venerdì 12 luglio 2024
Stasera riparte il fortunato tour “Panariello vs Masini Lo strano incontro”, due ore di canzoni e gag esilaranti in cui i due artisti amici si scambiano spesso di ruolo
Marco Masini e Giorgio Panariello sul palco

Marco Masini e Giorgio Panariello sul palco - Luca Brunetti

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Da un anno a questa parte la strana coppia, il cantautore e il cantastorie, Marco Masini e Giorgio Panariello, non fanno che salire e scendere da un palco all’altro. Un tour, Panariello vs Masini. Lo strano incontro che ovunque fa registrare il soldout di risate e biglietti strappati. Alla fine si esce dallo spettacolo con l’unanime considerazione a voce alta: questo incontro poi così strano non è. A cominciare dalla radice comune, fiorentina, e dal mese di nascita, settembre: Masini il 18 di 60 anni fa, Panariello il 30 del ‘60. Dopo due ore di show (stasera la data zero del Ritorno a Capannori, poi date fino al 7 settembre con chiusura a Langhirano) si ha la sensazione di trovarsi di fronte a quella magica fusione di affinità elettive in cui, replica dopo replica, l’uno scopre nell’altro artista sempre qualcosa di nuovo. E anche fuori scena lo spettacolo continua in una cascata di battute e gag che purtroppo solo per ragioni di spazio non possiamo riportare. Botta e risposta nel match esilarante Panariello vs Masini che costringe lo scrivente a fermarsi di continuo per beneficiare della sana risata suscitata dal cantautore e dal cantastorie.

Il vostro, sul palco e fuori, ormai è un costante gioco delle parti e i ruoli spesso si confondono.

MASINI: «Infatti il comico sono io, Giorgio prova a fare il cantante».

PANARIELLO: «Vero – sorride – io canto e poi faccio qualche battuta, ma giusto per vedere se fa ridere. La forza dello spettacolo è proprio questo mischiare continuamente le carte e il divertimento è cominciato già in fase di scrittura».

Ma il Masini “comico” lo scopriamo solo adesso.

PANARIELLO: « Io invece me lo immaginavo, Marco, oltre a saper cantare e con quella voce può farlo anche con le ricette di cucina, sapevo che come tutti i toscani possiede la vena comica e la sua andava solo messa in risalto e svelata al pubblico».

E Masini che cosa sapeva del comico Panariello?

MASINI: « Da voci provenienti dai bassifondi, e informazioni di amici comuni come Carlo Conti e Leonardo Pieraccioni, mi dicevano che Giorgio è un tipo preciso e molto concentrato sul lavoro. Confermo. La cosa che mi ha sorpreso piacevolmente in questo tour è la sua capacità di adattarsi ai sistemi tecnici e ai tempi del cantante. E poi come tutti i grandi comici è in grado di far ridere in maniera travolgente per poi cambiare rapidamente registro con interpretazioni di grande spessore emotivo, come quando recita la lettera Caro babbo» .

Quello è un momento di alta teatralità in cui il pubblico si commuove e a noi fa sorgere la domanda: ma il cinema non avrebbe un ruolo drammatico da affidare a Panariello?

PANARIELLO: «Quello è un testo che unisce il vuoto che abbiamo provato entrambi, Marco che ha avuto un babbo che gli ha dovuto fare da padre e da madre e io che mi rivolgo a un genitore che non ho mai conosciuto. Qualche ruolo drammatico l’ho fatto già, ma in film che non hanno avuto successo e chi fa questo mestiere sa che se il comico cambia genere e lo fa in un film che funziona, allora gli si apre un’autostrada, altrimenti ne deve girare altri 64 per convincere i registi a puntare su di lui. Quale regista vorrei che mi chiamasse? Ma diversi: Veronesi, Sorrentino, Virzì… Però il problema spesso non sono i registi, ai quali piacerebbe pure trasformare il comico in un attore impegnato o drammatico, il vero scoglio è il produttore che li convince dicendogli: “Ma no, lasciatelo perdere quello dopo fa ridere”. E in effetti quando la gente mi incontra per la strada la prima cosa che fa prima si mette a ridere e poi mi saluta».

Estate dei Mondiali di calcio 1990, mentre l’Italia cantava allegramente sulle note di Notti magiche, Masini faceva tristemente riflettere con la sua hit, Disperato.

