Oltre 900 milioni di visualizzazioni su YouTube: sono i numeri di un successo che ormai si misura in termini social, ancora prima che con un Grammy o il milione di copie vendute dell’album natalizio
That’s Christmas to me. La curiosità del fenomeno dei Pentatonix sta soprattutto nel fatto che sia un gruppo pop “a cappella”, ossia che canta senza accompagnamento di strumenti. I cinque ragazzi statunitensi, età compresa tra i 22 e i 26 anni, il 28 aprile pubblicherano per Sony
Ptx – Italian Edition, disco con una selezione dei successi del quintetto, finora contenuti solo nei loro ep digitali, in esclusiva per l’Italia. Nel nostro paese i Pentatonix hanno già un buon seguito. Il 14 aprile scorso il loro
live milanese, tappa del tour europeo, era tutto esaurito da tempo. I Pentatonix sfoggiano ottima tecnica e arrangiamenti curatissimi (basta ascoltare il medley dei Daft Punk, premiato ai Grammy 2015) potenziati da un background classico. Ma il segreto sta forse anche nella scelta di un repertorio vario e molto contemporaneo, dal r&b al rap alla nuova canzone d’autore di Stromae e Lorde, spesso riletto come una sorta di remix dance, quando invece i gruppi a cappella hanno un approccio più pop e jazz. «Ognuno di noi ama musica diversa – hanno spiegato ad
Avvenire in occasione del passaggio milanese – da Beyoncé e Bjork fino a Rachmaninov. Il solo criterio con cui scegliamo le canzoni è il nostro gusto». Le cover sono preponderanti, come è logico che sia: «Il pubblico le ama in modo particolare, ma stiamo lavorando a un disco di brani originali. Già in
Ptx – Italia Edition ci sono diversi pezzi firmati da noi». Anche la loro storia sembra uscita da un
teen movie. Nel 2011 il cantautore e pianista Scott Hoying, già finalista del talent
Star Search della Cbs, decide di partecipare a
The Sing-Off, talent della Nbc riservato ai gruppi a cappella, insieme ai suoi compagni di Arlington ( Texas) Kirstie Maldonado e Mitch Grassi, con i quali già cantava ai tempi del liceo. Il format però prevede gruppi di cinque componenti così per la “sezione ritmica” recluta tramite amici Avi Kaplan, studente di musica classica e arrangiatore, e poi, grazie a un video su You-Tube in cui combina viololencello e
beatbox (la tecnica che riproduce i suoni della batteria con la bocca), Kevin “K.O.” Olusola, ventiquattrenne di origine nigeriana. I cinque si incontrano il giorno prima dei provini. E vincono lo show. Il mix di raffinatezza e facilità ha portato fortuna in tutto il mondo. Ma che abbiano un seguito italiano non è scontato. Il nostro Paese è una piazza difficile per questo genere. Anche in Italia non mancano casi di momentanee celebrità, il più noto è forse quello dei Neri per caso, che vinsero le Nuove Proposte di Sanremo nel 1995 con
Le ragazze. Ci sono poi passaggi nei talent: il primo
X Factor vedeva ben due gruppi, i Cluster e i Sei ottavi, mentre nell’edizione 2014 gli Spritz for five. Anche al di là di casi come Manhattan Transfer, Swingle Singers e un ensemble anfibio come i King’s Singers (senza dimenticare Bobby McFerrin, vero e proprio one man band “a cappella”), il cui successo mondiale dura da decenni, nell’area anglosassone la “a cappella contemporary music” è un vero e proprio mondo di gruppi, professionisti e amatoriali, oltre a una pletora di generi, dal quieto
barbershop al sincopato
doowop. La sua fortuna si radica da una parte nella quasi secolare tradizione dei gruppi vocali jazz e nella musica popolare, dall’altra nella presenza della pratica corale a ogni livello scolastico. Ed è proprio da questo ambito che è partito un grande rinnovamento. Gli stessi Pentantonix sono il prodotto più noto a livello internazionale di un vero e proprio fenomeno diffuso in college e università, esploso all’inizio degli anni ’90 quando l’ingresso della tecnica del
beatbox, importato dall’hip
hop, ha rinnovato stili e generi, con le voci impegnate a imitare le sonorità del rock e dell’elettronica. Da gruppi universitari a cappella è uscito John Legend mentre l’attrice Mira Sorvino è stata tra le fondatrici dei Veritones, gruppo a cappella di Harvard. Sono nati premi e concorsi, su tutti l’International
Championship of Collegiate A Cappella (Icca) che dal 1996 attira ogni anno centinaia di gruppi da tutta l’America. E se lo stesso talent
The Sing-Off nasce sull’onda successo studentesco, ambientati nelle gare tra gruppi collegiali a cappella sono anche un film,
Pitch Perfect del 2012 (nel seguito saranno proprio i Pentatonix a interpretare i rivali) e un musical off Broadway,
Perfect Harmony. Anche una puntata della prima serie di
Glee ruotava attorno a un gruppo a cappella. Dagli Usa la passione ha varcato l’oceano ed è sbarcata nel Regno Unito, dove negli ultimi anni nelle università molti studenti, in cerca di un’alternativa alla (gloriosa) tradizione dei
collegiate choirs, hanno formato numerosi gruppi. Dal 2009 si confrontano in
The Voice Festival Uk.