Angelina Mango pubblica l'album "pokè melodrama" - Foto Andrea Bianchera
Angelina alla prova del nove: in un anno eccezionale fra la vittoria di Sanremo e il settimo posto ad Eurovision per la Mango è il delicato momento della conferma già a soli 23 anni. Esce oggi poké melodrama (LaTarma Records, distribuito da ADA Music), il primo album d’inediti di Angelina Mango che riassume le sue diverse anime musicali. Quindi per non sbagliare, da direttrice artistica del suo progetto insieme a Giovanni Pallotti (E.D.D.), l’artista mette dentro di tutto e di più in questo lavoro in cui si super concentrano virtuosismi vocali, duetti di tendenza con trapper e rapper, intimismo cantautorale, reggaeton, musica etnica, urban e pop.
E mette in campo i migliori autori e produttori della nuova generazione ( Dardust, Edwyn Roberts, Alessandro La Cava, Cripo, tanto per citarne qualcuno), un asso nella manica come Marco Mengoni, fino ad arrivare al ruvido rapper Bresh (il più convincente feat. fra i giovani) , passando per l’elettronica e l’urban con Dani Faiv e Villabanks. «Sono molto emozionata per questa uscita perché, dopo un anno di pieno di tutte queste cose giganti che mi sono successe, mi serviva fare uscire un lavoro che comprendesse tutto di me, una specie di presentazione perché nonostante tutto io sono appena arrivata – ci spiega Angelina Mango -. Per questo è venuto fuori un album “poké” pieno di cose che sembrano non c’entrino nulla, ma che invece hanno un senso. Non riesco a incasellarmi in un genere unico ma mi piace sperimentare».
Il rischio della frittata era dietro l’angolo, invece il mix di gusti disparati si sposa molto bene in un’“insalata” contemporanea e originale. Soprattutto Angelina con la sua penna e la sua voce riesce a raccontare qualcosa inedito di sé, di molto intimo e anche doloroso. «Una specie di diario di questi ultimi 12 mesi, perché le persone hanno visto quello che succedeva da fuori, ma non quello che succedeva dentro di me, una ragazza che sta crescendo. So di aver detto tutto e di aver dato tutto» aggiunge.
E a toccare sono appunto i momenti più intimi, quelli dove riecheggia il ricordo della sua infanzia (Gioielli di famiglia) con una bambina che balla scatenata sotto gli occhi dei genitori (“afona, ero una bimba afona / i miei stavano seduti a tavola / mi guardavano ballare scatenata con l’asma”). Come pure la toccante Edmund e Lucy scritta col fratello Filippo Mango in cui Angelina canta di due fratelli che sono stati “troppo poco tempo con un padre”, l’indimenticato Pino Mango, ma che sono diventati essenziali l’uno per l’altra. «La canzone è nata da uno scambio via whatsapp con mio fratello che mi aveva inviato una traccia. Aveva dentro delle parole che parlavano di noi due e gli ho risposto subito cantandola - racconta con affetto la cantautrice -. Penso che il nostro rapporto si meriti uno spazio dedicato nell’album, perché è grazie a lui se faccio questo nella vita, lui mi ha insegnato tutto e stiamo crescendo insieme. Il titolo è ispirato a due fratellini protagonisti de Le cronache di Narnia, il nostro film: anche io mi nascondevo nell’armadio quando giocavo a nascondino».
Ancora più esplicita nella dolce Smile canzone nasce da un anello con uno smile, il dono di una bambina di sei anni che ha condiviso con Angelina la sua storia di una perdita. “Il sorriso gigante / mi viene incontro e dice / lo sai che anche mio padre sta nel cielo come il tuo / mi tremano le gambe / vorrei essere più grande / ma forse lei è più grande di me”. Ma l’invito è ad affrontare la vita con il sorriso: “un giorno incontrerò Dio / e col sorriso in volto gli dirò / che nonostante tutto sto da dio”. Dio riappare per Angelina anche nella ballabile Cup of tea dove a chi la giudica canta “chi per un trauma chi per un altro / davanti a Dio saremo tutti uguali”.
«Certi argomenti non li avevo toccati prima perché non pensavo servisse, tanto ne parlavano già gli altri. Poi quest’anno mi sono resa conto che il mio punto di vista era importante e nuovo, che era essenziale per me raccontare in modo diretto anche il mio passato e le esperienze più difficili: è catartico. La mia generazione - aggiunge - è molto libera di esprimersi ed è normale parlare di traumi e ferite, come dell’amore e dell’uguaglianza. E’ una generazione che non si nasconde e a me piace rappresentarla così in questo disco». E una chicca è Uguale a me con Marco Mengoni, pop raffinato e e duello di ugole: «Ogni volta che cantava io tremavo come una foglia. E’ stato bellissimo condividere con lui il messaggio che siamo esseri umani, con le nostre fragilità, e siamo uguali».
I boschi della Lagonegro in cui è cresciuta spuntano anche nella più scatenata danza elettro reggaeton di Melodrama, in un disco dove si balla e tanto sulla scia deii successi La noia e Che t’o dico a fa’ ,ovviamente presenti in un disco «che permetterà a me, al pubblico e alla band di sviluppare la stessa energia e intensità in un tour, prima estivo e poi da ottobre nei club, in cui la musica è sovrana»