martedì 2 aprile 2024
La svolta annunciata di recente dovrebbe concretizzarsi entro l'anno. Si incrina il centralismo francese con l'apertura di Macron all'isola, che si vedrà riconoscere nuovi spazi decisionale
Un paesaggio della Corsica

Un paesaggio della Corsica - Wikimedia Commons

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Nella seconda metà del Novecento molte minoranze dell'Europa occidentale hanno cercato di affermare i propri diritti politici e culturali con rinnovato slancio. In Italia e in Spagna la caduta delle dittature ha stimolato un contesto politico che le ha avvantaggiate, seppure in tempi e in forme diverse: pensiamo all'autonomia del Sudtirolo e a quella delle regioni spagnole abitate da minoranze storiche (Catalogna, Galizia e Paesi Baschi). Fra il 1997 e il 1999 il Regno Unito ha riconosciuto una certa autonomia alle tre regioni celtofone (Galles, Irlanda del Nord e Scozia).

Nulla di simile, invece, è accaduto in Francia, Paese di grande tradizione democratica ma avverso a tutto ciò che possa oscurare la sua fama di « Repubblica una e indivisibile », come se qualsiasi forma di autonomia fosse l'anticamera della frammentazione. In questo contesto sfavorevole, silenziosa ma sorretta da una convinzione incrollabile, si è mossa per lungo tempo la Corsica. La regione più piccola e più povera della Francia è anche quella che continua a perseguire con maggiore decisione l'obiettivo dell'autonomia. Oggi sembra che questo sogno stia finalmente per avverarsi.

Nonostante la Corsica abbia legami politici e linguistici secolari con la nostra penisola, l'italiano medio sa poco o nulla della sua storia. Il corso più celebre, Napoleone Bonaparte, è noto soltanto come il grande conquistatore che ha combattuto ad Austerlitz, a Marengo, a Waterloo. Al contrario, rimane in ombra la sua vita giovanile. All’epoca il futuro imperatore era un fervente ammiratore di Pasquale Paoli, «u babbu di a patria», che guidò la breve esperienza della Corsica indipendente (1755-1768). In quegli anni l'Europa osservava con ammirazione questa piccola isola che si stava liberando dal dominio di Genova (la Repubblica la cedette di fatto a Parigi nel 1768 con il Trattato di Versailles).

Jean-Jacques Rousseau scrisse il Progetto di costituzione per la Corsica, mentre Voltaire affermò entusiasta: «Tutta l'Europa è corsa». La lingua ufficiale dell'isola era l'italiano: «Siamo còrsi per nascita e sentimento, ma prima di tutto ci sentiamo italiani per lingua, origini, costumi, tradizioni», scrisse Paoli. Questo politico colto e lungimirante concepì la prima costituzione dell'Europa moderna (1755), che precorreva quella francese e quella statunitense. Ma l'indipendenza fu soffocata dalla Francia, che sconfisse le truppe isolane a Ponte-Novo nel 1769. L'annessione ufficiale dell'isola (1789) fu uno dei primi atti politici della Rivoluzione.

Negli anni successivi emersero i primi attriti fra Napoleone e Paoli. Il primo, sempre più ambizioso, capì che avrebbe potuto soddisfare le proprie aspirazioni soltanto legandosi alla Francia. I due si allontanarono sempre più, fino alla rottura definitiva che si consumò nel 1793, quando scoppiò il Terrore. Nel diciannovesimo secolo Parigi attuò una dura politica di francesizzazione. Gran parte della popolazione isolana parlava ancora l'italiano, che fu ufficialmente proibito nel 1859. Durante il ventennio fascista Mussolini rivendicò il legame storico con l'isola e la invase con l'intenzione di annetterla. Nel 1943 la Corsica fu il primo dipartimento francese a essere liberato.

L'invasione aveva imposto un riavvicinamento alla Francia, ma trascorsi i primi anni riemerse una forte insofferenza nei confronti del centralismo esagonale. Il ricordo dell'indipendenza guidata da Pasquale Paoli aveva lasciato una sete di libertà inestinguibile. Nel 1960, quando la Francia ha riorganizzato l'assetto degli enti locali, l'isola è diventata parte della regione Provenza-Costa Azzurra-Corsica. Trasformata in regione a sé stante nel 1970, la Corsica ha ottenuto poteri più ampi nel 1982, quando è stata approvata la legge che istituiva uno statuto particolare e creava l'Assemblea regionale.

