Il regista Jean-Jacques Annaud sul set davanti alla cattedrale di Notre-Dame di Parigi
Nel tardo pomeriggio del 15 aprile 2019 il mondo restò attonito e col fiato sospeso davanti all’incendio che stava devastando la Cattedrale di Notre-Dame di Parigi, simbolo della cristianità e capolavoro dell’arte mondiale. Nelle strade di Parigi, il traffico impazzito e migliaia di parigini e turisti con il naso all’insù di fronte alle fiamme, nel fondato timore di vederla crollare da un momento all’altro. A ricostruire le 24 ore che precedettero la mattina del 16 aprile 2019, quando finalmente l’incendio venne dichiarato sotto controllo, è il regista francese Jean-Jacques Annaud nello spettacolare film Notre-Dame in fiamme. Non un documentario, ma un vero e proprio film molto documentato che, con il taglio del thriller e i mezzi di un kolossal, ricostruisce dettagliatamente la impari lotta dei servizi di emergenza e l’eroismo dei pompieri contro la potenza devastante del fuoco, fra ritardi, imprevisti e difficoltà. Ma il regista de Il nome della rosa e Sette anni in Tibet, racconta anche la sofferenza dei fedeli e l’avventura dei responsabili della cattedrale parigina e dei sacerdoti che rischiarono anch’essi la vita per salvare le preziosissime reliquie custodite nella cattedrale. Si arriva così a un gran finale epico e mistico, con le grandi campane che suonano mosse dai getti d’acqua dei pompieri, sostenuti dall’Ave Maria cantata dai fedeli nelle strade. Finché all’alba un raggio di sole illumina il volto della celebre statua della Madonna con bambino che pare sorriderci davvero. Prodotto da Wildside, Pathé, TF1 Film Production, Jérôme Seydoux e François Pinault, il film Sky Original sarà al cinema dal 28 marzo e dal 15 aprile su Sky Cinema e in streaming su Now, a tre anni esatti dal tragico rogo che scoppiò proprio all’inizio della Settimana Santa.
Maestro Annaud, lei dov’era allora?
Ero nella regione della Vandea, in una casa in cui la televisione era guasta. Accendendo la radio, ho scoperto il dramma in corso a Notre-Dame. Non ho visto la tragedia quella sera, ma l’ho immaginata. Conosco molto bene la cattedrale. Da bambino ho inaugurato la mia prima macchina fotografica ritraendo la Strige della Galleria delle Chimere.
Come è venuta l’idea di farne un film?
Alla fine del 2019 Jérôme Seydoux, il presidente di Pathé, mi ha chiamato per fare un film di montaggio con materiali d’archivio. Leggendo i documenti ho scoperto un’affascinante catena di contrattempi, ostacoli e malfunzionamenti. C’erano tutti gli elementi per una sceneggiatura di finzione: nel ruolo di protagonista, una star internazionale come Notre-Dame. L’antagonista: un demone spaventoso e carismatico, il fuoco. Fra i due, delle persone umili pronte a sacrificare la propria vita per salvare delle pietre. Ho deciso di fare un film: l’8% per cento sono immagini d’archivio (abbiamo ricevuto 6000 fra video e foto da soccorritori e passanti) che si integrano con la fiction. L’interno di Notre-Dame era inaccessibile, ma ho avuto il permesso di girare sul sagrato e, alla fine, anche se con grandi restrizioni di sicurezza, pure al suo interno: un’esperienza commovente. Così abbiamo ricostruito in studio a grandezza naturale una gran parte della navata principale, le scale a chiocciola, i corridoi esterni, la struttura del transetto nord e l’interno del colossale campanile. Le scene dell’incendio sono state spettacolari, complesse e anche rischiose.
Nel film si intrecciano tante storie, fra cui quelle di chi ha rischiato la vita per salvare le reliquie.
