martedì 21 maggio 2024
Le scosse che caratterizzano lo sciame sismico si fanno sempre più forti, può essere l'avviso che le condizioni nella caldera stanno cambiando
la Solfatara di Pozzuoli, che include 40 vulcani

la Solfatara di Pozzuoli, che include 40 vulcani - Norbert Nagel/WikiCommons

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Rispetto al passato, questa volta è stato diverso. Molto diverso: perché ormai a Pozzuoli la paura si è trasformata in terrore, dopo le oltre 160 scosse - 150 dalle 19.51 di lunedì 20 maggio alle 0,31 di martedì 21 e altre 15 dopo lo sciame - che si sono alternate durante la notte, in primis quella da 4.4 di magnitudo, la più forte degli ultimi 40 anni. Il panico ovviamente è per il timore di una possibile eruzione dei Campi Flegrei. Le persone residenti non solo a Pozzuoli ma in tutta l’area flegrea - quell’ampia porzione della Campania, a ovest della città di Napoli e del suo golfo e che include anche Quarto, Marano, Bacoli e Monte di Procida – suppongono “che con questa volta” si è arrivati al punto di non ritorno, ovvero “all'alba” di un’eruzione del lago vulcanico napoletano, il cui preludio è caratterizzato da un nuovo sciame sismico, con scosse oltre il valore di 5.0 di magnitudine, che sono per lo più devastanti.

L'area dei Campi Flegrei

L'area dei Campi Flegrei - Nasa

La differenza tra una scossa di valore 4 e una di valore 5 è che la seconda ha in dote una energia di 33 volte più grade rispetto alla prima. Facile immaginarne le conseguenze. Per anni – non certo gli esperti – gli italiani hanno sempre visto con soggezione il Vesuvio, sottovalutando invece il pericolo che invece rappresenta l’area dei Campi Flegrei. Anche perché ingannati dall’apparenza: se il Vesuvio si palesa a tutti come un qualcosa di gigantesco, con il suo cono unico che caratterizza l’immagine di tutto il golfo di Napoli, i Campi Flegrei sono una vasta area di origine vulcanica, ampia circa 12x15 chilometri, fatta di colline, per cui non si ha un’immediata percezione del rischio. In realtà, in caso di eruzione importante, gli effetti potrebbero essere molto gravi non solo per il Napoletano ma anche per tutta l'Italia, il continente e il pianeta. Anche se ad oggi la possibilità di un’eruzione devastante non va esclusa del tutto, è vero tuttavia che gli esperti pensano che nell'are potrebbe verificarsi un evento più simile a quello avvenuto nel 1538 e che ha portato alla formazione di Monte Nuovo. Le cronache del tempo raccontano infatti che l’eruzione era stata preceduta da una serie di terremoti molto violenti, presumibilmente di magnitudine superiore al valore di 5.0, che ha questo punto può rappresentare un valore di soglia, un “point of no return” che porta ad un’attività vulcanica significativa ed evidente.

Dal 2005 ai Campi Flegrei è iniziata una nuova fase di sollevamento del suolo, con un progressivo aumento anche del tasso di sismicità. Un fenomeno noto come “bradisismo” e che consiste appunto nell’innalzamento ed abbassamento del suolo (QUI l'articolo che lo spiega). Le cause possono essere due ed entrambe sono riconducibili ad un movimento del magma che cambia le condizioni della caldera, per esempio incidendo sulla pressione, dal sottoterra alla superficie. Il fattore che preoccupa è che il fenomeno del bradisismo, con cui i residenti dell’area convivono da sempre, è caratterizzato da scosse continue ma a bassa intensità e non come quelle registrate nelle ultime ore, che fanno pensare ad un contesto mutato e in continua evoluzione. La nota positiva è che sul territorio non sono state individuate, per ora, delle spaccature davvero significative, elemento che escluderebbe un evento eruttivo imminente. Ad oggi preoccupa di più l’intensità della magnitudo dei terremoti, che invece è in aumento.

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