L'attrice Marianna Fontana ne "La seconda vita" di Vito Palmieri - Foto di Alessandro Galatoli
Anna ha poco più di 30 anni, gli occhi scuri e inquieti mentre si aggira un po’ spaesata nella piccola e tranquilla città di provincia dove ha deciso di trasferirsi per cambiare vita come bibliotecaria. Nessuno sa che alle sue spalle stanno otto anni di carcere per un reato commesso da adolescente per cui lei ha già pagato, ma il passato la insegue sempre come un’ombra specie nei giudizi della gente. Affronta con delicatezza e poesia, ma anche con il piglio del thriller psicologico, il tema della giustizia riparativa e del reintegro sociale il bel film di Vito Palmieri La seconda vita, tratto da romanzo dello stimato drammaturgo Michele Santeramo che collabora con lui alla sceneggiatura.
Dopo l’anteprima al Bari Film Festival l’opera, prodotta da Articolture in collaborazione con Rai Cinema, uscirà nelle sale italiane giovedì 4 aprile, dopo e in concomitanza con un calendario di proiezioni speciali nelle carceri di diverse città italiane: domani nel carcere di Bologna e poi in quelli di Bollate-Milano, Trento e Bolzano, nel carcere femminile di Trani, Volterra e Roma. A dare volto, in un misto di durezza e dolcezza, ad Anna è la brava Marianna Fontana già protagonista di Capri Revolution di Mario Martone. Lei affronta, come dice il regista Vito Palmieri ad Avvenire, «un percorso interiore alla scoperta di sé e della propria anima». All’interno di questa piccola comunità che Anna riscopre la bellezza della quotidianità, del lavoro ed anche di un nuovo timido amore con l’introverso e dolce Antonio (Giovanni Anzaldo). Ma il passato sembra non lasciarle scampo nel giudizio degli altri, mentre lei stessa non riesce a trovare la forza di incontrare di nuovo sua madre nonostante il percorso di giustizia riparativa che sta portando avanti da anni insieme ai mediatori penali.
La seconda vita affronta l’urgente tema del reintegro sociale dopo un’esperienza di detenzione ed è stato realizzato con il coinvolgimento della Casa Circondariale “Dozza - Rocco d’Amato” di Bologna e della Casa di Reclusione di Volterra. Ciò ha permesso l’inclusione di persone in stato detentivo e di mediatori penali nella lavorazione dell’opera e quindi nella sua diffusione, per promuovere la giustizia riparativa come visione alternativa e complementare a sostenere una vera ed efficace inclusione sociale. «Questo è un film sul diritto di avere una vita nuova anche se si ha un passato difficile e oscuro come la nostra Anna – ci spiega il regista Palmieri -. Il suo passato diventa la vera prigione. Dopo una pena, c’è un epilogo, il problema è il giudizio degli altri e l’esclusione da parte della società».
C’è poi il tema attuale della giustizia riparativa che anche un film come questo può aiutare diffondere. «Mi sono avvicinato al tema della giustizia riparativa con il mio ultimo documentario Riparazioni (visibile su Amazon) dove raccontavo la realtà della cooperativa di mediazione C.R.I.S.I di Bari, per me è diventata una chiave di lettura ben oltre la dimensione criminosa: il concetto di responsabilità e di per-dono possono essere la base della quotidianità di chiunque. Durante i corsi di cinema che ho tenuto in alcuni istituti penitenziari italiani, in particolare con il progetto CinEvasioni alla Casa Circondariale di Bologna, mi sono spesso domandato come fosse possibile reinserirsi nella società dopo un lungo periodo di detenzione, come si possa tornare ad amare e a essere amati dopo aver espiato colpe così logoranti».
La colonna sonora de La seconda vita presenta la collaborazione autoriale tra Lorenzo Esposito Fornasari e Cristina Donà sulla canzone originale La vela: sarà presto disponibile sul canale YouTube della cantante anche il videoclip musicale che vede come protagonisti persone detenute della Casa di Reclusione di Volterra e residenti del Comune di Peccioli.