Più medaglie, meno spread. È l’inno ufficiale dell’Olimpiade italiana. Speranza, illusione, perplessità e buoni sentimenti: si può partire. Esagera Lello Pagnozzi, segretario del Coni e capo missione: «Inizia la battaglia d’Inghilterra». Più cauto Gianni Petrucci, 11 edizioni dei Giochi sulle spalle tra estivi e invernali, alla sua ultima da capo dello sport azzurro: «Nei prossimi 15 giorni abbiamo la possibilità di fare dimenticare agli italiani i guai economici e il momento terribile che stiamo attraversando: sarà dura, ma ci proviamo…».Eccoci dunque. Londra accaldata dall’attesa trasuda entusiasmo e voglia di medaglie. Lo sport azzurro apre Casa Italia, un palazzo con finestre sull’Abbazia di Westminster scelto quando Roma 2020 era sicura di diventare olimpica e necessitava di una vetrina per il mondo. Prestigiosa, ma ora fuori luogo. Sede comunque eccessiva per il mondo (e l’Italia) di adesso: 1 milione e 498 mila euro il prezzo dell’affitto per tre mesi, coperti (dicono) dai rimborsi del Cio e dagli 11 sponsor. Sarà, ma lo sfarzo dei federali azzurri stride a confronto della sobrietà dei nostri atleti chiusi nel Villaggio Olimpico. Ieri sera il presidente Napolitano è sbarcato a Londra e li ha incontrati augurando a se stesso e alla delegazione: «Cambierei lo spread, con gli ori azzurri». Oggi all’inaugurazione ci saranno anche i ministri Passera e Gnudi. La politica si muove, un diversivo fa bene a tutti. C’è fiducia insomma, ma anche tanto realismo. Petrucci non lo nasconde: «Il nostro spread? Se noi piangiamo gli altri non ridono, anche quelli che non hanno l’euro. Nonostante la crisi – sottolinea il presidente del Coni – continuiamo ad avere la stima di tutti e siamo visti sempre come un grande paese sportivo». E a distanza di tempo dà ragione a Mario Monti che ha bocciato la candidatura di Roma per le Olimpiadi 2020: «Alla luce di quanto è accaduto dopo, ha fatto bene. Allora i presupposti per candidarci c’erano tutti, oggi sarebbe una follia».Pensieri passati, ora c’è Londra dove vincere: le 27 medaglie di Pechino il traguardo da imitare, con la responsabilità di tenere alto il made in Italy sportivo: «Una responsabilità che sentiamo – ammette Petrucci – ma che vogliamo caricarci sulle spalle. Il nostro è sempre stato un movimento vincente, possiamo regalare sorrisi a chi farà il tifo per i nostri atleti. Non ci illudiamo, sarà una piccola cosa di fronte a quanto accade sui mercati, ma ci proveremo. Anche se reggere il passo degli altri paesi è sempre più difficile».Comunque finisca, Londra chiude un’epoca d’oro per lo sport italiano. L’addio di Petrucci è solo formale perché uscirà dalla porta della presidenza del Coni (poltrona comunque che passerà al fedele Pagnozzi) per rientrare dalla finestra della presidenza della Federbasket. Ma questa è solo la facciata più evidente del passaggio che ci attende.Perché l’Italia da medaglia, giovane non è mai stata. E dopo questa edizione dei Giochi lo sarà ancora meno. Degli irriducibili cacciatori di podi oggi restano Josefa Idem (alle Olimpiadi dal 1984, impossibile pensare che possa arrivare a Rio 2016), Alessandra Sensini (sul windsurf olimpico già nel 1992), Valentina Vezzali (che vince da Atlanta ’96), i pallavolisti Mastrangelo e Fei, anche loro all’ultima esperienza a cinque cerchi. E Federica Pellegrini che, a furia di definirla giovane, alle prossime Olimpiadi avrà 28 anni: tanti per il nuoto, dove sbracciano minorenni agguerrite e già agonisticamente adulte.Per questo da Londra si attendono conferme che assomigliano tanto a degli addii. E volti nuovi sui quali investire. Da domani però contano le medaglie, e solo quelle: 140 mila euro il premio stanziato dal Coni per chi conquista quella d’oro, 75 mila per l’argento, 50 mila per il bronzo. Lo sport italiano spera di elargire 4 milioni e 470 mila euro in tutto, segno che ai podi azzurri ci crede davvero. In tempo di crisi è un piccolo tesoro, per chi lo spende. Ma anche per chi lo conquista. Perché i Giochi sono di gloria, ma non solo di quella vive l’uomo.