Quando, nel 1989, uscì il suo secondo film su Francesco d’Assisi, quello interpretato da Mickey Rourke, Giovanni Paolo II le chiese di vedere la pellicola in privato invitandola in Vaticano. Il Papa, seduto accanto a lei, durante la proiezione la abbracciò più volte, commosso di fronte alle immagini che mostravano il santo nella sua cruda umanità, fuori dagli stereotipi della leggenda. L’episodio è stato rivelato solo di recente da Liliana Cavani, la regista che sembra aver fatto del «poverello» una specie di fil-rouge della sua vita di donna e di artista. Oggi, a 80 anni appena compiuti, la regista emiliana sta infatti scrivendo la sceneggiatura del suo terzo film sul santo, prodotto da «Ciao ragazzi» e Rai Fiction (concepito per la tv ma che forse sarà distribuito anche nelle sale) le cui riprese, da lei dirette, dovrebbero concludersi entro la fine del 2013.
Perché questo "Francesco 3", a distanza di 47 anni dall’opera che segnò il suo esordio alla regia di lungometraggi e dopo il film dell’89 che tanto successo ottenne tra il pubblico e la critica?Perché san Francesco è modernissimo. Di un’attualità sconcertante. Era un uomo saggio e sapiente. Applicò nella vita e nella comunità di cui era riferimento i principi di libertà, fraternità e uguaglianza (anche fra uomo e donna) senza mai usare la violenza, in un contesto dominato sempre dall’amore. In un momento di crisi come quello che viviamo, in cui si va alla ricerca di un nuovo modello di Welfare, credo che la forza sociale del pensiero di Francesco possa rappresentare una risposta, anche per l’economia. Di questo c’è bisogno oggi.
E l’aspetto religioso? Non c’è il rischio, così, di una riduzione della sua figura a un livello puramente socio-politico?Francesco non era un capopopolo. La sua fu una vera rivoluzione perché nasceva dentro di sé, era un fatto individuale. Ma lui si rigenerava nel contatto con Dio rendendone poi testimonianza agli altri. E anche il francescanesimo fa della testimonianza l’unica "propaganda", senza il desiderio di convertire per forza gli interlocutori.
Ma quale sarà la chiave di lettura del suo nuovo lavoro? Non sarà mica un "remake"?Macché remake. Vede, le ricerche sul francescanesimo non finiscono mai e negli ultimi trent’anni sono state pubblicate altre fonti che andrebbero fatte venire alla luce. Ci sono un paio di aspetti, in particolare, che mi interessa sviluppare nel nuovo film: capire cos’è la religione rispetto al pensiero contemporaneo e il concetto di pace. Francesco è stato il primo, dopo Gesù Cristo, a dire "La pace sia con voi"... Ma che significa? C’è l’incontro con il Sultano d’Egitto che merita un approfondimento. Francesco (uno che andava sempre "oltre"), aveva ottenuto da lui un dialogo in nome della pace, senza pretendere nulla in più...
E chi ha scelto per il ruolo principale?Non ci ho ancora pensato. E in effetti è un problemone. Ci vuole fiuto nell’azzeccare l’attore giusto sa? Ma anche un pizzico di fortuna...
I precedenti però lasciano ben sperare...Sì. Lou Castel, il mio primo san Francesco, mi capitò durante i provini. Lo "riconobbi" subito. Mi bastarono poche domande per capire che avevo trovato quello giusto. Feci interrompere immediatamente le audizioni suscitando anche le perplessità di Angelo Guglielmi, l’allora direttore del secondo canale Rai, che però in seguito, visti i risultati, si ricredette. Il copione di <+corsivo>Francesco<+tondo>, invece l’ho scritto proprio pensando a Rourke.
Signora Cavani, da cosa nasce il suo amore per questo santo a cui ha dedicato tanti anni della sua carriera di cineasta?Mio padre era un socialista anarchico e io non ho avuto un’educazione cattolica. Ma c’è stata sempre nella mia famiglia un’apertura totale alla conoscenza, una curiosità verso le cose del mondo. Da giovane lessi la
Vita di san Francesco di Paul Sabatier e ne rimasi folgorata: è stato, diciamo, il mio "romanzo di formazione". Prima conoscevo solo il <+corsivo>Cantico<+tondo> per averlo studiato al Liceo. Trovai Francesco più moderno della realtà che avevo intorno. E fu proprio il libro di Sabatier a ispirarmi il primo film, girato nel 1965.
La Rai, in quasi mezzo secolo, non ha mai riproposto il suo «Francesco d’Assisi» in tv. Perché?Sinceramente non lo so. Il film, allora, ottenne il benestare del Centro Cattolico Cinematografico diretto da monsignor Francesco Angelicchio e passò (non senza un’iniziale preoccupazione) il severo giudizio dello storico direttore Rai, il cattolico Ettore Bernabei. Adesso però, finalmente, esce il Dvd del film nella versione restaurata, che oltre a consentire alle giovani generazioni di vederlo, salva il film dall’inevitabile, definitivo deterioramento della pellicola.