penombra, nel 1925 si era addirittura rivolto all’allora ministro dell’istruzione Giovanni Gentile, che pare fosse un appassionato di enigmistica, proponendogli di inserire i cruciverba nei programmi scolastici ritenendoli nuovi e importanti strumenti per la didattica.Di diverso avviso fu invece Giuseppe Prezzolini, che in un suo articolo criticò le riviste europee perché mentre una volta offrivano problemi da meditare oggi «attiran i lettori con le parole incrociate e con gl’indovinelli di cultura». Ma il cruciverba è ancora oggi vivo e vegeto e tutti, prima o poi, abbiamo avuto un incontro ravvicinato con questo gioco che dopo cent’anni continua a farci l’occhiolino dalle sue caselle bianche e nere.