Il canoista azzurro Giovanni De Gennaro, 30 anni
Da giovane promessa, capace di qualificarsi ai Giochi di Rio battendo nella selezione nazionale il campione in carica Daniele Molmenti, a veterano della canoa slalom tricolore. In sei anni, rapida dopo rapida, Giovanni De Gennaro ha scalato le gerarchie della pagaia azzurra, fino a diventare il punto di riferimento della pattuglia italiana che da oggi (giovedì 26 maggio) fino a domenica affronterà le paline sull’acqua mossa di Liptovský Mikuláš per acciuffare le medaglie continentali. All’alba dei 30 anni – li compirà a luglio alla vigilia dell’impegno mondiale sul canale teutonico di Augusta – a De Gennaro manca la ciliegina sulla torta per poter completare la propria carriera. Ha conquistato medaglie internazionali nelle categorie giovanili, è salito sul gradino più alto del podio in coppa del mondo, si è messo al collo medaglie iridate e continentali a squadre, ma finora gli è mancato l’acuto individuale. Ai Giochi sia di Rio, sia di Tokyo, era stato il più bravo in qualificazione, poi in Brasile si perse in finale, mentre in Giappone indigesta fu la semifinale. “Quanto capitatomi la scorsa estate è difficile da dimenticare, a volte continuo a pensare all’occasione che ho buttato al vento e fatico a trovare un senso alla mia controprestazione. Quella grande delusione mi ha però lasciato una immensa motivazione”.
L’obiettivo è già rivolto a Parigi 2024, d’altronde mancano poco più di due anni alla prossima rassegna a cinque cerchi. “Questo 2022 sarà interlocutorio, di sicuro è una stagione da sfruttare per fare esperimenti in vista del 2023 in cui occorrerà giocarsi la qualificazione olimpica”. Il bresciano, cresciuto a Roncadelle e avvicinatosi alla pagaia sul fiume Chiese, dovrà vedersela contro rivali interni più giovani di lui: “Quando ho esordito in Nazionale maggiore, ormai dieci anni fa, venivo trattato come un canoista che doveva ancora maturare, non c’erano su di me aspettative di risultati. Adesso è completamente diverso. I giovani vengono subito testati nelle grandi competizioni e da loro ci si aspetta la prestazione”. In un decennio cambiano gli interpreti e si evolve anche la disciplina: “Oggi la canoa slalom è molto più tecnica, i percorsi sono complicati e il gap tra i migliori e i peggiori si è ampliato. Diverse sono anche le barche, ora più corte (tre metri e mezzo contro i quattro del passato), maneggevoli e adatte ai tracciati”. I luoghi di gara invece sono sempre gli stessi, tanto che De Gennaro li conosce tutti a memoria. “L’unica novità dell’ultimo biennio è stata la scoperta del canale artificiale all’Isola della Reunion, il quale ci ha consentito di svernare in una località più vicina rispetto all’Australia. L’inverno scorso siamo stati nel territorio d’oltre mare francese per un mese e mezzo e ci siamo trovati davvero bene”. Sei settimane rappresentano la trasferta classica per De Gennaro, che lasciato casa a metà mese la ritroverà solo a inizio luglio.
“Siamo arrivati in Slovacchia, dopo 14 ore di furgone, con otto giorni di anticipo sull’inizio dell’Europeo. Smaltita la rassegna continentale passeremo una settimana di raduno in Germania, dove faremo una prova di Coppa Europa, quindi ci caleremo nella prima parte della Coppa del mondo, che a giugno proporrà le tappe di Praga, Cracovia e Lubiana”. Il giro dell’Europa dell’Est in 50 giorni, prima di rincasare e riabbracciare il canale dell’infanzia. “Quest’anno, considerando che a Ivrea non ci saranno competizioni Seniores, ma solo i Mondiali Juniores e Under 23, ho deciso di allenarmi nella bresciana Valsabbia e nella vicentina Valstagna”. Il carabiniere è molto preoccupato per la situazione dei fiumi: “In vent’anni da canoista non ho mai visto una siccità come l’attuale. A casa mia il fiume Mella non è più navigabile, mentre il Chiese è a un livello anormale per la primavera”. Gli atleti si preoccupano per il futuro, ma la Federazione internazionale più che all’ambiente pensa ai nuovi format di gara, come lo slalom estremo, che a Parigi 2024 assegnerà titoli olimpici.
“Per ora c’è un po’ di resistenza negli slalomisti più forti a destreggiarsi in questo format. In stagione lo farò solo agli Europei e al Mondiale, perché lo ritengo pericoloso e con l’esito soggetto al caso. È infatti una specialità di contatto in cui riesci a superare solo se sposti l’avversario. Con le regole attuali è più un gioco a ostacolarsi che a fare la prestazione”. L’auspicio è che da qui ai Giochi le regole della nuova disciplina vengano cambiate. Intanto domenica sui monti Tatra si assegneranno le medaglie europee anche nell’Extreme. “Dopo la qualificazione individuale, si crea un tabellone. In ogni manche si gareggia in quatto e i primi due accedono al turno successivo. La discesa dura un minuto, con due sole risalite e un eskimo (ossia il ribaltamento) obbligatorio. L’aspetto più divertente è la partenza dalla rampa, con i quattro canoisti in linea che si buttano verso il basso”. Idea buona, ma occorre limare i dettagli.