Alexandra Agiurgiuculese, ginnasta italiana di origini romene, ha 16 anni ed è la promessa della ritmica azzurra
A 16 anni è già pronta a sfidare il mondo. Body aderente, trucco e parrucco ammiccanti, nastro, clavette, palla e cerchio agitati a suon di musica. È Alexandra Agiurgiuculese, classe 2001, il volto sorridente della ginnastica ritmica azzurra. Non una nuova Farfalla di Emanuela Maccarani, ma l’individualista che ha riscritto la storia. Alla prima stagione da Senior, Alexandra - nata in Romania e trasferitasi nel Trevigiano a 10 anni - è salita quattro volte sul podio di Coppa del mondo. Roba che a un’italiana non capitava dal 1991. Ventisei anni fa Samantha Ferrari fu bronzo nelle clavette al Mondiale di Atene, da allora la ritmica tricolore ha vinto solo con la squadra. Grazie all’allieva di Spela Dragas e Magda Pigano la bandiera italiana campeggia ora negli esercizi singoli. È Udine la città dove viene plasmato il talento di una ragazza approdata alla ginnastica a 6 anni («Avevo problemi alla colonna vertebrale e il medico mi spedì in palestra. Lì conobbi Stefania che mi fece innamorare della ritmica»), giunta in Italia a 10 («Non sapevo una parola della nuova lingua, ma l’ho imparata alla svelta. Oggi mi sento italiana, ma mantengo i contatti con le amiche rumene»), e lanciata dalla slovena Spela Dragas: «Mi giudicò da arbitro in una gara in Romania nel 2010 e rimase colpita dalla mia scioltezza. La rincontrai l’anno dopo a uno stage a Sacile e lì mi propose di allenarmi con lei».
Per quattro anni Alexandra ha vissuto a casa dell’allenatrice, frequentando la scuola media a Martignacco. Ora dimora in un convitto in centro a Udine, mentre la sua famiglia vive a Cordignano in provincia di Treviso: «Papà e mamma lavorano in una fabbrica di mobili, mio fratello Sebastian, un anno più piccolo di me, gioca a calcio, mentre mia sorella Madalina, del 2004, ha cominciato da poco con la ritmica». Da settembre l’atleta frequenterà il terzo anno al Liceo Volta, uno scientifico con indirizzo sportivo: «Mi alleno in palestra dal lunedì al sabato dalle 14.30 alle 20.30, perciò faccio i compiti dopo cena e la domenica. È difficile conciliare scuola e allenamento, ma ci riesco. Piuttosto che addormentarmi sui libri preferisco svegliarmi presto la mattina per studiare». Primo anno tra le grandi e subito il boom: «È stata una sorpresa, non mi aspettavo i quattro podi di Coppa in tre attrezzi. Doveva essere un anno di stacco dal punto di vista fisico, invece ho raccolto tanto. Sto crescendo, il massimo arriverà tra un paio di stagioni». Tra spaccate, rovesciate e ponti, la Agiurgiuculese ha già il suo marchio di fabbrica: «Ho inventato la ruota sulla testa, il valore aggiunto del mio esercizio con clavette e nastri». Prossima fermata Pesaro, dove mercoledì comin- cia il Mondiale: «Mi sono preparata con determinazione e darò il massimo. Non ho un attrezzo preferito. Nella palla, sulle note di Halleluja, sfoggerò un body simile a un vestito da sposa, nel cerchio proporrò uno sguardo assassino, nel nastro su un medley di Beatles e Queen sarò molto espressiva, mentre con le clavette sarò come una moderna principessa».
Abito, pettinatura, trucco, colonna sonora, coreografia: tutti ingredienti per ammaliare i giudici. «Nella ritmica le giurie premiano le più famose, perciò non so cosa aspettarmi. A un’atleta che ha fatto le Olimpiadi per salire sul podio basta esegui- re un esercizio pulito, io da esordiente dovrò essere perfetta». Non si sente una donna da squadra («Mai pensato di far parte di un team, preferisco esprimermi da sola, così se sbaglio è tutta colpa mia»), ma le piacerebbe sperimentare eventualmente in futuro la coppia mista: «La presidentessa della Federazione russa Irina Viner sostiene che i tempi siano maturi per far gareggiare anche i ragazzi. Se lo dice lei, una persona davvero influente nel nostro mondo, sono sicura che tra qualche anno le gare miste saranno una realtà». Intanto dopo l’Olimpiade di Rio molte delle big hanno smesso, ma le discendenti si son già fatte avanti: «Le più forti in questo momento sono le gemelle russe Dina e Arina Averina». All’anagrafe il suo nome completo è Alexandra Ana-Maria, «ma per gli amici sono Agiurgiu, per i familiari Alex e per le allenatrici Vlad».
Nell’era virtuale la ginnasta preferisce la conversazione reale alla chat sui social: «Mi piace postare le foto su Instagram o i video su Facebook, ma gli amici veri sono quelli con cui trascorro del tempo fianco a fianco parlando in faccia». Un’adolescente con tempo libero ridotto all’osso non coltiva hobby, ma a una cosa non rinuncia: il pallone. «Sono un’attaccante mancata. Se non avessi fatto ritmica, sarei stata una calciatrice. Tifo per il Barcellona, perché alla playstation io scelgo i Blaugrana e mio fratello il Real Madrid». Si definisce testarda e dopo la carriera sportiva ne sogna un’altra inquadrata dalla macchina da presa: «Vorrei studiare cinema e fare l’attrice nei film d’azione ». Così da continuare a fulminare col suo sguardo. Oggi i giudici della ritmica, domani gli spettatori in una multisala.