Ci sono molti eroi, tutti personaggi commoventi. Fra questi vediamo il personale della cattedrale che mise in salvo la Corona di spine di Cristo, che rimase per 10 secoli nelle mani dell’impero romano d’Oriente, acquisita da re Luigi IX nel 1239 per una cifra esorbitante, il budget del funzionamento della Francia. Eppure la maggior parte dei francesi ignoravano che a Parigi ci fosse una delle più preziose reliquie della cristianità come la Sindone.
Una curiosità, nei titoli di coda nel cast appare fra gli attori la statua della vergine Maria.
La statua della Madonna è l’incarnazione del personaggio centrale, la cattedrale. Notre- Dame per me è una donna sublime, la più celebre delle attrici. Io abito a pochi metri dalla cattedrale, le passo davanti tutti i giorni e le parlo. Le chiedo «come stai?», «stai meglio? », «penso che questo incidente ti renderà più bella di prima». La adoro.
Lei è un non credente che però riesce a raccontare come se lo fosse il senso della fede.
Ho molto rispetto per le religioni in generale e per il cattolicesimo, per il raccoglimento e la fede che provano gli altri. Sono battezzato anche se vengo da una famiglia atea, laica e repubblicana, ma ricordo come intorno ai 10-12 anni abbia sentito una sorta di mancanza. L’ho compensata sviluppando un amore per l’architettura medievale delle chiese gotiche e romaniche che da ragazzo ho fotografato migliaia di volte: i miei genitori erano sorpresi. Quando entro in una cattedrale, piccola o grande, qualcosa dentro mi attira. Io non ho la fede e mi dispiace per questo.
Lei per preparare il film ha girato anche in altre cattedrali.
Ho girato in alcune delle cattedrali dello stesso periodo o dello stesso stile: Sens, la prima cattedrale gotica al mondo, Saint-Denis, costruita con lo stesso calcare, Amiens e soprattutto Bourges. Ho avuto una relazione di tenerezza e affetto straordinari con le autorità religiose, sono le prime persone che ho incontrato, e dal personale laico, a partire da quelle di Notre-Dame. La cosa bella è che i sacerdoti venivano sul set, e mi faceva piacere che vedessero che tutti avevano rispetto per le loro cattedrali. Ho beneficiato del loro sostegno morale e amicale senza nessuna restrizione.
Come è stata l’accoglienza del film in Francia?
Eccezionale, soprattutto da parte della stampa cattolica. Sono molto toccato di avere onorato la religione e la spiritualità, perché penso che sia tanto necessario nel mondo di odio intorno a noi. In un un mondo di differenze sociali sempre più accentuate, amo vedere che esistono ancora dei posti di preghiera e di meditazione. Non possiamo vivere in un mondo di violenza, odio e non rispetto per gli altri. La prima libertà è offrire la libertà agli altri. Sono felice di avere fatto un film che ci unisce nella speranza.
Il film è soprattutto un grande omaggio al sacrificio dei vigili del fuoco e alla loro competenza.
La maggior parte dei pompieri mi ha parlato di vocazione, parola che per me è associata ai voti religiosi. I pompieri sono gli eredi di coloro che non vogliono solo avere successo, la vita non è solo una bella auto: ho trovato in loro una specie di serenità. La felicità non sono i soldi, ma sentirsi in comunione con gli altri e sapere di essere utili. C’è bisogno di riformare questo mondo che da un secolo in qua ci sta portando sulla cattiva strada e alla catastrofe totale.
Cos’è per i francesi Notre-Dame?
Per i francesi è la cattedrale della capitale, per i turisti uno dei monumenti più visitati al mondo. È il simbolo dell’Europa cristiana, della civilizzazione dominante dopo la cultura grecolatina. Questo incendio ha turbato il mondo. È il simbolo di una civiltà che crolla? Il sacro aggiunge enorme significato. Se brucia Versailles è un peccato, ma non è un luogo di preghiera sin dai tempi del neolitico. Ma i francesi non avevano completamente realizzato quanto questa cattedrale fosse importante per l’umanità.