giovedì 2 maggio 2024
Avevano 57 e 60 anni, entrambi muratori regolarmente assunti: lavoravano in due cantieri a Lettere e a Casalnuovo, e sono caduti. Il segretario campano della Cgil, Ricci: superato il limite di guardia
La palazzina di Lettere da dove è precipitato il muratore 57enne Raffaele Manzo, perdendo la vita

La palazzina di Lettere da dove è precipitato il muratore 57enne Raffaele Manzo, perdendo la vita - Ansa

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Raffaele Manzo e Vincenzo Coppola: sono gli ultimi due nomi che si aggiungono alla lunga lista dei morti sul lavoro nel 2024. Entrambi della provincia di Napoli, entrambi muratori, regolarmente assunti dalla propria azienda e non lontani ormai dalla pensione, sono morti a distanza di poche ore l’uno dall’altro, oggi.

Manzo, 57 anni, è precipitato dal terzo piano di un palazzo in ristrutturazione, nel corso dell’allestimento dell’impalcatura. Il fatto è avvenuto a Lettere, piccolo comune del Napoletano sui Monti Lattari. L’uomo lascia tre figli, due dei quali vivevano con lui. Coppola, 60 anni, è invece morto nel cantiere di una scuola dell’infanzia in costruzione a Casalnuovo, comune dell’hinterland di Napoli. In base alle prime ricostruzioni, avrebbe perso la vita in seguito alla caduta da una scala. È stato portato d’urgenza dagli altri lavoratori al pronto soccorso della clinica Villa dei Fiori di Acerra, ma non c’è stato nulla da fare: Coppola è morto in seguito alle ferite riportate nell’incidente. Sui due casi, la cui dinamica è ancora tutta da ricostruire, sono state aperte altrettante inchieste delle Procure di Torre Annunziata e Nola. I carabinieri sono già al lavoro per far emergere eventuali violazioni delle regole sulla sicurezza.

«Ormai, sul fronte della sicurezza sul lavoro abbiamo superato abbondantemente il limite di guardia - è stato il commento del segretario generale della Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci -. Le due morti, avvenute in queste ore in altrettanti cantieri della provincia di Napoli, confermano l’inadeguatezza delle normative in vigore e la necessità di fermare questo assurdo sistema degli appalti a cascata che deresponsabilizza le singole aziende e manda in tilt il lavoro degli ispettori, impegnati nell’individuazione dei colpevoli di questa strage. I dati – ha ricordato Ricci − sono spietati: oltre 350 in tutto il Paese e 12 in Campania, in questo primo scorcio del 2024, sono i lavoratori deceduti mentre erano impegnati nelle loro attività. Lo ripetiamo a gran voce: bisogna fermare questa mattanza».

Il segretario della Cgil ha poi aggiunto: «Nella nostra iniziativa quotidiana, il tema della sicurezza resterà in primo piano. Ne abbiamo parlato nella nostra manifestazione per il Primo Maggio. Nelle prossime settimane sarà una delle questioni al centro della raccolta firme promossa dalla Cgil per i referendum, uno dei quali punta proprio all’abrogazione delle norme che impediscono, in caso di infortunio sul lavoro negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante».

Le parole di Ricci ricalcano quelle pronunciate a Monfalcone (Gorizia) il giorno prima, in occasione della manifestazione per il Primo Maggio, dal segretario della Cgil, Maurizio Landini, che aveva affermato che «gli infortuni e le morti si registrano soprattutto nel sistema degli appalti e subappalti, e coinvolgono di più i lavoratori precari. Bisogna – aveva chiesto Landini – cambiare il modello di sviluppo e cambiare le leggi sbagliate, folli, che ci sono nel Paese». Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale morti sul lavoro di Bologna, che tiene conto anche di quelle dei lavoratori in nero, di quelli che hanno un’assicurazione diversa dall’Inail e di quelle avvenute in strada, gli incidenti mortali dall’inizio dell’anno hanno già toccato quota 350 (l’Inail, che utilizza criteri più stretti, ne ha contati 191 nei primi tre mesi dell’anno).

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