mercoledì 14 febbraio 2024
Il quarto caso nel mondo, il primo in Italia. La donna ha 36 anni ed è nata senza un ventricolo. Operata e seguita dal Bambino Gesù ha partorito al Gemelli
La donna nata con il "cuore a metà" con i sue due gemelli

La donna nata con il "cuore a metà" con i sue due gemelli - Ufficio stampa Bambino Gesù

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Per un cuore di mamma, di cuore ne basta anche solo la metà. È proprio il caso di dirlo, in questa storia. «Il tuo mezzo cuore non lo sopporterebbe», le avevano suggerito. «Non pensare neppure ad una maternità», il consiglio degli specialisti.Ed invece lei, Ylenia, che ora ride di felicità stringendo tra le guance Giulia e Flavio nati dopo un parto gemellare ad ottobre al policlinico Gemelli grazie al lavoro congiunto di questo ospedale e del nosocomio pediatrico Bambino Gesù, può dire che il suo cuore «ora non è a metà, ma è triplo».

Ylenia infatti può dirsi davvero una mamma “speciale”, perché è nata con metà cuore - cioè priva del ventricolo destro che spinge il sangue verso i polmoni per ossigenarsi - ma, nonostante questo «freno», è riuscita a realizzare il suo sogno di maternità a 36 anni. Ed è il primo caso in Italia e il quarto al mondo ad aver partorito due gemelli con questa patologia. La sua è una cardiopatia complessa che l’ha costretta all’età di quattro anni ad un’operazione per poter ricostruire un sistema di circolazione alternativo, detto circolazione di Fontan, che porta sangue alle vene cave direttamente dai polmoni, senza passare per il cuore. In questo modo il suo corpo ogni giorno fa un super-lavoro e una circolazione sostenuta da un solo ventricolo richiede, infatti, terapie e controlli serrati per tutto l’arco della vita. Inoltre, nel 5% dei casi di patologie del genere si arriva anche ad un trapianto. In caso di cardiopatie congenite così complesse, in più, la gravidanza sottopone l’intero organismo a stress e rischi maggiori: aumentano volume del sangue e attività cardiaca; organi come fegato, reni e intestino possono andare in sofferenza. Tuttavia, in mancanza di altre complicanze, secondo le indicazioni dei protocolli internazionali in materia, è possibile comunque intraprendere il percorso della maternità. È il caso di questa solare mamma di due vispi gemellini che ora sgambettano appena a sfiorarsi nel lettino.

«Da piccola non potevo fare sport come gli altri bambini ed ero limitata in tutto», racconta oggi mentre si spupazza uno dopo l’altro i suoi due piccoli “miracoli” di vita. Da bambina per lei è stato tutto più difficile, ma nel tempo aveva imparato a non sentirsi «da meno». Tuttavia si era anche rassegnata a non poter fare alcune cose, tra cui diventare madre. Poi a 33 anni «la morte di mia mamma mi ha fatto scattare qualcosa dentro - ammette - perché volevo tornare ad essere felice e avevo capito che la maternità sarebbe stata la strada giusta». Certo sapeva di correre dei rischi con un cuore particolare, un cuore a metà, ma «sono molto determinata e desideravo tanto essere madre.Questo lo avevano imparato a capire anche i medici che mi avevano in cura da sempre, che il mio motto è sempre stato di fare le cose nel migliore dei modi, fino in fondo, con coraggio e determinazione». Comunque in questa avventura non si è mai sentita sola, perché ha avuto l’appoggio costante di specialisti che hanno accompagnato al millesimo la realizzazione di questo sogno. «Sono stata seguita passo dopo passo dai medici del Bambino Gesù e del Policlinico Gemelli - continua con la voce rotta dalla commozione - Grazie a loro ho avuto una gravidanza e un parto bellissimi e la nascita dei miei bambini è stata un’emozione indescrivibile».

Giulia a Flavio infatti sono venuti al mondo con taglio cesareo alla 34esima settimana di gravidanza al policlinico Gemelli, con qualche giorno di anticipo rispetto al termine previsto, e avevano un peso entrambi di 1,4 chilogrammi. Ma dopo appena dieci giorni di ricovero, tutti e tre sono potuti tornare a casa, a Roma. Un successo reso possibile, da un lato, dal fatto che nell’ospedale del Papa c’è una squadra di specialisti che si prende cura anche di bambini con una patologia del cuore diventati maggiorenni.E, dall’altro dal fatto che esiste un gruppo multidisciplinare congiunto del Bambino Gesù e del policlinico Gemelli, chiamato Guch (Grown up congenital heart), che si occupa della gestazione delle gravidanze delle pazienti cardiopatiche. Ora che il suo più grande desiderio si è realizzato, Ylenia si sente di mandare un messaggio di speranza alle altre donne che vivono la mia stessa situazione. «Vorrei dire loro di non avere paura - il suo consiglio - e di affidarsi a centri specializzati per realizzare il sogno della maternità».

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