martedì 30 aprile 2024
Per l'oncoematologo del Bambino Gesù, coordinatore di uno degli studi pubblicati sul New England Journal of Medicine, i risultatti sono una pietra miliare nel trattamento di queste patologie
Franco Locatelli

Franco Locatelli - Bambino Gesù

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La novità è di quelle che cambiano la vita dei malati di talassemia e anemia falciforme. Perché grazie alle “forbici molecolari” si può guarire definitivamente da queste malattie, visto che i risultati di due studi internazionali, che hanno coinvolto l’ospedale Bambino Gesù di Roma, pubblicati sul New England Journal of Medicine, dimostrano come il 91% dei pazienti talassemici ha raggiunto l’indipendenza trasfusionale e il 97% di quelli con anemia falciforme è libero da crisi vaso occlusive per 12 mesi consecutivi. Ecco perche Franco Locatelli, il responsabile di oncoematologia del nosocomio pediatrico e coordinatore dello studio sulla talassemia, li definisce «una pietra miliare».

Come funziona l’editing del genoma nei casi di talassemia e anemia falciforme?

Partiamo da una premessa. Ognuno di noi dal concepimento fino alla fine della vita ha diversi tipi di emoglobina. In particolare, durante la vita nel grembo materno vi è l’emoglobina fetale che è composta da due catene alfa e due catene gamma, nella seconda parte della gravidanza la produzione delle catene gamma si interrompe e viene sostituita dalla produzione delle catene beta che assieme alle alfa compongono l’emoglobina dell’età adulta. Nella talassemia il motivo della patologia è dovuto alla produzione insufficiente o totalmente assente delle catene beta dell’emoglobina, mentre nell’anemia a cellule falciformi le catene beta hanno un difetto nella loro sequenza che determina le manifestazioni della patologia, ossia le crisi vaso-occlusive. Quando un bambino talassemico o falcidico nasce tuttavia non ha bisogno di trasfusioni o non ha manifestazioni cliniche per la produzione residuale di emoglobina fetale ancora per alcune settimane, o pochissimi mesi. Il ragionamento è stato riandare a riattivare la produzione di emoglobina fetale in qualche modo riportando indietro le lancette dell’orologio biologico che riguarda appunto questa produzione. Quello che si è scoperto è che un gene chiamato Bcl11a è responsabile dello spegnimento delle catene gamma e della sintesi delle catene beta. Con le forbici molecolari così si è andati a riattivare quel gene, ripristinando la sintesi dell’emoglobina fetale. Questo meccanismo di azione straordinariamente selettivo e preciso, nella quasi totalità dei pazienti sia con talassemia che con falcemia li ha resi, i primi, indipendenti dal bisogno di trasfusioni perché producono emoglobina fetale largamente in grado di coprire tutta la necessità emoglobina di cui un essere umano ha bisogno e, i secondi, indipendenti da crisi vaso-occlusive.

Molecola di emoglobina in 3D

Molecola di emoglobina in 3D - Bambino Gesù

Questo studio rivoluziona completamente il trattamento di queste patologie, insomma.

Assolutamente, è una pietra miliare. È il trattamento potenzialmente curativo in maniera definitiva con un solo intervento per queste patologie, in aggiunta al trapianto allogenico cioè da un donatore di cellule staminali, che per tanti anni è stata l’unica terapia radicalmente risolutiva. Il trapianto però per essere realizzato ha bisogno di un donatore compatibile, eventualità che si osserva in non più del 50% dei casi. In più il trapianto oltre i 14 anni ha dei rischi troppo elevati; quindi, questa nuova tecnologia è indirizzata per tutti i pazienti che non hanno un donatore compatibile e per quelli che hanno un’età superiore dei 14 anni. Ecco perché questo cambia tutto lo scenario di trattamento di questi malati, compresi gli scenari di sopravvivenza. Ancora prima che risultati venissero pubblicati, le agenzie regolatorie Usa ed europea - la Food and Drug administration e l’Ema - hanno approvato sulla scorta dei dati accumulati nel corso della sperimentazione questa terapia per tutti quei pazienti o con talassemia o con anemia a cellule falciformi dai dodici anni in sù. Al di sotto, per la fascia 2-12 anni, è in corso la sperimentazione e i dati che stiamo ottenendo confermano l’efficacia del trattamento, riproducendo in maniera del tutto analoga i risultati ottenuti nella fascia adolescenziale e negli adulti.

Si può perciò ipotizzare di debellare in futuro queste due malattie?

Certamente cambia la possibilità di curare definitivamente questi pazienti, perché si liberano i talassemici dalla necessità di fare regolari trasfusioni ogni tre settimane e di assumere ogni giorno una terapia farmacologica in grado di rimuovere il sovraccarico di ferro che altrimenti si accumulerebbe per le trasfusioni ricevute. In più, cambia la prospettiva di counceling genetico, perché ad esempio coppie a rischio o che sanno di avere una gravidanza in corso con un embrione affetto hanno ora l’informazione della possibilità di guarirlo definitivamente e quindi affrontano con maggior serenità quello che è il percorso di un futuro nascituro malato. Nella mia personale esperienza, ho fatto tanti colloqui di coppie per questo motivo e alla fine dell’incontro in cui ho spiegato queste novità tutti hanno deciso di continuare la gravidanza. Questo è un altro motivo di grande soddisfazione, oltre la possibilità di curare questi malati.

Molecola di Rna messaggero con proteina Cas9 che si lega al Dna da tagliare

Molecola di Rna messaggero con proteina Cas9 che si lega al Dna da tagliare - Bambino Gesù

Questi risultati dimostrano l’importanza della ricerca per cambiare la vita dei pazienti e delle loro famiglie. Un tema molto caro per l’ospedale Bambino Gesù.

In generale investire in ricerca sanitaria è assolutamente imprescindibile e fondamentale, nel famoso manifesto appello per la tutela del Ssn io assieme ad altri 13 colleghi abbiamo sottolineato anche questo aspetto. È chiaro che la missione e la scala valoriale del nostro ospedale porta ad investire in maniera assolutamente determinata, convinta e di prospettiva in quelli che sono gli approcci per le terapie più innovative. L’anno scorso quando abbiamo diffuso i dati degli straordinari risultati dei successi delle Car-t nei tumori solidi, abbiamo dimostrato l’efficacia delle Car-t anche in alcune selezionate patologie autoimmuni, su tutte il lupus eritematoso sistemico. Ecco perché è così fondamentale e determinante rivolgere sempre uno sguardo prioritario a tutti quelli che sono gli approcci di ricerca traslazionali, di ricerca applicata al malato con gli approcci più innovativi.

Quale è la sfida per il futuro?

Ogni anno 300mila bambini vengono al mondo con l’anemia falciforme, ma il 75% di essi nasce nell’Africa Subsahiarana e lì difficilmente si ha una prospettiva di vita che supera le due- tre decadi al massimo. La sfida, e la necesssità etica, è rendere queste novità disponibili e sostenibili anche per chi non ha la fortuna di nascere in Paesi con un livello socio-economico più sviluppato. Rendere queste terapie a disposizione di tutti deve essere perciò un compito morale di tutta la comunità, in particolare della comunità medica, e di chi ha valori improntati alla dottrina cattolica.

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