Lo scrittore Ezra Pound (18851972) - U.S. National Archives
Il nome di Ezra Pound, scomparso esattamente cinquant'anni fa il 1 novembre 1972, è giustamente celebre, tra i massimi poeti del tempo moderno, per il poema Cantos in cui, ispirandosi al capolavoro dantesco e attingendo profondamente all’Odissea, scrive un’opera poetica novecentesca in cui la poesia, pur nel suo lampeggiamento visionario e lirico, torna a essere narrazione, calderone, magia, cronaca di secoli e paesi lontani e diversi.
Il poema è grondante, sapienza dell’antica Cina, canti di trovatori, viaggi, una perenne condanna dell’usura come atto disumanante dell’uomo... I Cantos non hanno, a mio parere, la perfezione assoluta dei capolavori poematici di Eliot, La terra desolata, Gli uomini vuoti, i Quattro quartetti, che inscrivono il cosiddetto “modernista” e di fatto geniale Eliot nel Pantheon del classici. Sono un poema diverso, incandescente, a tratti lutulento, spesso lampeggiante, una prova di talento poetico in atto, quanto sperava e pretendeva, sopravvalutandosi, Joyce nel suo Ulisse tutto sommato antimitico e preminimalista.
Ma oggi , in cui si celebra il cinquantenario dalla morte del grande americano autoesiliatosi in Italia, è il momento, a mio parere, di sottolineare come Pound non è solo l’autore dei Cantos, certo l’opera più possente e suggestiva, ma poeta di grandezza assoluta anche prima, colui che rifonda la lirica d’Occidente. l poeta di Personae, di A lume spento non solo non è inferiore all’ epico dei Cantos, ma forse addirittura lo supera.
Quando Borges in L’invenzione della poesia, scrive che la lirica da secoli tende a involuzione e a chiudersi, nonostante grandi autori, avendo perso l’impulso narrativo da cui nasceva in Grecia, e il romanzo, separatosi da epos e poesia tendeva a declinare in minimalismo, anche qui nonostante la presenza di grandi autori, non sottolineava, come intendo fare io, come e quanto Pound avesse ripreso la lirica ai suoi fondamenti. I greci, e i latini Properzio e Catullo, poi dalla sua nuova nascita (Cavalcanti e gli stilnovisti), miscelando come un alchimista questa straordinaria lirica d’Occidente e poi d’Europa con quella dei Cinesi, dal maestro Li-Po ad altri. In A lume spento Pound fa rinascere la lirica nel suo incanto, nella sua tremenda magia..
Aveva tagliato il capolavoro di Eliot, The waste land, e il grande Eliot aveva accettato i tagli, drastici, cosa non comune... Giovane, si era recato in Irlanda a salutare, omaggiare, e anche criticare l’astro già nato e non nascente William Butler Yeats, il quale, colpito dalla spavalderia del suo franco e ipercritico ammiratore, ne aveva accettato consigli riconoscendo in lui un talento prodigioso, lo stesso che lo aveva portato a capire gli elisir ideogrammatici della poesia cinese e quindi del mondo d’Oriente che affascinava Yeats.
Non altrettale intuito mostrò Pound innamorandosi di Mussolini, che vide e descrisse alla radio, in Italia, come un nemico dell’usura, una sorta di padre fondatore simile al’americano Jefferson...Questi abbagli crearono al poeta non pochi problemi, e comprensibilmente: un cittadino statunitense appoggia un dittatore contro cui il suo paese sta combattendo. Certo, ma non fu l’unico a avere tali abbagli, anche Ungaretti, fondamentale poeta italiano, fu sedotto dal fascismo. Nessuno dei due torse un capello a nessuno: io sono nato a Cuneo, medaglia d’Oro della Resistenza, la mia poesia Il cimitero dei partigiani, in cui come Virgilio mi guida il comandante Azzurro, il Partigiano Beppe Fenoglio, ha fatto conoscere Cuneo a gente di Caracas, Belfast, Parigi, Londra, Dublino, Madrid... Ma nonostante io sia nato a Cuneo e Boves, in provincia di Cuneo, rasa al suolo e distrutta dai fascisti, Boves brucia ancora, dobbiamo distinguere tra le azioni e i reati di opinione.
Pound non capì niente del fascismo, ma era un uomo mite e non si umilia, come fece il governo statunitense, non si umilia un poeta e un uomo per un reato di opinione....Bisogna leggere con quale ingenuità non violenta immagini un Mussolini che evidentemente non sapeva essere assassino dei Matteotti, dei Rosselli, e poi di migliaia di ebrei condannati dalle leggi razziali...
Non sapeva e non capì queste cose, ma aveva capito moltissimo del mistero della poesia e dell’uomo, come ora mostrano due libri che meritano recensione a parte, e ampio spazio: Patrizia Valduga traduce benissimo Pound ma anche crea, come sanno a volte fare i poeti, un libro insieme altrui e suo. Ezra Pound, Canti I-VII, (Mondadori, pagine 114, euro 18,00) è libro degno di Pound e della poesia italiana. Altro libro importante e felicemente appena uscito, è I Cantos di Ezra Pound. Una guida (Edizioni Ares, pagine 184, euro 15,00 – lo stesso editore nell’occasione propone anche Massimo Bacigalupo, Ezra Pound. Un mondo di poesia, pagine 408, euro 27,50). Luca Gallesi, l’autore, è uno dei maggiori esperti poundiani, nonché studioso di valore.
«Chiamare persone e cose con i loro nomi. Trovare le giuste denominazioni, perché la terminologia sia esatta» scrive in Guida alla Cultura Ezra Pound. «Si potrebbe arrivare a credere che la cosa che importa , in parte, è una sorta di energia, qualcosa di più o meno simile all’elettricità o alla radioattività, una forza che trasfonde, salda e unifica. Una forza che somiglia piuttosto all’acqua che sgorga attraverso sabbia chiarissima e la mette in veloce movimento».