Angelina Mango al Festival di Sanremo con "La noia" - Foto di Francesco Cerbini
E’ lei l’outsider da tenere d’occhio al prossimo Festival di Sanremo, la 23enne e lanciatissima Angelina Mango, figlia d’arte (del mai troppo compianto Pino Mango e di Laura Valente già cantante dei Matia Bazar) che ha dimostrato un talento proprio ed originale di cantante e autrice. Dopo aver vinto nella categoria canto nella scorsa edizione di Amici di Maria De Filippi, a maggio pubblica il suo album Voglia di vivere - certificato disco d’oro - contenente il brano da record Ci pensiamo domani, che ha registrato oltre 75 milioni di stream audio e video ed è stato certificato triplo disco di platino. Sino ad arrivare al tormentone dell’estate Che t’o dico a fa', che ha confermato il successo inarrestabile della cantautrice: 51 milioni di stream audio e video totali, disco di platino, miglior debutto femminile del 2023 alla sua pubblicazione.
Un tour nei club nel 2024 attende la frizzante Angelina che cerca la sua consacrazione proprio all’Ariston con il brano La noia. Un brano che mescola il ritmo movimentato della cumbia messicana a un testo che racconta gli alti e bassi della vita, studiato per il podio, basti vedere le collaborazioni eccellenti al testo di Madame e alla produzione del genio Dardust.
«Questo pezzo è nato in studio con l’incontro di Dardust e Madame - ci racconta Angelina -. Li seguo da tanto e io sono appena entrata nel mondo della musica, sapere che volevano collaborare con me mi ha alzato l’autostima. La noia è un pezzo completo, che non lascia fuori la profondità, insieme all’energia e alla vocalità». Nella scrittura le due ventenni Madame e Angelina Mango si sono trovate sul tema: «Quando una persona vive molti alti e molti bassi fa fatica ad annoiarsi. Entrambe eravamo arrivate in un momento nella vita in cui ci siamo trovate ad annoiarci perché c’era una stabilità – spiega il paradosso Angelina -. La noia qualcuno la allontana, ma invece va accolta. Per una persona ossessionata come me dal tempo, la noia è tempo in più per dedicare a se stessi. Insomma, riuscire a ballare sopra ogni cosa che ci arriva di negativo della vita, è legato al ritmo della cumbia, nata per esorcizzare il dolore».
Angelina appare solare, ma nei suoi primi testi ha raccontato esplicitamente le sue sofferenze (non dimentichiamo che perse il padre all’improvviso quando aveva 13 anni) perché per lei «scrivere canzoni è una cura come pure ballare è come prendermi cura di me stessa. Nei momenti in cui non sappiamo cosa fare, dovremo prenderci cura di noi stessi».
Perché, racconta, lei ha lavorato tanto per cambiare la sua visione della vita, «su come affrontare i dolori, gli alti e i bassi, le grandi delusioni, le grandi perdite e i colpi di scena. Oggi mi sveglio e sono felice. Mi sento bene e non ho paura di sentirmi bene. Spesso è difficile ammettere di stare bene, io in certi momenti non pensavo di poter essere così».
Nel brano il suo “dress code” è una corona di spine, ovvero, spiega, «la capacità di indossare il dolore e portarlo a testa alta». Nei suoi testi la cantautrice è sempre stata molto autobiografica: «Prima le mie canzoni erano più introspettive, ero più negativa, mi concentravo sulle cose che mi facevano stare male. Nel momento in cui ho trovato la chiave per svoltare e riprendermi il mio tempo, questo è passato anche nella mia musica. Sono contenta che ci sia coerenza tra il mio stato d’animo e quello che produco». Un bel messaggio da portare a tanti coetanei dal palco dell’Ariston
Un “affare di famiglia” Sanremo, dove il padre aveva debuttato nel 1985 tra le Nuove proposte e dove nel 2007, mamma e papà si esibirono insieme nella serata dei duetti con Chissà se nevica. «Questa storia familiare su quel palco mi fa sorridere – aggiunge Angelina -. E’ una cosa molto dolce, un bellissimo ricordo. Se penserò a mio padre su quel palco? Sul palco tutti gli artisti pensano alle persone che amano». E il pensiero si tramuterà in omaggio venerdì 8 febbraio quando durante la serata delle cover Angelina intonerà uno dei successi di suo padre Pino Mango, La rondine, con il quartetto d'archi dell'Orchestra di Roma. Grazie anche alla sua famiglia Angelina Mango ha iniziato a cantare: «In tutti i viaggi in macchina io, mio fratello, mia mamma e mio papà cantavamo. Ho scoperto la musica molto presto perché la musica era la mia casa. I miei mi hanno lasciato molto libera e serena di scegliere. Con mio fratello ho condiviso tanto questa crescita nella musica, studiando Aretha Franklin e le grandi cantanti».
Adesso cosa si aspetta da Sanremo? «Vado serena senza aspettarmi troppo. Il successo? Ho lavorato tutta la vita per questo, io ho iniziato a cantare nei locali a 13 anni, a fare uscire canzoni quando ne avevo 19, e finalmente è arrivato il pubblico che mi ha accolto quest’estate e spero di riuscire a a continuare soprattutto perché mi interessa comunicare».