Il cantautore bolognese Cesare Cremonini, 39 anni, venti di carriera
Questo incontro milanese con Cesare Cremonini, nelle stanze affrescate dello scrigno d’arte di Palazzo Crespi, ci sarebbe piaciuto farlo assieme a Edmondo Berselli che, da raro “veggente” editoriale di questi anni liquefatti, prima di andarsene da questa terra aveva colto il talento puro, e compreso bene di che pasta è fatta l’anima sensibile dell’ex Lunapop. L’ultima volta che Berselli aveva incontrato il suo Cesare era rimasto stupito dall’under 30, «caposcuola» di una generazione, non solo musicale, che si aggirava per le vie del centro storico di Bologna seguito da uno sciame osannante di seguaci che nel frattempo sono diventate sardine o tonni, chissà? Ma tanto al Cesare «che tu sia figlio di un re o capo di stato, che tu sia buono come il pane, o brutto e maleducato... », poco importa: perché ieri, come oggi, il centro di tutta la sua Poetica resta l’amore. «E l’amore è là dove sei pronto a morire lasciando ogni cosa al suo posto», canta lui. Vent’anni dopo l’ultimo vero tormentone di fine millennio 50 Special (hit dei Lunapop trasmessa in radio il 27 maggio 1999), nel suo caleidoscopio magico ogni cosa è al suo posto: dal «pianoforte, lo stesso che stava nel salotto della casa dei miei genitori e che ha sempre traslocato con me», alla «penna che dai 20 ai 40 anni (li compie il prossimo 27 marzo) traccia questo mio percorso “orizzontale” in cui Marmellata #25 ha lo stesso identico valore di Al telefono».
L’ultimo singolo tra i sei inediti («uno strumentale How dare you, nato da una gara di 5/4 con il mio bassista Ballo, e ha vinto lui») che compongono il mosaico autobiografico del the best of Cremonini 2C2C. L’opera omnia (32 singoli rimasterizzati, 16 interpretazioni piano e voce, 15 brani strumentali e 18 rarità) di uno splendido quarantenne, abitato dalla musica, «quella Classica che ho studiato e della quale avverto tutta la sua modernità», passando per i Beatles e Bob Dylan «che insegna che ci sono cantautori-poeti e cantanti di successo » fino al rock dei Rolling Stones «che la mia Giovane stupida (altro inedito) non conosce e mi chiede, ma chi è Mick Jagger? ». Cesare il provocator gentile delle nuove generazioni tra le quali si muove l’inguaribile Latin lover con l’aria del giovane consumato dalla vita intensa alle spalle, e una bisaccia con dentro il peso della perdita. «Quella di mio padre che se ne è andato da poco. Un dolore forte che ho attraversato fino in fondo, ma ho capito che nessuna burrasca ti può uccidere... Ho spezzate le catene, ora avverto la libertà e la condizione giusta per scrivere nuove canzoni, per andare incontro a un futuro che non so cosa mi riserverà, ma sono pronto a viverlo». Un futuro da idolo del- le folle, quelle degli stadi. Un progetto, uno dei tanti che si è concretizzato: quello dell’ex liceale che, ai tempi del brizziano Jack Frusciante scorrazzava in Vespa sui colli bolognesi per poi rinchiudersi nel suo pensatoio post-tondelliano: la cameretta del figlio del (saggio dietologo) dottor Cremonini e della mamma professoressa (ascoltasiPadremadre) a scrivere le sue canzoni.
Dagli esordi in “solitaire” di Bagùs «l’opera più folle e coraggiosa tra quelle che ho realizzato», gli spazi erano più ristretti e le schiere dei cesariani non ancora folte per poter passare allo stadio. «Appartengo alla generazione che non ha avuto tutto e subito, ma si è costruita nel tempo, e deve essere così...». Già «dev’essere così, che tutto quello che accade ha un senso», il mantra che lo ha portato fino a Se un giorno ti svegli felice (inedito). Un percorso di ricerca costante «con la necessità di non omologarmi mai, cercando una via solo mia», tra Possibili scenari e la «scoperta di una voce che combacia perfettamente con ciò che scrivo. E le mie non sono mai canzoni scritte a tavolino. A volte ci impiego un anno per realizzare un brano e trovare il giusto arrangiamento. E in questo, rispetto ad altri posso dire di essere “imperfetto”». Maturità del date a Cesare ciò che è di Cremonini, che si è accorto, che ci sentiamo tutti più soli, e che «in questo mondo di eroi Nessuno vuole essere Robin. Canzone che sarà la colonna sonora e visiva del Natale 2019 di Bologna. Dopo L’anno che verrà di Lucio Dalla, il testo di Nessuno vuole essere Robin verrà proiettato (dal 30 novembre) in via D’Azeglio. «La via di Lucio, un genio, il Leonardo della nostra musica. La sua spinta è stata fondamentale per fare questo lavoro. Vedere la mia canzone proiettata nella via di Dalla, e assistere a questo spettacolo da “vivente” – sorride – è un grandissimo onore ». Dalliano è anche il titolo dell’inedita Ciao «una parola troppo bella, io in questo caso preferisco addio».
Addio al Peter Pan di ieri. Cesare è cresciuto, sotto la barba sempre più folta e dentro gli abiti che sembrano quelli di scena di un film di Pupi Avati. «Con Pupi ho fatto Un amore perfetto e mi ha permesso di pareggiare in trasferta, perché al cinema gioco fuori casa, ma ogni tanto il cinema mi cerca ancora». Ciao al Comicoanche se le risate se le fa ancora, con i suoi monicelliani Amici Amici (altro inedito) per i quali è disposto a sacrificare anche una fuga con l’altra metà del cielo, ribadendo, sempre e con amore, che Uomini e donne sono uguali. Da grande Cesare vuole «fare spettacolo», dare ancora più sostanza ai sogni impastati di quella «energia che da ragazzo degli anni ’90 ho trovato nella musica di Lorenzo ( Jovanotti) e ambire a diventare una star, come Vasco Rossi». Dopo vent’anni di semina e di sapienziale MaggeseCremonini raccoglie i frutti: per acclamazione popolare, assieme a Lorenzo e Vasco, è salito sul podio, come terza stella (comoda) del cantar leggero.
Cesare è un musicista a tutto tondo e il diploma di performer laureato lo conseguirà, ne siamo certi, con il prossimo tour: si apre allo stadio Teghil di Lignano il prossimo 21 giugno e chiude all’Autodromo di Imola il 18 luglio. Una tappa finale che è anche un segno di «gratitudine verso la mia terra, Bologna, l’Emilia...». È il grazie di chi «ha lavorato sempre, fin da quando ho cominciato (a 16 anni) con un’ossessione: non essere soltanto un artista, ma poter scrivere una pagina importante della storia della nostra musica pop». La storia di Cesare è «a metà del cammino». Lo salutiamo come si fa con un amico che non vedi quasi mai, ma sai che c’è sempre, come Berselli, che, tra causa e pretesto, aveva previsto tutto ciò: «Cremonini è un costruttore di hit-song di pezzi da cantare e da classifica che si muove come perfetto essere sociale, senza nascondere i manierismi, gestendo le movenze, attento ai modi di dire, forse più preoccupato di nascondere che di mostrare».