sabato 10 agosto 2024
Cubano di nascita, esule e infine italiano dopo tante peripezie:la storia dell’atleta che ha vinto il bronzo nel triplo. «Non sapevo dove dormire. Il mio nuovo Paese mi ha salvato»
Andy Diaz a Parigi, dove ha vinto la medaglia di bronzo nel salto triplo

Andy Diaz a Parigi, dove ha vinto la medaglia di bronzo nel salto triplo - Reuters

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Da un marciapiede davanti all’Ufficio immigrazione di Roma in attesa di quel pezzo di carta che gli avrebbe permesso di sopravvivere in Italia, ai fasti della residenza più “noble” della Francia, Le Pre Catelan, dove il Coni ha portato la sua residenza parigina. Casa Italia e i corazzieri hanno reso gli onori a Andy Diaz, il primatista italiano di salto triplo. Da venerdì sera, con la conquista della medaglia di bronzo, è fra i tre più forti al mondo in questa specialità che nel nostro Paese ha una lunga tradizione.

Esule da Cuba, nazione in passato dominatrice con i suoi atleti nelle varie Olimpiadi, oggi fucina di campioni per molti paesi europei, Andy Diaz è diventato italiano appena in tempo per questa trasferta olimpica. Inserito nella lista della nazionale cubana a Tokyo 2020, Andy non venne schierato: «Non volevo gareggiare con i colori cubani - spiega lui -, già pensavo all’Italia, all’oro che volevo e dovevo dare al Paese che mi ha accolto. Ma ho rischiato di non esserci qui a Parigi perchè i regolamenti del Cio precludono per i successivi tre anni di gareggiare per altre nazioni». Diaz viene da una famiglia con l’atletica nel cuore. Ha scelto l’Italia per realizzare i suoi sogni. «Una volta arrivato, non avevo niente. Sapevo solo che quella azzurra era la maglia che dovevo indossare. Ma non avevo un posto dove dormire, non avevo soldi per mangiare, non avevo nulla. Volevo fare atletica, ciò che mi piaceva. Sono andato all’Immigrazione e ho richiesto l’asilo politico».

Nato a L’Avana il 25 dicembre 1995, è cresciuto a Cuba e ha difeso i colori del Paese caraibico in ambito sportivo sino al 2021. Arrivato da noi, trova il suo angelo custode in Fabrizio Donato: «Il mio papà, il mio tecnico, che mi ha seguito nel triplo dove è un maestro». Il bronzo olimpico di Londra 2012, con la moglie Patrizia Spuri, lo ospitano nella loro casa di Ostia e lo seguono nell’iter burocratico che gli permette di riacquistare il suo ruolo di atleta, risolvendo ogni giorno i tanti problemi che si presentano. Il 23 febbraio 2023 dopo l’intervento del Ministero dell’Interno, Matteo Piantedosi, la bella notizia: “ in considerazione dell’attivazione della procedura da parte del Coni, che ha segnalato l’atleta per gli ottimi risultati conseguiti nella propria disciplina sportiva”, arriva la concessione della cittadinanza.

L’esordio allo Stade de France in questi Giochi è stato disastroso: «Nelle qualificazioni, non mi so spiegare perchè, ho fatto una rincorsa da bambino, non potevo sbagliare così». Ma quando torna in pedana per la finale, Andy è un altro atleta. «Dovevo essere il migliore al mondo, portare l’oro in Italia: era un debito da pagare con chi mi ha permesso di raggiungere i miei obiettivi».

Alla fine è arrivato il bronzo: «Sono contento ma non soddisfatto, io volevo il gradino più alto del podio. Ma non mi fermo qui. Lo vedrete nei prossimi anni, a Los Angeles 2028». Per il suo allenatore Fabrizio Donato una doppia soddisfazione: «Andy ha vinto la medaglia nello stesso giorno in cui l’avevo vinta io a Londra, mi ha regalato una serata indimenticabile».

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