venerdì 30 maggio 2014
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​«L’Europa ha perso una grande occasione. Prima ancora di sostenere – come qualcuno minimizza – se serva o meno utilizzare le staminali embrionali, la campagna "Uno di Noi" poneva una questione ben più importante: l’affermazione dell’embrione umano come persona. Poneva un quesito enorme: qual è la ragione che ci spinge a far nascere un individuo per poi sopprimerlo. Un principio di natura giuridica ed etica, prima ancora che scientifica. Perché è poi chiaro che se passasse questo assunto, nei nostri laboratori non potremmo più usare a piacimento cellule embrionali». Più che sorpreso, Augusto Pessina, docente di Microbiologia e responsabile del Laboratorio di Colture cellulari dell’Università Statale di Milano, è «deluso» dal no di Bruxelles alla campagna che ha raccolto quasi 2 milioni di firme a tutela dell’embrione.Perché non è sorpreso?Perché l’Europa non ci ha fatto compiere grandi passi sulla strada del recupero dei valori della nostra tradizione, anzi per certi aspetti li sta distruggendo. Basti pensare alla famiglia...Non è un po’ troppo severo?Mettiamola così: la china che ha preso l’Europa sulle questioni etiche porta a un disastro.Più chiaro di così... Eppure, chi ha respinto l’istanza della campagna crede, o almeno così dice, nello sviluppo di nuove cure legate alle cellule staminali embrionali.Ah guardi, a livello di potenzialità non lo metto in dubbio. Il problema è che queste potenzialità restano tali anche dopo 15 anni di ricerche e promesse. Non si può paragonare l’impatto della ricerca tra staminali adulte e quelle embrionali. Le prime ci hanno davvero consentito di toccare con mano grandi progressi.Parla di sperimentazioni promettenti o di trasferimento clinico?Il trapianto di midollo, la ricostruzione della pelle, quella delle ossa e della cartilagine, la ricostruzione della cornea, sono realtà non sperimentazioni. E tutte derivanti dalle staminali adulte. E sempre le adulte ci consentono di guardare all’immediato futuro – e qui parlo di sperimentazione e di tanti trials –, anche su altri fronti "caldi": diabete, patologie cardio-vascolari, neurologiche, neuro-muscolari, endocrinologiche, renali e in quelle tumorali. Ecco dove investire: nelle cellule adulte del sistema emopoietico, di quello mesenchimale, per esempio: vanne indagate le staminali a livello del rene, del fegato.Ammetterà che su alcuni di questi versanti sono attese novità anche dalla ricerca sulle staminali embrionali.Sto ai fatti. Ripeto: le embrionali hanno potenzialità enormi. Ma il loro utilizzo comporta grandi rischi sia perché non ne conosciamo la biologia, sia perché provocano tumori e anche perché, in definitiva, non si riesce ad "addomesticarle". Ci vorranno anni di studi e ricerche. Ma per questo non serve ucciderne altre.Cioè?Le linee cellulari di natura embrionale nel mondo sono migliaia. Detto che, a livello morale, utilizzando embrioni uccisi ieri, oggi o domani, ci si trova sempre di fronte a un omicidio, aggiungo che a danno compiuto, se proprio si deve fare ricerca sulle cellule embrionali, si possono utilizzare le linee già esistenti. Sono più che sufficienti. Ecco perché, secondo me, dalla Commissione europea sarebbe lecito aspettarsi almeno una moratoria: basta con l’uccisione di nuovi embrioni.Lei resterà dell’idea che l’etica ha una preminenza anche se la ricerca sulle embrionali darà frutti?È questo il punto. Perché non è creando spauracchi – per quanto giusti essi siano –, non è dicendo cioè che le embrionali causano tumori che si risolve il problema. Perché arriverà un giorno in cui gli scienziati diranno che le embrionali vanno benissimo e cureranno gravi malattie. E allora chi li fermerà? La verità è che le ragioni etiche vengono prima di quelle mediche. Ecco il senso della campagna "Uno di Noi". Ma dopo il verdetto europeo chi si ricorderà dell’etica?
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