undefined - © 2024 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.
Tra tutti i personaggi creati da Tim Burton, i protagonisti di Beetlejuice, il film che il regista californiano ha diretto nel 1988 (e che in italiano ha un sottotitolo da dimenticare, Spiritello porcello), erano quelli che i fan di tutto il mondo chiedevano insistentemente di poter rivedere sullo schermo. E così il sequel che Burton ha realizzato dopo anni di tentativi, oggi ha aperto fuori concorso l’81esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Il regista ha portato al Lido anche il cast composto da Michael Keaton, Winona Rider, Catherine O’Hara, già protagonisti del primo film, e le new entry Monica Bellucci, nel frattempo divenuta la sua compagna, la giovanissima Jenna Ortega, che Burton aveva già voluto nei panni di Mercoledì nella omonima serie Netflix, Justin Theroux e Willem Dafoe.
«Per molti anni mi sono chiesto come sarebbero potuti cambiare quei personaggi e com’ero cambiato io – spiega il regista – e con il passare del tempo il progetto ha preso una forma sempre più privata e personale. Non ho fatto questo film per denaro, ma con il cuore. Negli ultimi anni ho perso fiducia nel mondo del cinema, sentivo di aver smarrito la mia anima, un po’ come Lydia nel film, il personaggio interpretato da Winona. Ogni tanto, invecchiando, ci si accorge che la propria vita ha preso una direzione diversa da quella che volevamo. Era davvero forte la voglia di tornare a fare quello che mi piace con le persone che amo. E non c’è stato neppure bisogno di rivedere il primo film, era sufficiente rievocarne lo spirito. Ho provato un grande senso di liberazione».
In Beetlejuice Beetlejuice, che la Warner distribuirà il sala il prossimo 5 settembre, ritroviamo tre generazioni dei Deetz che dopo una inaspettata tragedia famigliare tornano a casa a Winter River. Lydia, ex adolescente, ora madre di una ragazzina altrettanto dark, è ancora perseguitata dall’irriverente spiritello interpretato da Keaton e la sua vita viene nuovamente sconvolta quando la figlia ribelle, Astrid, scopre il misterioso modellino della città in soffitta e il portale per l’Aldilà viene accidentalmente aperto permettendo al demone dispettoso di tornare nel mondo dei vivi scatenando nuovamente il caos. Come il film del 1988, anche questo, che tra i produttori esecutivi vede Brad Pitt, racconta una storia di formazione e crescita che comporta elaborazione di lutti, delusioni amorose, la necessità di fare i conti con il passato e di scoprire nei propri genitori aspetti che ce li mostrino finalmente in un’altra luce.
Giocoso, scanzonato, grottesco, privo di meccanismi che innescano una reale paura, Beetlejuice Beetlejuice non è certo da annoverare tra i titoli più riusciti del regista, ma torna a essere il manifesto del suo cinema libero, stravagante, immaginifico, visionario, pieno di affetto e compassione per i “diversi” che popolano una provincia americana ossessionata dall’omologazione, a qualunque costo. E se il film parla a chi nel 1988 ha amato il primo Beetlejuice facendone un film di culto, i ragazzi che al Lido hanno affrontato la notte dormendo accanto al red carpet per assicurarsi un posto in prima fila al momento dell’arrivo del regista e del cast per la proiezione ufficiale, hanno evidentemente raccolto il testimone passato loro dalla generazione precedente, anche grazie alla Ortega, che li ha stregati nel ruolo della piccola dark lady degli Addams. «Tutti gli attori – continua il regista – hanno contribuito a creare i propri personaggi improvvisando, allontanandosi da quello che era scritto nella sceneggiatura per assecondare anche l’umore del momento. Abbiamo poi deciso di utilizzare effetti speciali artigianali, non vinceremo un Oscar, ma questo faceva parte del dna del progetto e ci siamo molto divertiti insieme».
Monica Bellucci interpreta Delores, ex moglie di Beetlejuice, tornata dal mondo dei morti per riprendersi ciò che le appartiene. «Sono onorata di essere entrata nel mondo di Tim, un vero artista. Delores è un mostro, anzi, una creatura che ho molto amato e che rimette letteralmente insieme i suoi pezzi. Mi piace la sua dualità: è bella e pericolosa, è la metafora della vita, in cui abbiamo tutti delle ferite emotive ma siamo pronti a rimetterci in piedi. Tim sa bene come creare situazioni fantastiche, comiche ed emozionanti». Keaton, che riprende il suo iconico ruolo di 36 anni fa, aggiunge: «Ci sono davvero poche possibilità per un attore di far parte di un progetto originale, unico, nato da una grande ispirazione. Di Beetlejuice scopriamo aspetti inediti del suo passato ma non possiamo certo dire che sia “maturato”. Quando con Tim parlavamo della sua evoluzione ci veniva da ridere. Come sarà Beetlejuice dopo tanti anni? Ma elegante e sensibile come sempre!».