PANARIELLO: «Scusate se mi intrometto, ma dopo le notti da incubo dell’ultimo Europeo, Disperato sarebbe stata la canzone giusta per la Nazionale. Scusa Luciano (Spalletti), non è colpa tua e sicuramente tanti azzurri erano fuori condizione, però si è fatta una figuraccia…».

MASINI: « Parli da vero ct Giorgio, bravo – sorride divertito – . Concordo sull’analisi tecnica, se in più ci mettiamo che la Nazionale, tranne forse il portiere (Donnarumma), al momento non dispone di fuoriclasse e che i pochi giovani li bruciamo invece di valorizzarli, ecco che il quadro perdente e al ribasso è completo. Tornando a Disperato io credo di aver solo fotografato una generazione, purtroppo sconfitta e “bucata” quale è stata quella degli anni ’80.

Quasi contemporaneamente, nel 1991, esplode il fenomeno Panariello che debutta su Rai2 in Stasera mi butto.

PANARIELLO « Lì ero un concorrente, il lancio vero me lo fece fare Carlo Conti che mi aveva visto esibirmi nelle balere e i locali della Versilia, dove lavoravo come cameriere, e intuisce che in me c’è qualcosa di più dell’imitatore. Tant’è che quando mi chiama nel suo program- ma Vernice fresca Carlo mi fa: “Giorgio, però mi raccomando, basta imitazioni, porta i tuoi personaggi”. Io quei personaggi (dal bagnino Mario al cubista di “si vede il marsupio?”) li tenevo in un cassetto: lo apro e li tiro fuori uno dopo l’altro. E da lì è partita tutta lamia storia».

Intanto Masini tirava fuori la Malinconoia e altri successi come T’innamorarerai. Ma poi scatta quell’assurda “diceria degli untori” nei suoi confronti , da cui di fatto si è liberato nel 2004 quando con L’uomo volante vince il Festival di Sanremo.

MASINI: « Molti interpretavano le mie canzoni come degli inni al pessimismo, ma le cose si capiscono sempre dopo e poi si arriva anche a rivalutarne la reale portata d’attualità. Avevo 25 anni e sono stato il portavoce di quella generazione fragile degli anni ‘80, poi da L’uomo volante in avanti ho espresso ciò che sono diventato, passando anche attraverso quelle trappole “bulliste” in cui purtroppo è finita Mia Martini, ma io no. Quello di puntare il dito contro qualcuno per distruggerlo e idolatrare falsi dei è semplicemente una moda e la moda sì sa, cambia in fretta. Io avuto la pazienza di aspettare che i 40enni che mi puntavano il dito contro oggi sono quei 70enni il cui giudizio è diventato ininfluente».

L’anno in cui Masini trionfava a Sanremo, Panariello era il signore del sabato sera di Rai1 con Torno sabato. Un successo che poi gli valse la conduzione del Festival del 2006.

PANARIELLO: «Quella edizione è stata una cosa molto strana, nessuno voleva condurre il Festival e io li avevo avvertiti che non ero pronto. Con il direttore artistico, Gianmarco Mazzi, non sapevamo che ci sarebbe stato l’embargo delle case discografiche e dei media. Così, con pochi artisti liberi abbiamo fatto un cast rimediato, senza attaccanti né fantasisti, eppure un paio di cose significative sono riuscito a piazzarle. Tipo, non mettere più i fiori finti sul palco dell’Ariston, tant’è che Pieraccioni venne sul palco e portò in dono una pianta di basilico. Poi posi fine all’accanimento per l’ospite internazionale, dimostrando, con la presenza di Virna Lisi, Carlo Verdone e Giancarlo Giannini che cantava la sigla ( Vecchio frac cantata per le vie di Sanremo), che il nostro cinema aveva delle star molto più adatte per quel tipo di spettacolo. E poi calai l’asso: il premio Oscar Dante Ferretti che realizzò una scenografia così sofisticata che è diventata la copertina del catalogo delle scenografie storiche di Sanremo».

Facciamo un passo indietro di un decennio, nel 1994 Panariello con Conti e Pieraccioni portavano in scena lo spettacolo Fratelli d’Italia. Cos’era preveggenza comica?

