venerdì 10 dicembre 2021
Il dossier di Atlas evidenzia come la necessità interiore di una scelta etica si imprime nei rituali di scambio, prima di tutto del proprio tempo di qualità dedicato agli altri
L'accensione dell'albero di natale a Torino in piazza Vittorio Veneto

L'accensione dell'albero di natale a Torino in piazza Vittorio Veneto - Edoardo Sismondi/Fotogramma

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Il Natale, festività universale, riesce a mobilitare un senso religioso fondamentale, coinvolgendo un’ampia maggioranza di persone in tutto il mondo, al di là della fede specifica dell’essere o meno praticanti. Nel dossier Natale di Atlas monitoriamo variazioni e cambiamenti a partire da questo vissuto millenario di base. Come viviamo il Natale può aiutarci a capire dove siamo e dove andiamo, in particolare in questo momento storico così difficile.

Quest’anno gli italiani, intervistati e analizzati con la lente socioculturale e multidimensionale di Atlas, riferiscono di un ritorno alla “normalità” del Natale e della volontà di celebrarlo al di là delle emergenze. Almeno di una parte degli italiani. Se guardiamo ai consumi, rispetto al 2020 diminuisce la quota di chi pensa che non farà del tutto regali di Natale (dal 21,9% al 17,5%). Tuttavia la tendenza è ancora segnata da livelli di spesa contenuti, con il 63,6% che dichiara di voler spendere come l’anno precedente, anno già segnato da una contrazione dei consumi. Siamo dunque ancora lontani dalle abitudini di spesa prepandemiche.

Non mancheranno però forme di generosità: l’11,8% degli italiani regaleranno del denaro o beni materiali a conoscenti in difficoltà, il 9,1% metterà a disposizione tempo e risorse verso i bisognosi, l’8,3% farà donazioni ad associazione laiche e il 7,6% a Istituti religiosi e missioni. A queste percentuali va aggiunto il 12,6% di chi farà elemosina in Chiesa.

Accanto alla sfera materiale, è sicuramente quella immateriale a colpire per la persistenza dei valori e la convinzione di chi li mette in pratica. La necessità interiore di una scelta etica che si imprime nei rituali di scambio, prima di tutto del proprio tempo di qualità, dedicato gli altri.

Il Natale ricopre nell’immaginario collettivo una portata religiosa che si ritrova soprattutto tra i credenti praticanti. Il 96% di chi si definisce tale andrà a Messa, così come il 62,4% di chi si definisce cattolico non praticante. Ma anche credenti e non praticanti o addirittura non credenti testimoniano un forte coinvolgimento e bisogno di testimonianza di un momento fondamentale per la collettività.

A riprova dell’importanza collettiva del Natale emerge la focalizzazione relazionale della Festa. La massima attenzione è alle persone con cui si passerà il Natale. I rituali di condivisione del tempo, quelle ore di qualità, sono come un faro di luce. Al centro i propri cari, non solo le persone più vicine, la famiglia ristretta ma anche quella allargata del sentire. Vedremo più persone, anche se in momenti diversi (lo dichiara il 24,4%).

È un movimento che testimonia un’apertura di cuore all’insegna dell’inclusività che si declina in rapporto alle diverse subculture attive nel nostro Paese. Nella mappa socioculturale Atlas abbiamo proiettato con un’analisi statistica i significati del Natale riportati dalle risposte degli intervistati. Ne emerge una diversificazione che riflette il senso profondo stesso della mappa, a partire dalle polarità fondamentali di orientamento al privato o al sociale e tra apertura al cambiamento e chiusura.

Là dove c’è una cultura più individualista e più orientata alla tradizione il Natale costituisce un motivo identitario. Prevale il rito dello scambiarsi gli auguri e i regali, darsi dei buoni propositi. Il regalo ideale è un ricordo in cui riconoscere la propria storia. La scelta etica è di sostegno agli Istituti religiosi e alle attività missionarie. Là dove invece l’individualismo si declina in termini più aperti al cambiamento il Natale si fa sentire nell’animo come spinta emotiva. Il Natale diventa innanzitutto atmosfera. Il regalo ideale è pensato e personale. La scelta etica si concretizza nel regalare prodotti del Made in Italy.

Passando nella parte più orientata al sociale della mappa e combinata all’apertura, il Natale fa da catalizzatore alle spinte di altruismo e generosità. Il significato principale è infatti quello del senso di comunità e di cura delle relazioni. Il regalo deve poter rispondere al desiderio di chi lo riceve contenendo anche un aspetto educativo. La scelta etica consiste nell’orientarsi verso i prodotti del commercio equo-solidale e i prodotti a impatto zero.

A sudest infine della mappa, dove la tradizione torna a farsi sentire, il significato religioso prevale su tutti gli altri approcci al Natale. Il regalo ideale si veste di sobrietà e utilità, deve rispondere a un bisogno reale. La scelta etica si esprime attraverso la solidarietà per i negozi di vicinato e il sostegno ai produttori locali.

Pur nelle differenze delle tipologie Atlas distribuite sulla mappa, si conferma il primato della festività del Natale. Si attiva, almeno per un giorno e in vista di quel giorno, una spinta unitaria di connessione. È dunque sempre auspicabile valorizzare il Natale per la forza aggregante che sprigiona. Festeggiarlo ci aiuta che a ricomporre il processo di frammentazione in atto nella società.

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