Siamo amici di Dio, amati senza un perché
mercoledì 1 maggio 2024
VI Domenica di Pasqua - Anno B Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri». Cosa ci chiede oggi Dio, cosa chiede ai suoi prima di andar via? Forse riti astrusi, l’adesione ad una dottrina filosofica complicata, la perfetta e rigida obbedienza a una religione? Il Dio Risorto, il Rabbi che aveva camminato per le strade di Palestina e si era imbarcato sulle onde del lago, che aveva pescato e salito monti per poter meglio abbracciare con lo sguardo e consolare quella folla di straccioni che lo seguiva, oggi ai suoi lascia invece parole tenere, di una tenerezza appassionata: «Restate con me, restate in me, amici miei...». La richiesta di Gesù è quella di imparare ad amare Dio da innamorati e non da servi, di non fuggire lontano dall’amore, Lui vuole una vicinanza da amanti: «Amore io voglio, non sacrifici» (Os. 6,6). «Rimanete nel mio amore»: perché l’amore, quando lo trovi, lo senti che non è solo un’emozione, uno stato d’animo, ma diventa un luogo, un posto dove stare e sistemarsi. L’amore si fa casa, capanna, nido. Nell’amore si entra e si sta, perché si sta troppo bene. E si sta con quella “gioia piena” degli uccellini nel nido: al sicuro, protetti, fra ali calde in cui accucciarsi. Eccoli i suoi ragazzi, me li immagino mentre ascoltano queste parole, loro smarriti e ritrovati; li vedo i loro occhi carezzare quel Maestro pazzo d’amore, l’amore di Dio. Mi sembra quasi di ascoltare il battito del loro cuore che si impenna mentre si sentono chiamare “amici”.
Proprio loro, che lo avevano tradito, che erano scappati, che lo avevano rinnegato, proprio loro come noi. «Amici che ci fanno sentire amati senza un perché. Che hanno quella dote speciale di farci sorridere. Che sanno tutto di noi e sanno il segreto delle piccole cose che ci fanno felici. Che anche quando non sono d’accordo restano con noi. Che perdonano ancor prima delle scuse» (J. Tolentino Mendoça). Noi amici Suoi, amici di un Dio che chiede amore e chiede di dare amore «gli uni gli altri»: non astrattamente, non solo la domenica, ma uno per uno, negli incontri della vita di ogni giorno. Uno ad uno, quelli che troviamo sulla nostra strada: nei mille frammenti delle nostre giornate, nel groviglio delle nostre relazioni è lì che si nasconde la domanda di Dio. «Un Dio onnipotente che chiede amore / talmente onnipotente che non tutto può / Che quando ama sa anche essere il più fragile» (J. Twardowki). Solo questo tendere all’amore, solo questo restarci immersi, come un tuffo «in quell’oceano d’amore che è Dio» (Padre Vannucci) e nuotarci dentro sentendoci sostenuti, sfiorati e carezzati e, soprattutto, incomprensibilmente amati. (Letture: Atti degli Apostoli 10,25-27.34-35.44-48; Salmo 97; Prima Lettera di Giovanni 4,7-10; Giovanni 15,9-17) © riproduzione riservata
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