Il 13 dicembre di 47 anni fa, era il 1969, Papa Francesco veniva ordinato sacerdote nella Compagnia di Gesù.
Come riporta il Sismografo, Jorge Mario Bergoglio ha sempre amato profondamente la sua vocazione sacerdotale. Ha privilegiato costantemente il dovere e la fatica della formazione dei nuovi sacerdoti e la cura “paterna” del vescovo per i suoi presbiteri. Come Provinciale dei Gesuiti in Argentina (1973-1979), dedicò molto tempo e spazio ai candidati al sacerdozio e proseguì la sua opera di mentore anche quando il 20 maggio 1992 Papa Giovanni Paolo II lo nominò vescovo ausiliare di Buenos Aires.
Nella casa gesuita per i giovani candidati al sacerdozio riteneva suo dovere condividere con loro tutti i compiti e tutte le fatiche della comunità: dalle azioni del quotidiano, domestiche, al familismo della preghiera, e dunque della contemplazione e della meditazione.
Molte volte nei suoi discorsi Papa Francesco ha tratteggiato l'identikit del prete innamorato di Gesù, con addosso l'odore delle pecore e il sorriso dei padri.
In una delle ultime occasioni, a conclusione del Giubileo dei sacerdoti Papa Francesco ha ricordato che il prete "secondo Gesù" è un buon samaritano per chi è nel bisogno, un pastore che rischia e si dona senza sosta al suo gregge, tiene le porte aperte ed esce a cercare chi non vuole più entrare perché nessuno deve perdersi.Il cuore del Buon pastore “è la misericordia stessa”, “non si stanca e non si arrende mai”.
Il cuore del sacerdote, scandiva Francesco, “è un cuore trafitto dall’amore del Signore; per questo egli non guarda più a sé stesso, non dovrebbe guardare a se stesso, ma è rivolto a Dio e ai fratelli. Non è più «un cuore ballerino», che si lascia attrarre dalla suggestione del momento o che va di qua e di là in cerca di consensi e piccole soddisfazioni; è invece un cuore saldo nel Signore, avvinto dallo Spirito Santo, aperto e disponibile ai fratelli”.