domenica 19 novembre 2023
Il serbo è per la settima volta campione alle Finals, ma il pubblico tributa una standing ovation al tennista azzurro, autore di uno straordinario torneo. E ora rotta su Malaga per la Davis
Novak Djokovic vince per la settima volta le Atp Finals, battendo Jannik Sinner

Novak Djokovic vince per la settima volta le Atp Finals, battendo Jannik Sinner - Reuters/Guglielmo Mangiapane

COMMENTA E CONDIVIDI

A Jannik Sinner gli occhi, please. Sì, nonostante la sconfitta contro Djokovic in finale in due set, entrambi terminati con il punteggio di 3-6. Sì, nonostante una prestazione non brillante come le precedenti, soprattutto nei punti più importanti – vedi per esempio quei due dritti a rete nell’ottavo game del secondo set-. Teneteli aperti. E anche attentamente, perché quello che ha vissuto Sinner e l’Italia intera a Torino non è stato solo un sogno, ma una bellissima realtà. Una realtà con la quale dovremmo abituarci a fare i conti nei prossimi mesi. Anzi, nei prossimi giorni. Perché giovedì 23 novembre già si riparte con le fasi finali della Davis, giorno della sfida contro l’Olanda. E Jannik ci sarà, lo ha confermato lui stesso in conferenza stampa. Segno che il ragazzo, mentre tutto il mondo ha gli occhi su di lui e sulla sua sconfitta, guarda avanti. Al prossimo obiettivo, al prossimo miglioramento. Mentre anche il presidente federale Angelo Binaghi alza la posta e chiede che le Finals restino a Torino, anche oltre il già programmato 2025, puntando addirittura al 2030. Vedremo.

Intanto Jannik si è trascinato appresso un intero Paese in questa settimana. Come la standing ovation finale del Pala Alpitour ha certificato, nonostante la sconfitta. Anche chi fino a qualche giorno fa non sapeva nemmeno che cosa fosse uno smash, una smorzata o un ace. Anche chi non ha mai creduto in lui e chi gli aveva affibbiato l’etichetta di sopravvalutato.

Fino a oggi è stato un sogno anche difficile da raccontare, ineffabile, come tutte le grandi imprese. Quelle che bisognerebbe solo guardare e ammirare. Quelle per le quali trovare le parole è molto difficile. Perché si rischierebbe di non descriverne sufficientemente la bellezza. E poco importa che oggi non sia arrivata la degna conclusione. Sarebbe stato forse chiedere troppo: battere il serbo numero uno al mondo due volte consecutive in meno di una settimana è una montagna che mai nessuno è riuscito a scalare. Neppure Roger Federer, neanche Rafa Nadal. Anche solo a pensarlo ci si macchierebbe di tracotanza. Di “hybris”, direbbero gli antichi greci. Ma nello sport, se si vuole diventare grandi e immortali, proprio come lo è Novak Djokovic, bisogna correre questo rischio. E Jannik l’ha fatto, senza nessun dubbio. Si è presentato in finale per vincerla, per battere nuovamente il più forte di tutti. Ma l’impressione è che sia arrivato scarico, soprattutto dal punto di vista mentale. Dopo le battaglie di questa settimana inevitabilmente qualcosa perdi. E per superare Nole, in particolar modo in una finale, devi essere al completo delle tue forze. Il serbo, d’altra parte, pur non avendo vinto tutte le partite e non avendo espresso un grandissimo tennis in questa settimana (eccezion fatta per la semifinale contro Alcaraz), è arrivato meglio all’atto finale. In crescendo, come solo lui sa fare. Djokovic è capace come pochi atleti al mondo, nella storia dello sport, di alzare il livello quando la posta in gioco scotta davvero. E stasera, ne ha dispensato a tutti l’ennesima dimostrazione. È il più forte al mondo, forse anche di sempre. Stop.

Prestazione fantascientifica al servizio: 13 gli ace, che arrivano a pioggia nei momenti decisivi. Dote che posseggono solo i campioni. Ingiocabile anche con il dritto, colpo che è un po’ il termometro del suo tennis. E oggi era particolarmente bollente. Impressionante soprattutto quello giocato da destra incrociato. In attacco o in difesa è indifferente. Il risultato è lo stesso: pesantezza di palla, profondità e angoli. Usato soprattutto per buttare fuori dal campo da quella parte Jannik e farlo arrivare a colpire il rovescio senza possibilità di spingere. Tant’è che di uscite lungo linea dell’italiano, soluzione con la quale aveva fatto malissimo a Medevedev, non se ne vedono. E quando arrivano, non sono incisive.

Sinner in azione durante il match con Djokovic

Sinner in azione durante il match con Djokovic - ANSA

Jannik, comunque, ci ha provato. È rimasto a lottare con i denti fino alle fine. Il doppio fallo con il quale ha concluso il match è forse l’unica nota stonata che non gli rende onore. Ma dal futuro sembra già provenire una musica migliore. L’applauso finale stasera è stato per Djokovic, ma il palcoscenico nei prossimi anni vedrà sicuramente Jannik protagonista.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: