venerdì 9 agosto 2024
Kacyo, il ct dell'azzurra in gara Sandrini: «Alle Olimpiadi parliamo di sfida, ma in realtà è un dialogo stilistico»
Antilai Sandrini con il ct Kacyo

Antilai Sandrini con il ct Kacyo - Avvenire

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L’ultimo gioco: guardare l’elenco delle discipline dei Giochi olimpici di Parigi 2024 e trovare l’intruso. Il 99% dei partecipanti al gioco non ha dubbi: il breaking. « Ma si sbaglia di grosso. Noi qui alle Olimpiadi portiamo l’arte, oltre al nostro sport che è un mix riuscito di ginnastica e arti marziali abbinate alla musica». Parola di Giuseppe “Kacyo” Di Mauro, il vulcanico ct palermitano della Nazionale di breaking che, oggi al Concorde Park, debutta con la sua prima e unica atleta, la 27enne di Pordenone Antilai Sandrini. Break dance è sinonimo di danza e musica metropolitana; break dance evoca New York, i graffitari, il Bronx, le gang afroamericane e portoricane che si scatenarono in questo ballo da capogiro, danzato sulle note delle colonne sonore dei pionieri del rap e dell’hip pop. Sonorità che come scenografia aprirono alla street art, e il resto, è storia dei nostri giorni che, tra l’innegabile stupore generale, sono diventati olimpici. Una trovata del Cio, che nel tentativo di attirare i millennials ha ammesso quelle discipline di strada come lo skateboard e il breaking: « A Parigi 2024 dobbiamo portare le Olimpiadi fuori dagli stadi, raggiungere un pubblico nuovo e collegare sport e cultura». La breaking è uno sport al passo con i tempi social, come insegna “BGirl Anti” il nickname di Antilai. Una dei cinque figli di casa Sandrini, con la mamma prof di Scienze motorie che meriterebbe già l’oro per la scelta originale dei nomi fiabeschi, i fratelli dell’azzurra si chiamano Arlette, Akim, Anika e Amina. “Anti”, così la chiamano tutti, ha un passato da ginnasta e poi nel cheerleading; ora è la leader di quello che definisce «un gruppo di sognatori » e ai Giochi come ad ogni evento internazionale il suo inno di battaglia è uno soltanto: «Chi balla è felice!». Filosofia maturata con un coach americano e poi seguendo gli insegnamenti di un danzatore di break dance di lungo corso come ct Kacyo, il quarantenne che ha iniziato a 14 anni nella sua Palermo: « In piazzale Ungheria io e i miei amici facevamo la break davanti al Teatro Politeama». Da atleta-artista è stato due volte campione al Battle of the Year e tre volte vincitore del Red Bull Bc One Italy. Dieci anni fa ha fondato l’accademia BStudent: una community di breaking, arte e musica che ora ha sede a Padova. « All’accademia lavoro tutta la settimana con un centinaio di ragazzi che arrivano da tutta Italia ». Più o meno il 10% dei mille che praticano breaking da tesserati. Kacyo poi alterna l’attività di direttore artistico della Red Bull organizzatrice del campionato italiano a quella di ct azzurro. « Non me lo sarei mai aspettato di guidare un nostro danzatore alle Olimpiadi. Mi dispiace che gli altri atleti della danza sportiva (una federazione con 52 discipline e 100mila tesserati) se la siano presa a male che noi siamo qui e loro no. Ma li capisco. Non capisco invece chi giudica senza conoscere come funziona una gara di breaking, che è prima di tutto un’arte». L’arte dell’improvvisazione, perché si danza su musica che sceglie al buio il dj. « Infatti io dico sempre ai miei ragazzi che la breaking è affascinante e dura come la vita, perché è imprevedibile». Appena parte la musica sul palco centrale di Place de la Concorde, realizzato in stile underground, è un festival di “top rock”, le movenze in piedi, “footwork”, movenze con mani e piedi a terra, “power moon” movimenti in rotazione, fino al “frise”, i bloccati con cui si ferma il movimento. Tutto questo in 45 secondi in cui ci si gioca tanto nella prova che vede in gara i migliori 16 del mondo, divisi in 4 gruppi. Spiega Kacyo: « Alle Olimpiadi parliamo di sfida, ma in realtà quello tra un atleta di breaking e l’altro è un momento di confronto, un dialogo stilistico in cui chi danza osserva l’altro in un botta e risposta». È un linguaggio, tant’è che uno degli elementi di valutazione dei giudici di gara è il “vocabolario”, cioè «quante mosse un danzatore ha a disposizione per arrivare fino in fondo. I giudici poi, nei cinque parametri di valutazione tengono conto della personalità, della tecnica di esecuzione, dell’originalità». Le Olimpiadi dopo aver accolto questa disciplina la sfratterà subito a Los Angeles: «Una contraddizione incredibile, fuori dai Giochi proprio lì negli Usa dove la breaking è nata? Ce ne facciamo una ragione pensando a quanto la nostra comunità in questo momento sia forte. Il portabandiera del Giappone è un atleta di breaking e il Cio australiano ha già contestato quello americano annunciando che noi a Brisbane 2032 torneremo in gara». Oggi occhi puntati sul palco per la gara di Antilai. Un podio sarebbe il massimo. Ce la giochiamo ».

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