Nel frattempo, erano cominciati gli attentati dinamitardi dei separatisti, in genere senza vittime e quindi non paragonabili alla violenza spietata dell'IRA e dell'ETA. Al tempo stesso, però, si era fatto strada un ambiente politico autonomista, nettamente contrario alla violenza, riunito attorno ai fratelli Edmond (1934-2018) e Max Simeoni (1929-2023). Nonostante certi momenti di tensione col potere centrale, il loro impegno serio e costruttivo ha dato dei frutti concreti: oggi l'autonomista Gilles Simeoni, figlio di Edmond, è il presidente della Collettività di Corsica (omologo della nostra Regione), e grazie alla pressione dell'attuale Esecutivo il potere centrale ha capito che un vero dibattito sull'autonomia non era più rinviabile.

Negli ultimi anni, dopo vari incontri fra il ministro dell'Interno Gerard Darmanin e le autorità politiche regionali, Macron ha deciso di intervenire personalmente per risolvere la questione. Il 28 settembre scorso, parlando all'Assemblea regionale di Ajaccio, il Presidente si è detto favorevole all'autonomia, rimarcando più volte che questa non dovrà essere «né contro lo Stato né senza lo Stato», in altre parole pienamente rispettosa del quadro repubblicano. Venendo alla sostanza, ha perorato «l’entrata della Corsica nella Costituzione»: la revisione prevista per il 2024 dovrà includere un articolo che riconosca la specificità della Corsica (350mila abitanti, vasta quanto un terzo della Sardegna) e inserisca l'autonomia nell'edificio statale.

Sul piano giuridico, la regione potrà adattare le leggi nazionali alle specifiche necessità locali. Anche un'altra rivendicazione centrale degli autonomisti, quella linguistica, verrà parzialmente accolta con l'istituzione di un servizio di istruzione pubblica bilingue. La lingua corsa, strettamente legata all'italiano, viene già utilizzata in vari campi, dalla toponomastica agli atti istituzionali, ma senza che esista un bilinguismo ufficiale come quello di cui gode il Trentino-Alto Adige. Concludendo il suo discorso, Macron ha fissato un termine di sei mesi affinché i responsabili politici dell'isola concordassero con Parigi una nuova legge per modificare la Costituzione secondo il criterio suddetto.

Gli autonomisti, che rappresentano tuttora il 56% dell'Assemblea regionale, hanno accolto con entusiasmo il discorso di Macron, che ha segnato una svolta epocale nei rapporti fra Parigi e Ajaccio. Gli indipendentisti (12%), al contrario, non hanno applaudito il discorso del Presidente. Per i separatisti le sue proposte rappresentano una risposta insufficiente alle loro richieste. In effetti, la proposta presidenziale non prevede la co-ufficialità di due lingue (francese e corso), né uno statuto specifico che garantisca ai residenti l'accesso privilegiato al patrimonio immobiliare. Il 26 febbraio scorso, dopo numerose riunioni, Darmanin ha definito una bozza della futura autonomia. La Corsica sarà iscritta nella Costituzione, dove sarà riconosciuta come collettività territoriale (Regione) con un'autonomia «definita da uno statuto che tiene conto delle sue specificità storiche, linguistiche e culturali».

Non era necessario essere indovini per prevedere che l'apertura di Macron nei confronti dell’isola avrebbe avuto un forte impatto su altre regioni. «Ho sentito che il Presidente della Repubblica parla di maggiore libertà e autonomia per la Corsica, per agire in settori importanti come la casa, le lingue e altre questioni. Ebbene, noi chiediamo la stessa cosa», ha dichiarato Loïg Chesnais-Girard, presidente della Bretagna. La regione nordoccidentale vanta una forte tradizione autonomistica, anche se non ha mai goduto del rilievo mediatico riservato alla Corsica. Anche gli autonomisti alsaziani hanno drizzato le orecchie, ma il loro peso elettorale (5%) è minimo. Oltre a questo, la riforma territoriale del 2016 ha di fatto cancellato la singolarità politica dell'Alsazia, accorpandola alla Lorena e alla Champagne- Ardenne in una grande regione chiamata Grand Est.

A Parigi, ovviamente, si suona una musica diversa. Secondo Jean-Philippe Tanguy, deputato del Rassemblement National, quelle di Macron sono «promesse vane che possono danneggiare la Francia». Sulla stessa lunghezza d'onda Bruno Retailleau, presidente del gruppo dei Républicains al Senato. Nei prossimi mesi verranno definiti meglio alcuni punti, dopodiché sarà il momento del voto. Sul progetto di autonomia dovranno esprimersi i due rami del Parlamento, sia singolarmente che in seduta plenaria, e l'Assemblea regionale corsa. Il governo conta di approvare il nuovo Statuto entro la fine dell'anno.

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