venerdì 17 aprile 2020
Con “Gli eroi di cartone” condotto da Lucio Dalla nell’aprile del 1970 la Rai inaugurava un nuovo corso della Tv dei Ragazzi. «Fu una grande operazione culturale, che potrebbe essere ripresa ora»
Bozzetto: «Cartoon in tv come 50 anni fa»
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«Che mondo sarà, se ha bisogno di chiamare Superman / che mondo sarà, fa l’effetto del motore che non va / Ecco perché siam tutti qui davanti a te, Charlie Brown». Alle 18.15 di cinquant’anni fa, il martedì e il venerdì da aprile a luglio, nelle case degli italiani risuonava la voce di un ancora poco noto Lucio Dalla. Era la Tv dei Ragazzi. Ma a seguire quel programma che s’intitolava Gli eroi di cartone c’erano anche tre milioni di adulti. Ad attestarlo il Servizio Opinioni della Rai quando al posto del quantitativo Auditel c’era l’indice di gradimento. Un risultato, quei tre milioni di genitori sul primo canale a vedere il cantante bolognese in veste di conduttore (sua la sigla Fumetto), che dava ragione alla decisione di mamma Rai di rivoluzionare il palinsesto dei giovani. Una svolta “qualitativa” partita proprio in quell’aprile del 1970 facendo leva sui cartoni animati ma con un nuovo approccio: storico, culturale e sociologico. Nell’epoca della contestazione, sulla scia del ’68, per la Direzione dei Programmi Culturali della Rai (da cui dipendeva la Tv dei Ragazzi) non si poteva più continuare a dialogare con i giovani usando gli strumenti e il linguaggio di quindici anni prima, agli albori della televisione.

Non a caso a inaugurare questo innovativo ciclo critico sul film d’animazione non disneyano e sul rapporto con il mondo del fumetto (ideato da Luciano Pinelli e Nicola Garrone con la collaborazione del critico e storico del cinema Gianni Rondolino) fu Charlie Brown, con il suo umorismo adulto e certe tematiche “esistenziali”. «Fu un’idea davvero innovativa – ricorda l’82enne Bruno Bozzetto, il nostro più celebrato cartoonist e papà del Signor Rossi –. Eravamo felici che venisse dato spazio ai cartoni animati con un punto di vista più ampio e culturale. Alcuni film d’animazione trasmessi per la prima volta in quella illuminata stagione, la Rai farebbe bene a riproporli ora. Sarebbe un’originale operazione culturale che il pubblico costretto a stare in casa apprezzerebbe. Penso a capolavori come La rosa di Bagdad di Domeneghini, I fratelli Dinamite di Nino e Toni Pagot o Putiferio va alla guerra».

Lucio Dalla tra Luciano Pinelli e Federica Taddei a 'Gli eroi di cartone'

Lucio Dalla tra Luciano Pinelli e Federica Taddei a "Gli eroi di cartone" - Archivio Avvenire

Film d’animazione del 1968, Putiferio va alla guerra (in questo periodo offerto in streaming sul sito della Cineteca di Milano, che l’aveva restaurato anni fa partendo dall’unico negativo originale esistente donatole da Roberto Gavioli) fu trasmesso dalla Rai a Mille e una sera in onda sul secondo canale al sabato dopo cena (tra i conduttori un’altra figura del panorama musicale, Enzo Jannacci) dall’ottobre del ’70, conclusa l’edizione serale de Gli eroi di cartone che, visto il successo, aveva raddoppiato. Rivolto alle produzioni d’autore, con quel programma la Rai aveva deciso di alzare ancora un po’ l’asticella, coinvolgendo ragazzi e genitori alla scoperta dei nuovi linguaggi del fumetto e dei cartoons internazionali. Tra le tante chicche e rarità trasmesse (dai lavori del cecoslovacco Karel Zeman a quelli del polacco Walerian Borowczyk e del cartoonist giapponese Taiji Yabushita) c’era anche il corto La lunga calza verde. Fu realizzato su soggetto di Cesare Zavattini dai fratelli Gavioli nel 1961 per il centenario dell’Unità d’Italia. Sarebbe quanto mai “calzante” rivederlo in questi giorni di inedita ed emergenziale nuova “unità” nazionale.