PANARIELLO: «Sì lo ammetto, siamo stati profetici, ma senza mai diventare la bandiera di nessuno. Mai cercata la satira politica, al massimo quella di costume per ironizzare sui soldi buttati in terra dal Briatore col pareo o i commenti dell’uomo al bar sulla moglie che ambisce alle luci estetiche della D’Urso e invece gli ricorda che “il buio gli dona”. Ricordo sempre quel periodo con un po’ di nostalgia, perché nel pieno rispetto del disimpegno totale, io Carlo e Leonardo andavamo in scena con delle cose improvvisate sul momento che poi diventavano subito il nuovo testo dello spettacolo ».

Masini gareggerà al prossimo Sanremo di Carlo Conti o ha timore a confrontarsi con l’onda anomala dei rapper che cantano con l’autotune? A proposito il suo autotune da 60mila euro poi l’ha comprato come le rinfaccia Panariello nello spettacolo?

MASINI: «Sì, mi hanno fatto lo sconto e sono andato in Indonesia dove li produce una società a delinquere affiliata alla Nasa - ride -. Non andrò a Sanremo perché sto finendo il disco nuovo che spero uscirà questo inverno».

PANARIELLO: «Oh Marco, questo disco pare che abbia gli stessi tempi di lavorazione di Thriller di Michael Jackson. Il mio canino Pie, sì come torta, sapete cosa ne pensa del nuovo disco di Masini? (si sente il cane ringhiare inseguito dall’altro cagnolino, Poki) - risate -».

Ma non avete risposto alla domanda sull’invasione dei rapper...

MASINI: « In ogni epoca la vecchia generazione fa fatica a capire le novità, è stato così per tanti gruppi degli anni ‘70 che poi hanno fatto la storia del pop e del rock. Per dire, quando io pubblicai Ci vorrebbe il mare mio zio di 89 anni mi disse: “Marco, ma questa non sarà mica musica?”. Per fortuna che è morto prima che uscisse Vaffanculo… La musica attuale ha dato alla luce cose bellissime, c’è stato un rinnovamento importante grazie a un uso illimitato dell’elettronica. Il mercato ovviamente premia quei giovani che, a differenza dei cantanti 5060enni, sanno piazzare la loro hit in 10 playlist di altrettante piattaforme. Questo conferma che oggi, grazie alla Rete, è forse più facile arrivare ma è anche sempre più difficile saper mantenere il successo. E in questo la mia generazione ha ancora qualcosa da insegnare».

PANARIELLO: « Io da comico non posso non cavalcare il boom dei rapper, ma da amante della musica sono spiazzato: vengo dal mondo classico dei cantautori, Zero, De Gregori, lo stesso Masini e poi le grandi band, Rem, Pink Floyd… Oggi c’è un appiattimento della scena musicale e mi perdonerete se vi dico che il bel canto si è andato a far benedire».

Nel vostro spettacolo a un certo punto appare Francesco Nuti, un comico omaggiato come cantante con la sua Sarà per te, brano con cui si presentò in gara a Sanremo, nel 1988.

MASINI: « Sarà per te è stata un’intuizione di Giorgio. Eravamo seduti a un tavolo di un bar a Capri che sorseggiavamo un aperitivo quando alla radio sentimmo questo pezzo. Giorgio mi fa: “Che bella, tu la faresti benissimo”. E così è stato, ma l’emozione più grande fu cantarla, con Giorgio, Carlo e Leonardo, al Palasport di Firenze davanti a 11mila persone con Francesco Nuti in prima fila che commosso quella sera festeggiava assieme a noi il suo compleanno. Un grande Francesco...».

Masini, nel 2021 ha vinto anche Lo zecchino d’oro come coautore della canzone Superbabbo. Quanta voglia di paterntità c’è in voi?

MASINI: « A 60 anni più che un buon babbo potrei essere un ottimo nonno. I bambini mi piacciono molto e più che gli stage musicali che mi hanno offerto avrei tanto voluto allenare i ragazzini del Circolino dell’Impruneta che sta qui sotto casa mia. Ma serve il patentino Uefa e l’obbligo di frequenza alle lezioni a Coverciano mi ha fatto rinunciare».

PANARIELLO: « Ed è stata la loro fortuna, visto che sono sempre primi in classifica... - sorride - . Io invece sarei stato un padre perfetto, ma per una serie di circostanze che non ho capito non è andata così. In compenso con Marco abbiamo fatto tante cose buone per i bambini dell’ospedale Meyer di Firenze e partecipato a diversi progetti solidali. Ma come diceva un altro grande fiorentino, Gino Bartali, il bene si fa, ma non si dice».

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