Ansa
C’è una foto che ogni padre sogna di fare nella vita e poi di metterla nel taschino della giacca o di tenerla per sempre, per ricordo, dentro al portafoglio: è quella foto in cui sta abbracciato e sorride assieme alla propria figlia. Quella fotografia a Luis Enrique e la sua bambina Xana, è stata scattata a Berlino, la sera in cui l'allenatore ex Roma vinse la sua prima Champions alla guida del Barcellona che battè la Juventus di Max Allegri (3-1). Era il 6 giugno 2015. Xana quella notte era felice e orgogliosa del suo papà, felice e vincente. Se ne stava seduta, sorridente più che mai con le treccine brune al vento, dentro a quella “Coppa dalle grandi orecchie” che agli occhi di una bambina (di cinque anni allora) è semplicemente un giocattolo di ferro e non certo l’obiettivo di una vita, come invece lo è ancora per Leo Messi e fino a qualche mese fa anche per mister Enrique.
Ora non più, perché la sua Xana, a nove anni è volata via per sempre, trafitta da un terribile tumore alle ossa. Siamo certi che da questo momento in poi suo padre rinuncerebbe a quella Champions e a tutti i trofei che ha vinto in carriera e baratterebbe ogni attimo di gloria vissuta in campo per un solo istante in cui poter riabbracciare la sua piccola Xana. Per lei, per starle vicino giorno e notte, sentirne il respiro e accudirla, il 26 marzo scorso, aveva abbandonato la panchina della nazionale di Spagna e a giugno rinunciava all’incarico della vita, quello di ct della gloriosa Roja. La maglia delle Furie Rosse con la quale, da calciatore, era stato campione olimpico a Barcellona 1992 e che adesso gli offriva la possibilità di riscrivere la storia, magari rivincendo il titolo mondiale ai prossimi campionati di Qatar 2022.
Ma una figlia gravemente malata che piange di dolore per quelle ossa fragili che giorno dopo giorno il male sta sbriciolando, non può essere lasciata sola neppure per un secondo. Quindi, partita sospesa per gravissimi motivi famigliari. Sono stati mesi durissimi per Luis Enrique e sua moglie Elena, e anche per gli altri due fratelli di Xana che aspettavano di vederla tornare a casa sana e salva. Una sfida quotidiana contro un avversario che si è rivelato invincibile, e alla fine la resa di una famiglia, disperata ma che non è mai rimasta sola.
E infatti il primo pensiero di papà Luis va alla gente di Spagna che lo ha sostenuto e ha tifato per Xana. Ringrazia «per la discrezione e la comprensione» tutti i tifosi di sua figlia e ringrazia «i medici, gli infermieri, il personale e i volontari degli ospedali Sant Joan de Deu e Sant Pau». Quegli angeli in camice bianco che ogni giorno nelle corsie degli ospedali di tutto il mondo ci mettono l’anima e tutta la loro professionalità per strappare alla morte queste piccole creature. A volte i miracoli accadono. Spesso padri e madri, la maggior parte anonimi e silenziosi, devono fare i conti con il vuoto della perdita che lascia una piccola indifesa davanti al male incurabile. Così è stato per “Xanita”. La chiamava così il suo papà, che nel giorno dell’abbandono la saluta pubblicamente: «Ci mancherai molto, ma ti ricorderemo per sempre con la speranza che un giorno ci incontreremo di nuovo. Sarai la stella che guiderà la nostra famiglia. Riposa in pace Xanita».
È un dolore che fa il giro del mondo quello di Luis Enrique e rimbalza come un pallone a Roma dove Francesco Totti l’ha avuto come allenatore. Anche Totti è padre di tre bambini e non passa giorno che il suo cuore sia vicino a quelli degli altri, specie se in difficoltà e costretti a stare in ospedale per malattie gravi come quella che ha portato alla morte di Xana. A lei il Pupone manda il primo pensiero di questo mattino dal triste risveglio: «Non ci sono parole... riposa in pace piccola stella». Ha detto Arrigo Sacchi che il "calcio è la cosa più importante delle cose meno importanti". Forse è vero, così come è vero che dinanzi a quella foto di Xana che sorride felice con suo padre il calcio scompare del tutto.