Si stanno svolgendo in questi giorni tra Trentino e Veneto i campionati mondiali di orienteering, lo sport che unisce la corsa all'orientamento, con cartina topografiche e bussola su percorsi non conosciuti ai partecipanti: gambe e polmoni buoni, ma anche razionalità per identificare il percorso migliore per toccare tutti i punti di controllo. Uno sport giovane, nato appena 40 anni fa, ma che conta già 3 milioni di praticanti nel mondo, 15mila in Italia, 10mila dei quali in età scolare. Circa 1.600 atleti (12 italiani) di 54 paesi hanno cominciato a correre e a orientarsi prima tra le calli di Burano e nel centro storico di Trento, ma il clou della competizione è tra i boschi e i pascoli nei comuni veneti nell'Altopiano di Asiago e in quelli trentini di Folgaria, Lavarone, Luserna e della Valsugana. E sono proprio i boschi i protagonisti di queste competizioni (8 gare, sprint, lunga e staffetta). Un campo di gara splendido e "certificato". Infatti i boschi scelti per questi campionati sono tutti certificati secondo il sistema Pefc, lo standard di certificazione sostenibile del patrimonio boschivo più diffuso al mondo. Un campionato dunque molto "green" che grazie al protocollo d'intesa firmato tra Pefc e Fiso (Federazione italiana sport orientamento) ha previsto anche l'utilizzo di prodotti sostenibili e certificati, dalla carta al legno, oltre ad alimenti di provenienza locale, per risparmiare energia e CO2 nei trasporti e intensificare il rapporto tra atleti e il territorio ospitante. Un'occasione per diffondere la pratica di questo sport ma anche i valori di sostenibilità, responsabiltà ambientale e corretta gestione del territorio.