domenica 23 agosto 2009
La coincidenza tra la mappa antica e la Grande Solovki, l'isola principale dell'arcipelago del Mar Bianco. L'esatto riscontro delle misure presenti di Platone. Dopo Santorini e Malta, l'ultima ipotesi di uno studioso italiano punta inaspettatamente a nord
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Atlantide, un non-luogo letterario, che gli studiosi pescano dal mare magnum della mitologia greca e che nella ricerca proteiforme dei tempi moderni riconducono, nel tentativo inane di conferirgli una reale connotazione geografica. A suggello dell’indefinibilità fisica dell’isola, sede di una civiltà impalpabile e perfetta, descritta da Platone nel Crizia e nel Timeo, sta proprio la innumerevole ridda di ipotesi, pensate per dare concretezza a un tòpos del pensiero puro. Molte sono le supposizioni dotate di affinità con la descrizione platonica, ma tutte si fondano su una scorrettezza esegetica di fondo: i racconti mitologici, come i grandi racconti sacri, si basano su luoghi geografici archetipici, concretamente mai esistiti; realtà costruite e modificate da secoli di tradizione orale, arricchiti di volta in volta da eventi culturali, storici e geografici, diversi tra loro, che insieme danno vita a un quadro non riconducibile a un preciso hic et nunc. È tuttavia legittimo andare a ricostituire le singole tessere del mosaico mitologico, che nel flusso della sua trasmissione e codificazione in un’opera letteraria hanno disegnato la natura stessa di detto racconto. Ecco perché ha un indubbio valore ripercorrere la geografia di Atlantide, consci del differente peso scientifico che ogni ipotesi in sé racchiude, passando da studi seri a fantasie strampalate. La teoria più recente l’ha formulata Marco Bulloni, archeologo per passione, con ricerche in Pakistan, tra la Battriana e l’Hindu Kush: Bulloni ha condotto dapprima meticolose ricerche informatiche; ha sovrapposto alla sagoma di alcune isole del Mediterraneo e dei mari del Nord i contorni della mappa di Atlantide, realizzata dall’erudito gesuita tedesco Athanasius Kircher nel 1665 sulla base del racconto platonico, e ha notato una straordinaria coincidenza tra la mappa antica e la Grande Solovki, un lembo di terra nel Mar Bianco, tra Russia e Finlandia. Certo del fatto proprio, lo studioso è partito alla volta della remota destinazione al fine di un’esplorazione sistematica del sito: piccoli sondaggi e analisi geologiche e dei materiali reperiti. «Tutto coincide, è straordinario! – ricorda l’archeologo –. Sono ancora identificabili: una cinta muraria labirintica concentrica; un nucleo più interno con il Palazzo del re, la cosiddetta 'isola di Poseidone' e tanti altri particolari architettonici. Ma quel che più sorprende è l’esatta corrispondenza nelle misure, espresse in stadi nel testo platonico». Inoltre, ad iniziare da quella prima civiltà antica (databile a metà del II millennio a.C., proprio come l’Atlantide platonica!), la Grande Solovki è sempre stata sede di comunità di elevata spiritualità, autrici della costruzione di templi prima e monasteri e chiese cristiane poi, questi ultimi direttamente innervati sulle fondamenta dei primi. In un’immaginaria mappatura dei siti identificati come sede storica di Atlantiche, l’area geografica privilegiata nel coacervo di attribuzioni è – ovviamente – quella mediterranea. Ad iniziare da Thera (oggi Santorini, isola dell’Egeo) sulla base di scavi ad opera del geografo Angelos Galanopulos: una colossale esplosione vulcanica, databile con precisione al 1456 a.C., sconvolse l’intero bacino del Mediterraneo centro­orientale e i Paesi che su di esso affacciavano; Thera, l’epicentro, fu rasa al suolo e con essa ogni traccia di vita di quella civiltà antichissima ed evoluta, identificabile – a detta dello studioso – con l’Atlantide del mito. A sostegno di una simile teoria un affresco, trovato sotto gli strati di cenere vulcanica, dunque precedente la catastrofe: su di esso un’isola ricca di colture, con fauna e flora rigogliose e popolata da una civiltà sfarzosa, con intenso traffico di imbarcazioni lungo i corsi d’acqua concentrici, interni all’abitato: come non pensare a quanto scritto nel Timeo e nel Crizia? Sempre nel Mediterraneo trovano ospitalità le ipotesi di Cadice (Spagna) e Malta. La prima risale al team dell’Università di Wuppertal (Germania) diretto da Rainer Kuhne: grazie alle foto satellitari, messe a disposizione dalla Nasa, i ricercatori hanno constatato la presenza sotto il mare, a pochi chilometri dalla costa, dei resti di un abitato, con cinte murarie concentriche e con parti di edifici che, anche nelle dimensioni, farebbero pensare all’idea ormai canonica di Atlantide. Nella lista anche l’isola di Malta, che, insieme alla vicina Gozo, ha avuto una storia scandita nei millenni da rapporti costanti con le popolazioni del vicino Egeo e dell’Ellade in genere. Qui sarebbe vissuta una civiltà dai tratti difficilmente definibili, sparita misteriosamente attorno al 3500 a. C. e ricordata da recenti ritrovamenti di scheletri di umani dalla conformazione cranica ragguardevole, ad aumentare l’alone di mistero e a connetterli a situazioni alluse da miti famosi (i giganti dei greci, che hanno combattuto anche con gli dèi olimpici); questi strani esseri avrebbero costruito non meno misteriose strutture, oggi riportate alla luce: forse osservatori astronomici a cerchi concentrici, simili appunto alle mura atlantidee. e supposizioni sconfinano nella fantarcheologia, se ci spostiamo al di fuori delle colonne d’Ercole: Atlantide è stata di volta in volta identificata nel Mar dei Sargassi (ad opera dell’americano Edgar Cayce, studioso di paranormale) e lì associata alla misteriosa sparizione di velivoli e imbarcazioni nel triangolo delle Bermude: attraversandolo durante il viaggio verso il nuovo mondo, lo stesso Colombo annotò sul diario di bordo l’inconsueta natura di un mare spesso in bonaccia e privo di correnti, quasi che fosse governato da forze incongrue. E ancora: Atlantide sarebbe sorta nel deserto del Sahara, quando il mare migliaia di anni orsono ricopriva quella che poi sarebbe diventata la distesa di sabbia più estesa al mondo; e gli Atlantidei avrebbero edificato le piramidi e la sfinge, dunque opere non egizie. Da ultimo come non ricordare la collocazione di pura fantasia dell’isola platonica tra i ghiacci dell’Antartide? Insomma da ipotesi quanto meno archeologicamente possibili a viaggi mentali sulla scia di quelle visioni fantastiche che spesso invadono il campo della ricerca e lo consegnano alla penna di fertili romanzieri o di sceneggiatori targati Hollywood, sempre abili nello sfruttare un filone di grande popolarità e impatto emotivo.
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