Per Giovanni Paolo I nutro una particolare devozione e ne ammiro la santità vissuta. Da veneto qual sono, ricordo con emozione il 26 agosto 1978, quando il cardinale Albino Luciani, patriarca di Venezia, divenne Giovanni Paolo I. I cardinali non si erano certo pronunciati sul filo di strategie politiche ma soltanto seguendo un criterio ecclesiale che è dirimente per la qualità di un vescovo: il suo essere pastore. La sua repentina e inaspettata scomparsa, dopo un pontificato di poco più di un mese, ha dato il via – lungo i decenni che ci separano da quel settembre 1978 – a una miriade di teorie, sospetti, supposizioni. Era morto troppo presto e troppo in fretta, dopo l’attesa ventata di genuina novità evangelica portata con la sua umiltà. Albino Luciani, prete, vescovo, patriarca e poi papa è stato e rimane un punto di imprescindibile riferimento nella storia della Chiesa italiana e universale.
La sua è la storia di un vescovo che ha vissuto l’esperienza del Concilio ecumenico vaticano II e l’ha applicata. Un uomo di intelligenza acuta e aperta. Un pastore vicino al popolo santo e fedele di Dio, fermo sull’essenziale della fede e con una straordinaria sensibilità culturale e sociale. Un uomo di Chiesa mite ma al contempo fermo nel governare; sapiente e al contempo capace di esprimersi in modo semplice e accessibile a tutti. Una penna brillante, da giornalista e scrittore, come dimostra il suo Illustrissimi, che ha voluto correggere e ridare alle stampe nel corso del suo pontificato. Prossimità, umiltà, semplicità e insistenza sulla misericordia e sulla tenerezza di Dio sono i tratti salienti di un magistero petrino che quarant’anni fa suscitarono attrattiva e oggi restano più che mai attuali.
Eppure il suo messaggio è rimasto a volte oscurato dalle teorie e dai sospetti sulla sua morte, avvenuta nell’appartamento pontificio nella sera del 28 settembre 1978. Dopo tante illazioni, dopo tante ricostruzioni fondate su voci senza riscontro, ora possiamo conoscere che cosa accadde nelle ultime ore di vita di questo papa, la cui importanza – come ha suggerito il suo successore, Giovanni Paolo II – è inversamente proporzionale alla durata del suo brevissimo pontificato: «Magis ostentus quam datus», più mostrato che dato. Finalmente abbiamo una ricostruzione effettuata secondo una modalità di ricerca storica rigorosa, sulla base di una documentazione d’eccezione, fino a oggi inedita: quella presentata qui da Stefania Falasca, vicepostulatrice della Postulazione della Causa di beatificazione e canonizzazione di Albino Luciani. E vorrei sottolineare il lavoro di acquisizione delle fonti, di ricerca e di elaborazione enorme che è stato compiuto e l’importanza che questo riveste anche dal punto vista storico e storiografico, data la scarsità di contributi scientifici prodotti sulla vita e l’opera di Luciani.
Un lavoro che non era mai stato effettuato e che fin dall’inizio della fase romana della Causa di canonizzazione è stato portato avanti con tenace acribia e coscienza in particolare dalla dottoressa Stefania Falasca. Si tratta di una riconsegna doverosa alla memoria di Giovanni Paolo I affinché la sua valenza storica possa essere restituita appieno con la correttezza e la serietà che gli si deve, consentendo di aprire nuove prospettive di studio sulla sua opera. Un lavoro prezioso, dunque, che si è svolto anche in un tempo relativamente breve, se paragonato a quello delle Cause di altri pontefici del Novecento, fatta ovviamente eccezione per la Causa di Giovanni Paolo II.
La ricerca condensata ora in questo libro, mirata a ripercorrere le ultime ore di vita del pontefice veneto sulla base della documentazione e delle testimonianze disponibili, è stata condotta secondo criteri storico-critici, attraverso il riscontro documentale e il confronto asciutto e puntuale delle prove testimoniali. Viene così fatta luce sull’epilogo della vita di papa Luciani, vengono finalmente chiariti quei punti rimasti nel limbo, amplificati e travisati nelle ricostruzioni noir e anche da parte di chi ha smentito l’ipotesi del complotto. Non va infine dimenticato il valore delle pagine introduttive del libro, che prima di entrare nel vivo della trattazione sulle ultime ore di vita di Albino Luciani ne tratteggiano in modo sintetico ma efficace la figura. Sono un utile vademecum per quanti, interessati a conoscere i particolari inediti sulla morte di papa Luciani, conoscono poco della sua vita e del suo magistero.
Il suo breve pontificato non è stato il passaggio di una meteora, che si spegne dopo breve tragitto. Con la sua morte non si è interrotta questa storia della Chiesa, piegata così a servire il mondo. Non si è chiuso con lui un capitolo né s’incomincia da capo. Se Giovanni Paolo I non poté aggiungere gesti importanti nel governo della Chiesa, tuttavia egli ha concorso explevit tempora multa a rafforzare il disegno di una Chiesa conciliare vicina al dolore delle genti e alla loro sete di carità. Non parrà poco, perché questa storia è quella della grazia che entra nel mondo, cioè di quanto è destinato a rimanere nella storia.