La cerimonia conclusiva del Festival di Cannes. Al centro il regista sudcoreano Bong Joon-ho vincitore della Palma d'oro con "Parasite" (Ansa)
La Palma d’oro della 72esima edizione del Festival di Cannes vola meritatamente in Corea e va al regista Bong Joon-ho che con Parasite firma senza alcun dubbio uno dei film più folgoranti della manifestazione guardando a maestri del thriller sociale del calibro di Chabrol. La storia è infatti quella di due famiglie, una ricca e una povera, destinate a una sanguinosa resa dei conti.
Una decisione unanime, sottolinea il presidente di giuria Alejandro González Iñárritu, raggiunta con grande democrazia e rispetto reciproco perché quest’anno è stato particolarmente difficile scegliere i vincitori tra le tante ottime opere presentate in gara.
Il Grand Prix passa invece dalle mani di Sylvester Stallone a quelle della franco-senegalese Mati Diop (la prima regista di origine africana a gareggiare per la Palma d’oro) per Atlantique che tra realismo e fantastico, politica e fantasmi, guarda verso il mare e coloro che cercano di attraversarlo per raggiungere l’Europa e un futuro più umano.
Il miglior attore è Antonio Banderas per Dolor y gloria di Pedro Almodovar, che neppur questa volta purtroppo è riuscito a mettere le mani sulla Palma d’Oro. «Ma il regista che interpreto nel film – dice l’attore - è Pedro Almodovar, che ho incontrato 40 anni fa, che rispetto e ammiro. È stato il mio mentore, abbiamo fatto insieme molti sacrifici attraversando tanto dolore, ma stasera è il tempo della gloria. E il meglio deve ancora arrivare!».
Il premio della giuria consegnato dall’americano Michael Moore, che riflette sul valore e la responsabilità dell’arte nei tempi bui, va a pari merito a Les miserables del francese Ladj Ly ambientato nelle turbolente banlieu parigine e Bacurao di Juliano Dornelles e Kleber Mendonça Filho, che si svolge invece in un remoto villaggio del Brasile escluso anche dalle carte geografiche.
Entrambi riflettono con stili ed esiti diversi sui conflitti sociali e le condizioni di disagio e povertà nelle quali vivono gli strati sociali più poveri, abbandonati dalle istituzioni. Se Ly dedica il film a tutti i miserabili di Francia, Dornelles e Mendonça Filho ricordano i lavoratori del proprio paese e l’importanza della cultura.