sabato 29 dicembre 2012
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​Può succedere anche questo. Che uno diventi famoso per una frase che non è farina del suo sacco. È il caso di Pierre de Frédy, barone di Coubertin, il celebre fondatore dei giochi olimpici moderni il cui nome è sempre stato associato alla famosissima frase «l’importante non è vincere ma partecipare». Peccato, però, che questo concetto non sia suo ma mutuato da un discorso del vescovo anglicano Ethelbert Talbot che lo espose nella cattedrale di Saint Paul a Londra durante una cerimonia in onore dei partecipanti dei giochi olimpici del 1908. Sembra, poi, che il vescovo si fosse ispirato a sua volta a un filosofo greco che disse «l’importante non è vincere, ma partecipare con spirito vincente». Paternità della frase a parte, Pierre de Coubertin, del quale il primo gennaio ricorreranno i 150 anni della nascita, si è guadagnato un posto nella storia per aver riesumato gli antichi giochi olimpici con l’intenzione di promuovere l’atletica. Credeva molto nello sport e nei suoi valori e per promuovere le sue idee il 23 giugno del 1894 organizzò alla Sorbona di Parigi un congresso internazionale nel corso del quale annunciò la sua intenzione di riproporre i giochi olimpici dell’antica Grecia. In quella data venne pure istituito il Comitato olimpico internazionale (CIO) a capo del quale venne chiamato il greco Demetrius Vikelas, uomo di sport, ma anche di cultura, mentre de Coubertin ricoprì il ruolo di segretario generale. Il CIO stabilì, né poteva essere diversamente, che le prime olimpiadi della nuova serie si svolgessero due anni dopo ad Atene. Il successo della manifestazione fu talmente grande da indurre de Coubertin ad assumere la presidenza del Comitato. De Coubertin, inoltre, non solo ebbe l’idea dei giochi, ma furono sua invenzione anche la bandiera olimpica e il motto dei giochi. La bandiera, come si legge all’inizio della "Carta olimpica", fu adottata al Congresso olimpico di Parigi del 1914 e i cinque cerchi intrecciati «rappresentano l’unione dei cinque continenti e l’incontro degli atleti di tutto il mondo ai Giochi Olimpici». E anche i colori (azzurro, giallo, nero, verde e rosso) furono scelti con molta attenzione perché sono colori presenti in tutte le bandiere del mondo. I cinque cerchi olimpici apparvero la prima volta nel 1913 in una lettera scritta da De Coubertin e fu lui stesso a disegnarli, a colorarli e collocarli in apertura del suo scritto. I cerchi, inoltre, non erano disposti come li vediamo oggi, tre sopra e due sotto, ma costituivano un’unica catena orizzontale. Lo scoppio della prima guerra mondiale fece annullare i giochi del 1916 e pertanto la bandiera olimpica sventolò per la prima volta in occasione delle olimpiadi del 1920, che si svolsero ad Anversa, dove i nostri atleti per la prima volta indossarono la divisa azzurra. Nelle olimpiadi di Parigi del 1924 i cinque cerchi comparvero per la prima volta anche sulle medaglie olimpiche. De Coubertin pensò anche al motto dei giochi e si rivolse al predicatore domenicano Henri Didon che gli propose Citius! Altius! Fortius! («Più veloce! Più in alto! Più forte!»). Il motto olimpico fu utilizzato la prima volta per le olimpiadi del 1924. Anche il giuramento olimpico, pronunciato la prima volta nel 1920, fu scritto da de Coubertin e ancora oggi viene utilizzato seppure con qualche lieve cambiamento. Per le olimpiadi di Sidney del 2000 alla formula del giuramento è stato aggiunta, tristissimo segno dei tempi, una parte riguardante il doping. Per le olimpiadi moderne de Coubertin inventò nel 1912 il pentathlon, una disciplina solamente maschile composta da equitazione, scherma, tiro a segno, nuoto e corsa, e allargata alle donne a partire dal 2000. Al nome di Coubertin è legata anche una celebre medaglia, detta anche la "Medaglia del vero merito sportivo", istituita proprio cinquant’anni fa nel 1963 dal CIO e assegnata all’atleta che dimostra far play e spirito di sportività. La prima medaglia Coubertin fu assegnata nel 1964 all’atleta italiano Eugenio Monti nella specialità del bob, durante le olimpiadi invernali di Innsbruck. Venuto a sapere che la squadra britannica del bob a due avrebbe vista compromessa la prosecuzione della gara a causa della perdita di un bullone, Monti con gesto di grande sportività prestò uno dei suoi. Solamente quattordici atleti sono stati insigniti di questa onorificenza, per molti ritenuta ancora più importante di una medaglia olimpica. De Coubertin, che fu anche uno storico e un pedagogista, morì nel 1937. La sua tomba si trova a Ginevra, sede del Comitato olimpico internazionale, mentre il suo cuore è stato sepolto vicino alle rovine dell’antica città di Olimpia. Chiudiamo con una notizia dell’ultima ora. Lunedì prossimo, 31 dicembre, i Comitati provinciali del Coni cesseranno di esistere e saranno a rischio anche alcune importanti biblioteche sportive. Modo migliore per celebrare i centocinquant’anni della nascita del padre delle moderne olimpiadi non poteva essere escogitato!
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