mercoledì 1 giugno 2016
Rosanna Vaudetti: annunciatrice, fine trasmissioni
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Le chiamavamo “signorine buonasera”. Per sessantadue anni ci hanno tenuto compagnia con i loro sorrisi, le voci suadenti, il garbo e l’eleganza di chi entra con discrezione nelle case altrui, dall’alba a notte fonda, per annunciare una trasmissione televisiva, leggere comunicati o previsioni del tempo. E quasi sempre senza incertezze nè “papere”. Sono state le regine dei palinsesti, prima della Rai e poi (ma molto meno) delle tv private.  Il primo annuncio della storia fu quello di Fulvia Colombo, il 3 gennaio 1954, per inaugurare ufficialmente il Programma Nazionale (la Rai 1 delle origini) dopo la fase di sperimentazione; l’ultimo lo abbiamo ascoltato sabato scorso alle 16.25, sempre sulla “rete ammiraglia”: a Claudia Andreatti il compito di dare l’addio ai telespettatori anche a nome delle sessanta colleghe che si sono avvicendate in oltre mezzo secolo ai microfoni dei tre principali canali Rai: «Io vi ringrazio, è stato un piacere stare con voi tutti questi anni...». Oggi è il giorno della loro definitiva “rottamazione” decisa dal Cda di viale Mazzini. Perché anche la televisione italiana è cambiata, trasformata da zapping sempre più frenetici, dall’abbbuffata dei canali digitali e dalla necessità di risparmiare in tempi di crisi. Delle annunciatrici, quindi, non ci sarà più bisogno: sono già personaggi da Techeteche tè. Una scelta che non trova, però, tutti d’accordo nella categoria, formata al 99% da donne (unica eccezione, Livio Beshir, assunto nel ruolo il 1° luglio 2010). «Quando in Italia nacque la televisione, la nostra presenza era necessaria ma oggi, forse, non più – commenta Rosanna Vaudetti, uno dei volti più popolari, insieme con Nicoletta Orsomando e Maria Giovanna Elmi –, allora le figure femminili che annunciavano i programmi creavano un rapporto umano e familiare con i telespettatori, erano come mamme, fidanzate, sorelle, contribuivano a rendere meno estraneo quell’ingombrante elettrodomestico che aveva invaso all’improvviso i salotti degli italiani: i nostri volti portavano conforto e allegria, ma già l’avvento del telecomando, negli anni ’80, affievolì molto il ruolo delle annunciatrici».  Rosanna Vaudetti, 78 anni (ma non li dimostra affatto), da Ancona, laureata in Scienze Politiche, commendatore, è stata “signorina buonasera” dal 26 luglio del 1961 al 15 novembre 1998: più di trentasette anni in video. Il suo esordio, dopo aver vinto il relativo concorso, coincise con l’apertura degli studi di Torino. È stato il primo volto apparso su Rai 2. Ha con- dotto vari programmi e serate speciali. Lei è stata anche la prima annunciatrice nella tv a colori, nel 1972. Ai tempi d’oro del direttore generale Ettore Bernabei. Cosa ricorda di quell’esperienza? «Stavo conducendo Giochi senza frontiere in Olanda quando lessi, per caso su un giornale, che la Rai avrebbe scelto l’annunciatrice con dei provini interni: mi dovevo presentare però negli studi di Roma la mattina seguente alle 10. Feci l’impossibile per riuscirci, contro il parere di tutti. E mi andò bene». Tra l’altro lei fu l’unica annunciatrice nella fase sperimentale del colore, quando ancora si doveva scegliere tra i sistemi Pal e Secam... «Già. Perché c’era stata un’interpellanza parlamentare di Ugo La Malfa che chiedeva meno spese alla Rai. Anche se Andreotti non era d’accordo perché voleva che fossimo al pari con gli altri Paesi europei». In cosa consisteva, in particolare, il vostro lavoro? «Dovevamo essere presenti negli studi televisivi dalla mattina prestissimo fino a sera tardi, leggevamo in diretta (o imparavamo a memoria gli annunci) e spesso dovevamo improvvisare. Da molti anni però gli annunci vengono registrati...».  Ricorda ancora la sua “prima volta”?  «No. Andare in video mi ha sempre rassicurata e non mi sono mai emozionata più di tanto. Anche per via dell’ambiente familiare che c’era in Rai. Provavo invece una certa impressione nei primi annunci alla radio pensando alla mia voce che vagava per conto suo nell’etere, che si disperdeva....». Sorriso dolce, voce morbida, portamento elegante e pettinatura impeccabile: lei è diventata subito popolare tra i telespettatori italiani... «Sì, riconosco di aver avuto un grande dono e tante soddisfazioni professionali. La gente mi vedeva per strada, mi salutava e mi sorrideva... Mi faceva piacere. E devo dire che si è creato subito un bel clima con le colleghe, che ha giovato molto al lavoro: Nicoletta (Orsomando, ndr), Maria Giovanna (Elmi, ndr), Gabriella Farinon, Mariolina Cannuli, Paola Perissi, Aba Cercato e tutte le altre. Ci scambiavamo ricette e consigli sulle pappe per i nostri bambini. Sono rimasta amica di molte di loro. Non c’è stata mai rivalità». Quali personaggi le sono rimasti nel cuore tra quelli incontrati nella sua carriera? «Beh, soprattutto Giovanni Paolo II che ho incontrato tre volte. Ricordo con piacere quando nel 1983, in occasione del Giubileo delle famiglie, nella Sala Paolo VI, fui sul palco con lui a presentare un coro di bambini. Poi, senz’altro, Alberto Sordi: volle che io presentassi la serie Storie di un italiano. Eravamo amici: un giorno in Rai mi disse, offrendomi un caffé: “Rosà, te vojo fà un regalo...”. Io non ci credevo, sapendo quanto fosse parsimonioso... E avevo ragione. Infatti, il suo regalo era un motto, diventato subito nazional-popolare: “Vaudetti, annunci perfetti”».
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