Novak Djokovic vince per la settima volta le Atp Finals, battendo Jannik Sinner - Reuters/Guglielmo Mangiapane
A Jannik Sinner gli occhi, please. Sì, nonostante la sconfitta contro Djokovic in finale in due set, entrambi terminati con il punteggio di 3-6. Sì, nonostante una prestazione non brillante come le precedenti, soprattutto nei punti più importanti – vedi per esempio quei due dritti a rete nell’ottavo game del secondo set-. Teneteli aperti. E anche attentamente, perché quello che ha vissuto Sinner e l’Italia intera a Torino non è stato solo un sogno, ma una bellissima realtà. Una realtà con la quale dovremmo abituarci a fare i conti nei prossimi mesi. Anzi, nei prossimi giorni. Perché giovedì 23 novembre già si riparte con le fasi finali della Davis, giorno della sfida contro l’Olanda. E Jannik ci sarà, lo ha confermato lui stesso in conferenza stampa. Segno che il ragazzo, mentre tutto il mondo ha gli occhi su di lui e sulla sua sconfitta, guarda avanti. Al prossimo obiettivo, al prossimo miglioramento. Mentre anche il presidente federale Angelo Binaghi alza la posta e chiede che le Finals restino a Torino, anche oltre il già programmato 2025, puntando addirittura al 2030. Vedremo.
Intanto Jannik si è trascinato appresso un intero Paese in questa settimana. Come la standing ovation finale del Pala Alpitour ha certificato, nonostante la sconfitta. Anche chi fino a qualche giorno fa non sapeva nemmeno che cosa fosse uno smash, una smorzata o un ace. Anche chi non ha mai creduto in lui e chi gli aveva affibbiato l’etichetta di sopravvalutato.
Fino a oggi è stato un sogno anche difficile da raccontare, ineffabile, come tutte le grandi imprese. Quelle che bisognerebbe solo guardare e ammirare. Quelle per le quali trovare le parole è molto difficile. Perché si rischierebbe di non descriverne sufficientemente la bellezza. E poco importa che oggi non sia arrivata la degna conclusione. Sarebbe stato forse chiedere troppo: battere il serbo numero uno al mondo due volte consecutive in meno di una settimana è una montagna che mai nessuno è riuscito a scalare. Neppure Roger Federer, neanche Rafa Nadal. Anche solo a pensarlo ci si macchierebbe di tracotanza. Di “hybris”, direbbero gli antichi greci. Ma nello sport, se si vuole diventare grandi e immortali, proprio come lo è Novak Djokovic, bisogna correre questo rischio. E Jannik l’ha fatto, senza nessun dubbio. Si è presentato in finale per vincerla, per battere nuovamente il più forte di tutti. Ma l’impressione è che sia arrivato scarico, soprattutto dal punto di vista mentale. Dopo le battaglie di questa settimana inevitabilmente qualcosa perdi. E per superare Nole, in particolar modo in una finale, devi essere al completo delle tue forze. Il serbo, d’altra parte, pur non avendo vinto tutte le partite e non avendo espresso un grandissimo tennis in questa settimana (eccezion fatta per la semifinale contro Alcaraz), è arrivato meglio all’atto finale. In crescendo, come solo lui sa fare. Djokovic è capace come pochi atleti al mondo, nella storia dello sport, di alzare il livello quando la posta in gioco scotta davvero. E stasera, ne ha dispensato a tutti l’ennesima dimostrazione. È il più forte al mondo, forse anche di sempre. Stop.
Prestazione fantascientifica al servizio: 13 gli ace, che arrivano a pioggia nei momenti decisivi. Dote che posseggono solo i campioni. Ingiocabile anche con il dritto, colpo che è un po’ il termometro del suo tennis. E oggi era particolarmente bollente. Impressionante soprattutto quello giocato da destra incrociato. In attacco o in difesa è indifferente. Il risultato è lo stesso: pesantezza di palla, profondità e angoli. Usato soprattutto per buttare fuori dal campo da quella parte Jannik e farlo arrivare a colpire il rovescio senza possibilità di spingere. Tant’è che di uscite lungo linea dell’italiano, soluzione con la quale aveva fatto malissimo a Medevedev, non se ne vedono. E quando arrivano, non sono incisive.
Sinner in azione durante il match con Djokovic - ANSA
Jannik, comunque, ci ha provato. È rimasto a lottare con i denti fino alle fine. Il doppio fallo con il quale ha concluso il match è forse l’unica nota stonata che non gli rende onore. Ma dal futuro sembra già provenire una musica migliore. L’applauso finale stasera è stato per Djokovic, ma il palcoscenico nei prossimi anni vedrà sicuramente Jannik protagonista.