Bozzetto, tra i protagonisti di quel nuovo corso Rai ci fu anche lei...

Sì, ricordo che con Gianni Rondolino si discuteva spesso sul perché il disegno animato in Italia fosse sempre stato considerato un prodotto da destinare e relegare soltanto ai bambini. Io questo pregiudizio l’ho vissuto in modo particolare perché non ho mai realizzato cartoni animati pensati propriamente per i piccoli. Facevo già negli anni Sessanta quello che ha poi fatto la Pixar: cartoon che piacciono ai bambini, ma i cui contenuti sono più comprensibili agli adulti. Ero sulla strada giusta, ma troppo in anticipo sui tempi.

Anche la Rai quella volta giocò d’anticipo.

E dovrebbe farne tesoro oggi. Gli eroi di cartone fu un modello vincente. Ogni puntata era dedicata a un personaggio e a un determinato carattere, analizzando anche il rapporto tra fumetto e cartoon. Da Asterix a Mr. Magoo alla Pantera rosa, parlando poi dei loro ideatori. Su di me fecero alcune puntate trasmettendo dei corti del Signor Rossi. E pensare che avevo appena dovuto ricomprarmelo.

Perché, cos’era successo?

Nel 1965 era uscita una legge che istituiva i premi di qualità per i corti proiettati in sala prima dei film. C’erano però un sacco di procedure burocratiche da affrontare e io avevo dato a una società di Roma l’incarico di iscrivermi per concorrere a questo premio di qualità. Il Signor Rossi fu sì proiettato al cinema, ma risultava prodotto da quella società. Così dovetti pagare per tornarne proprietario.

Come affronterebbe il Signor Rossi questo momento?

Avrebbe una benda sugli occhi e sarebbe in una stanza immerso nel buio pesto. Lo calerei cioè in una situazione di totale inconsapevo-lezza, in balia del grande interrogativo: che cosa sta succedendo? e adesso come mi muovo?

Col Signor Rossi alla fine ha avuto più successo all’estero…

In Germania ancora adesso è molto più conosciuto che in Italia, qualche anno fa era persino stato utilizzato come testimonial per la lotteria. Comunque anche da noi il gusto del pubblico adulto nei confronti del cartone animato è molto maturato. Del resto ci sono stati fenomeni come i Simpson che parlano dei nostri problemi quotidiani attraverso i cambiamenti della società.

Aveva tentato qualcosa di simile anche lei quasi vent’anni fa con la Famiglia Spaghetti, premiata a Cartoons on the Bay come «miglior serie televisiva per tutti i pubblici».

Come ascolti fu seconda soltanto alle Wynx. Ma ebbe più successo con le repliche alle otto di sera rispetto alla iniziale programmazione pomeridiana, perché il linguaggio era più adatto ai grandi che ai bambini. A conferma che il cartone animato non deve per forza essere inteso soltanto per i più piccoli. E questo fu capito con grande merito dalla Rai mezzo secolo fa quando ebbe il coraggio di trasmettere i miei due primi lungometraggi: Vip, mio fratello superuomo e West and soda.

Fu quel suo cartoon a inaugurare gli “spaghetti western”...

Io ero partito prima ma sono arrivato dopo Sergio Leone, perché disegnare migliaia di scene richiede più tempo che girarle dal vivo. Comunque nessuno dei due sapeva dell’altro.

Presto West and soda arriverà in alta definizione.

Uscirà quest’estate in dvd e blu–ray insieme a molti altri miei lavori. Abbiamo appena fatto un accordo per la distribuzione tv, home video e digitale in Italia e Nord America.

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