Adriano Olivetti - Ansa
Un “agente” pronto a rovesciare il regime di Mussolini e a collaborare con Stati Uniti e Gran Bretagna per costruire un futuro diverso rispetto al contesto politico, sociale e culturale che l’Italia stava vivendo dopo l’ingresso nella Seconda guerra mondiale del 10 giugno 1940. L’impegno antifascista di Adriano Olivetti emerge da una documentazione di 116 pagine custodita negli archivi del governo britannico che riguardano la vita e l’attività dell’imprenditore di Ivrea tra il 1939 e il 1946. Nome in codice “Brown”, Olivetti, in molti dispacci venne definito “il pianificatore lungimirante” e “la nostra migliore scommessa”. L’intelligence britannica fu colpita dalla “persona dotata e piena di talento”.
Una storia che aggiunge all’Olivetti intellettuale, editore, politico e innovatore delle scienze sociali un tassello in più. Non solo industriale che sviluppò la famosa azienda di macchine per scrivere, fondata dal padre Camillo, e rimasto profondamente colpito già nel 1924 dal caso Giacomo Matteotti, ma uomo coraggioso che agli sgoccioli del secondo conflitto mondiale non esitò a fare scelte importanti come approfondire i suoi contatti con l’Os, il servizio segreto americano, la futura Cia, e con il Soe, lo Special Operation Executive, ossia l’intelligence britannica fondata nel 1940 dal premier Winston Churchill. Dai documenti desecretati e resi aperti dagli archivi inglesi «nel 1943 Olivetti ha la possibilità di viaggiare in Svizzera con la scusa dell’azienda» spiega Nicoletta Maggi, giornalista e blogger che è volata a Londra a spulciare l’intera documentazione. In terra elvetica incontra esponenti del’Oss e più precisamente Allen Dulles e «viene scoperto mentre cercava di avvisare l’intelligence alleata a non fidarsi di Badoglio che aveva preso il potere da poco. Fu arrestato nel luglio del ’43 dai servizi segreti di Badoglio con l’accusa di collusione con l’intelligence nemica e rimase nel carcere di Regina Coeli per diversi mesi», aggiunge Maggi.
Uno dei documenti d’archivio britannici dal quale emerge la fiducia data a Olivetti dagli inglesi - Nicoletta Maggi
L’attività intellettuale, imprenditoriale e politica di Olivetti è nota a tutti, così come l’impegno e la passione per il suo Paese, compresa la sua attività di collaborazione con l’intelligence degli Alleati. «Qualche tempo fa, il governo britannico ha desecretato il file su Adriano Olivetti, aka Brown. Codice HS 9/1119/7 compresa tra il 1939 e il 1946 con tutti i dettagli – aggiunge Maggi -. Per gli amanti di file desecretati e cablogrammi dell’intelligence britannica, questo archivio è il tempio dove trovare un’incommensurabile quantità di materiale inedito e verità top secret su tutti i Paesi del mondo». Leggendo i cabli di Mr. Brown si scopre che stava organizzando un vero e proprio colpo di Stato contro Mussolini. Dunque un golpe contro il regime fascista come dimostrano «le lettere dell’intelligence di Sua Maestà che parlano di lui e delle sue attività clandestine – sottolinea la giornalista -. Dei suoi piani segreti era a conoscenza anche il Vaticano». Nella prima pagina del fascicolo in una lettera datata 18 ottobre 1943 si nota la fiducia degli inglesi nei confronti di Olivetti: «Il colonnello Roseberry, capo del Soe in Italia aveva preso informazioni su di lui e sono decine le pagine di documenti che confermano la triangolazione tra l’intelligence di Churchill, Mr. Brown e il Vaticano – riflette Maggi -. Tutti coinvolti ed impegnati a rovesciare la dittatura di Mussolini». Nella stessa missiva, a firma di Norrish, del gabinetto di guerra britannico, inviata a Dixon del Foreign Office si legge: «Ricorderai che tempo fa Adriano Olivetti, si è rivolto a noi attraverso Berna e ci ha proposto uno schema per coordinare i vari movimenti antifascisti in Italia. Ti interesserà sapere che oggi abbiamo ricevuto dal Colonnello Roseberry un telegramma che ci informa che membri di spicco del governo Badoglio hanno confermato in tutti i suoi dettagli le attività organizzative di Olivetti come già le conoscevamo e lo chiamavamo il pianificatore lungimirante che ha avuto il coraggio di cercare di unire tutti gli elementi di opposizione» si legge nella missiva desecretata. Olivetti, prosegue la lettera «fu arrestato durante il breve mandato di Badoglio a Roma, e sebbene sia stato trasmesso un ordine per il suo rilascio non è stato eseguito in tempo, ma si stanno facendo sforzi per cercare di salvarlo». Dunque un’azione, quella dell’imprenditore piemontese, nato a Ivrea l’11 aprile 1901, che viene confermata dal corposo carteggio: «Si tratta di centosedici pagine dense di storia ancora sconosciuta per i più – prosegue Maggi -. Innumerevoli i segreti presenti sulle sue attività e sul suo ruolo attivo. Nel dispaccio del 29/30 luglio 1943, ad esempio, si legge che un’insurrezione contro il regime avrebbe avuto luogo da un giorno all’altro, Badoglio era il probabile leader, e si sarebbe formato un governo provvisorio pienamente sotto il controllo militare con l’obiettivo finale di cacciar via fascisti e tedeschi e di fare pace con gli Alleati». In tutto questo, ribadisce la giornalista che da poco ha pubblicato insieme allo storico Bernard O’Connor Operazione Etna: l’infiltrazione britannica di agenti sovietici in Italia «Olivetti era pienamente coinvolto e, in riferimento alla situazione dei mesi successivi si ammetteva che ci sarebbe potuto essere un breve periodo di scontri, ma che, alla luce dello stato d’animo del Paese, dell’odio per la Germania e il desiderio di pace e il fatto che gli Alleati potessero essere in grado di aiutare, la questione finale non poteva essere messa in dubbio». Un aspetto della vita di Olivetti poco conosciuta che trova conferma nelle carte d’archivio che avvalorano il suo alto profilo di uomo preoccupato delle sorti dell’Italia e per questo pronto a rischiare la vita per un futuro di democrazia e di libertà.