Fotogramma
Da Cernobbio il ministro degli Esteri Antonio Tajani, da sempre convinto sostenitore dell'alleanza Ue-Usa, rivela inaspettatamente un approccio critico rispetto al ruolo subalterno dell'Europa nella gestione del conflitto in Ucraina: «Abbiamo visto anche sulla questione ucraina che non possiamo correre sempre dietro agli Stati Uniti. Sono un nostro interlocutore, ma anche se nella Nato vogliamo contare di più, serve un'Europa che sappia contare di più, non a parole ma anche a fatti». Anche per questo, spiega il vicepremier azzurro davanti alla platea del Forum Ambrosetti, «bisognerebbe spendere di più in difesa», perché «ce lo chiede anche la Nato, ma bisogna poi fare un conto delle spese reali, non teorico». Il che significa che «se noi vogliamo spendere di più per la difesa - perché l'Europa ha bisogno di una difesa più consistente - allora bisogna escludere queste spese dal patto di stabilità e crescita». In ogni caso, specifica il ministro, «lo strumento militare non è uno strumento per fare la guerra ma uno strumento di politica estera. In genere i militari sono sempre quelli meno favorevoli a fare guerre, perché la guerra la conoscono. Quindi non guardiamo allo strumento militare come uno strumento di guerra, io lo considero uno strumento di pace».
Il punto è che «l'Europa per contare deve avere una forza economica e non solo commerciale. Non deve essere solo un grande mercato ma deve avere la capacità di competere a livello industriale». È chiaro allora che «serve una vera politica industriale della Ue - ha aggiunto - che punti a un sistema di concorrenza globale, che permetta all'Europa di avere un livello di concorrenza interna, ma anche un'asticella più alta per permettere alle imprese europee di concorrere a livello globale, altrimenti le regole europee rischiano di soffocare la concorrenza globale»
Tajani affronta poi il tema delle migrazioni lanciando un monito ai vertici Ue e agli altri Stati membri: «I flussi migratori insostenibili per noi, e teniamo conto che nel 2050 ci saranno 2 miliardi e mezzo di africani, rischiano di provocare un costo insostenibile, soprattutto all'Italia». Per questo «serve una politica europea di immigrazione, meno egoismi, più solidarietà e più strategia», perché se anche ogni singolo Stato membro tirasse su «qualche muro», questo «non risolverebbe il problema dell'immigrazione». Poi una piccola rivendicazione in merito alla strategia messa in campo dalla premier: «Io ho sempre detto che serviva un vero piano Marshall per l'Africa, questo governo parla di un piano Mattei per l'Africa, per far sì che diventi il nostro primo interlocutore. È interesse loro ed è interesse nostro».
A margine del Forum il ministro degli Esteri commenta anche le parole sulla strage di Ustica dell'ex presidente del consiglio, Giuliano Amato, mostrandosi prudente sulle rivelazioni del giurista: «Bisogna verificare quello che è successo, è la versione dell'ex presidente del Consiglio, è la sua versione. Non c'è da commentare, c'è stato un processo, ci sono state sentenze, non si può commentare un'intervista: vedrà la magistratura, indagherà su quello che è successo. Amato - ha rimarcato Tajani - è una persona che ha avuto grande importanza ma è un privato cittadino. Bisogna fare tutti gli accertamenti necessari, bisogna sempre essere prudenti, non entusiasmarsi e non estremizzare le posizioni. Bisogna valutare. Bisogna essere prudenti, tocca alla magistratura indagare. Le relazioni tra Stati non sono legate a un'intervista».