Uno scorcio della storica libreria Prampolini di Catania, fondata nel 1894
Quando chiude una libreria è come se in un pezzo di città o in un paese si spegnesse la luce. Schiacciate dalla grande distribuzione, dalla concorrenza internettiana, dai cambiamenti dei costumi e dei mercati le librerie chiudono. E tante luci si spengono. Dal Nord al Sud. Una settimana fa è toccato, dopo diciannove anni di attività, alla libreria Broadway, al centro di Palermo, un riferimento per gli appassionati di spettacolo: «Abbiamo cercato di resistere – hanno annunciato le proprietarie, le sorelle Simona e Roberta Onorato che avevano iniziato questa avventura nel 2000 –, ma «ha vinto Amazon». Perché andare in una libreria se possiamo avere un volume al 15% di sconto e direttamente a casa? Così le luci lentamente si spengono. Ma cosa resterà delle nostre città quando si spegneranno tutte le luci delle librerie, delle botteghe artigiane, delle edicole, dei piccoli negozi di quartiere? Vivremo online davanti al computer ad aspettare un fattorino che ci consegni un pacco con tutti i nostri “desideri”? Così, al contrario, e per fortuna, ci sono luci che resistono. Che non solo non si spengono, ma rafforzano la loro intensità, “conquistano” pezzi di città, costruiscono legami reali, autentici. È quello che sta avvenendo a Catania, nella città sempre a un passo dal default, che ha rischiato più volte di restare, non solo metaforicamente, al buio: ai piedi dell’Etna ci sono altre due vulcaniche sorelle, Maria Carmela e Angelica Sciacca, 35 e 30 anni, che, consapevoli delle potenzialità della tecnologia, dei social e del magico mondo del web, continuano a scommettere sui libri e sulla capacità attrattiva delle librerie.
Otto anni fa, dopo gli studi (e per Maria Carmela una esperienza di sette anni in Spagna), quel bivio che per tanti siciliani è il preludio all’emigrazione: e ora, cosa si fa? Loro hanno risposto rilevando una minuscola libreria, la “Vicolo stretto”, di appena 23 mq, come la più piccola casella del Monopoli, in via santa Filomena, una traversa di via Umberto I. La “Vicolo stretto” non solo non ha chiuso, ma è cresciuta nel tempo affermandosi come un punto d’interesse per una fetta di città. E ora è davvero “stretta”. Ecco allora la grande sfida: salvare e rilanciare l’antica libreria antiquaria Prampolini, di via Vittorio Emanuele II, a pochi passi dal Duomo e dal Palazzo degli Elefanti, fondata 125 anni fa, nel 1894 da Giuseppe Prampolini, maggiore dei bersaglieri, con la prima denominazione di “Legatoria Tirelli” (dal cognome della prima moglie). Un pezzo di storia, il grande salotto culturale da cui sono passati Giovanni Verga, Luigi Capuana, Federico De Roberto, fino a Vitaliano Brancati ed Ercole Patti, con sale ricche di fascino, una monumentale biblioteca e una ricca emeroteca. Dopo la morte di Romeo Prampolini (figlio del fondatore che aveva creato anche la pregevole casa editrice) nel 1974, la libreria rimase chiusa per una ventina d’anni. A riprenderne la conduzione, con alterne fortune, fu il suo allievo ed editore Angelo Santo Boemi, fino al 2005. Poi si sono succedute varie gestioni fino a qualche mese fa, quando la Prampolini si è trovata nuovamente a un passo dalla chiusura definitiva. «Quando ci hanno proposto questa avventura – ricorda Maria Carmela che con la sorella Angelica ha ricevuto nei giorni scorsi il premio “Promotori della lettura” al festival delle narrazioni e del libro, NaxosLegge –, mia sorella e io abbiamo pensato molto. Venivamo da una esperienza entusiasmante con la nostra piccola libreria, cresciuta umanamente e come impresa, perché non dimentichiamo mai che le librerie sono innanzitutto delle aziende. Valutavamo da tempo di investire ancora, cercavamo degli spazi più grandi. Ma la Prampolini sembrava davvero troppo. Un luogo affascinante che, quando andavo all’università, guardavo come un porto sicuro per la cultura in città. La sfida era ambiziosa. La responsabilità enorme. Alla fine ci siamo buttate. Pazze? Non lo so. Vedremo. Oggi la riapriamo con una formula che cercherà di mantenere la storia, il patrimonio che custodisce, anche se gran parte dei volumi sono andati all’asta e non sono più qui, ma facendone un luogo moderno e funzionale. Andando in giro per l’Europa ho visto librerie meravigliose – continua Maria Carmela –. Ho sempre pensato: perché a Catania non è possibile avere posti così? Ecco, il nostro sogno è fare della storica libreria Prampolini una libreria europea. Un luogo dove si incontrano culture. Dove, come cento anni fa, gli intellettuali si parlano, scrivono, i lettori entrano in sintonia, si incontrano. O semplicemente si fermano. Un luogo di sosta».
Da oggi, alle 18,30, si potrà cominciare a "sostare" alla Prampolini, con l’inaugurazione del nuovo corso e degli spazi rinnovati. Un momento atteso, pensato come una “festa” dei librai, con la partecipazione dei titolari di alcune belle realtà italiane, a fare rete, a generare legami: la libreria Marco Polo di Venezia, Le notti bianche di Vigevano, La scatola lilla di Milano, la Nina di Pietrasanta, la Ubik di Foggia, il Teatro Tlon di Roma, la Controvento di Telese Terme, la W. Meister & Co di San Daniele del Friuli. Accanto a scaffali di novità letterarie e della saggistica, cataloghi d’arte e di fotografia, vetrine dedicate all’editoria siciliana, sarà possibile “perdersi” fra le preziose opere edite da Prampolini, come la storia in cinque volumi della Storia dei musulmani di Sicilia dello storico, politico e patriota risorgimentale Michele Amari o le Poesie di Domenico Tempio, le Penne del novecento con i saggi critici di Gino Raya o le Cinquanta lettere d’amore alla signorina Dolly Ferretti del poeta futurista Antonio Bruno, senza contare le edizioni degli anni Trenta, in lingua, dei classici della letteratura inglese, francese e tedesca. Un legame dichiarato con le origini e la storia, considerato che le due sorelle hanno deciso di chiamare la libreria – riprendendo la prima dicitura – “Legatoria Prampolini”. «Vogliamo creare legami attorno ai libri, legare la città, le persone. Una “smorfiatura” del verbo legare, in tutte le sue declinazioni». Potere dei libri, che hanno trovato a Catania due vere paladine pronte a difenderli. «Proviamo a usare la forza e la perseveranza delle “guerriere”, ma soprattutto il piacere di una passione – aggiunge Angelica Sciacca, che anche nel nome ricorda la paladina dell’opera dei pupi –. Per noi la libreria è una bottega dove c’è fermento, non una semplice rivendita. È un luogo che cambia, si evolve in base al mercato, ai clienti, alla zona. La “Vicolo stretto” non è la stessa libreria di quando abbiamo aperto: è cresciuta ascoltando i lettori e il quartiere. Cerchiamo di fare quasi un lavoro psicologico. D’altra parte un lettore che entra e chiede un consiglio è come un esercizio di psicologia. E se sbagli libro, lo hai perso». Fra l’intimità del “Vicolo stretto” e la “solennità” della Prampolini, ci sono due “guerriere” che credono nei libri e nella cultura. E che al tempo dei social e del digitale, sanno come creare legami veri. Scrivere pagine di carta che parlano al futuro. Mantenere la luce accesa. Nel momento che sembra più buio.