«La consapevolezza del mistero, del soprannaturale, è il punto di partenza per avere il coraggio di vivere». Così Teresa Salgueiro, cantante dei portoghesi Madredeus per un quarto di secolo, spiega senso e contenuti del nuovo percorso da lei intrapreso, come solista e autrice, con l’album
O mistério, per l’appunto il mistero. Un disco di rara bellezza che alterna ricerca, eredità classica e lezione popolare per cantare l’uomo, i valori, la speranza e soprattutto la fede: senza retorica ma tenendo gli occhi aperti. Sino ad alternare all’esaltazione degli ideali denunce contro la guerra e la cultura della morte.
Cosa l’ha spinta all’avventura solista?In realtà il modo di sentire la musica non è cambiato. Anche qui sono dentro un gruppo (Carisa Marcelino fisarmonica, Oscar Torres contrabbasso, André Filipe Santos chitarra e Rui Lobato percussioni,
nda) perché è nel confronto che ci si arricchisce. Continuo a cercare un senso a me stessa lavorando con altri: per aumentare le possibilità di esprimermi.
Però stavolta si esprime con testi scritti da lei.Sì, una sfida e un’opportunità. I testi sono nati tutti su melodie vocali delle canzoni già scritte: e la difficoltà era riuscire a capire me stessa al punto da trasformare in parole con un senso i pensieri e i valori che ho dentro. E riuscirci dà grande gioia.
È per farcela che ha inciso il Cd in un convento?Anche: nella foresteria del convento di Arrabida, del XVI secolo, ci siamo isolati dal rumore del mondo. E poter pensare, dedicarci gli uni agli altri e tutti insieme alla musica è stato decisivo.
«O mistério» è dominato dalla spiritualità. Ritiene sia un’esigenza viva, oggi?Sicuramente lo è per me. Solo capendo che c’è sempre il mistero, nella nostra vita, e non possiamo sapere e capire tutto, possiamo cambiare le cose. Perché è questa consapevolezza che ci aiuta ad essere uomini: fragili, sì, ma anche forti. Capaci davvero, ognuno a suo modo, e per me è l’arte, di imparare a vivere.
Lei non ha scritto versi astratti, ma è partita sempre dai dolori del mondo contemporaneo…Assolutamente. Perché solo nel realismo di guardare il mondo com’è nasce una vera speranza di modificarlo. E per me la speranza è il centro. Mai fuggire.
Per questo canta anche la morte, e senza paure o struggimenti, sottolineando «Solo l’amore resterà»?Sì, perché è una condizione del nostro vivere, ed accettandola diamo più valore alla vita stessa. Il brano
A partida nasce riflettendo su quanto si punti sull’avere anziché sull’essere: credo dobbiamo recuperare l’essenziale, alla fine solo l’amore dato e ricevuto darà la misura del nostro vivere.
Non ha pudore nel dichiarare la fede, nello svelare, nei versi di una canzone, che è la sua "arma"?Anzi. È importante parlarne. È proprio la fede che fa capire anche i dolori, dandoci la forza di credere in un futuro che non sia solo il timore di nuovi errori, nuove guerre.
Guerre cui lei dedica «A batalha», la battaglia, denunciando la cultura della morte…Era necessario. Ritroviamo la valenza sana del libero arbitrio: diciamo no alla morte, all’uccidere.
Quanto influisce l’essere madre nel percorso che lei ha deciso di intraprendere fuori dai Madredeus, scendendo in campo coi suoi valori?Tanto, e mi ha cambiato fin da subito. Ma anche ora che mia figlia ha 13 anni continua a insegnarmi modi di guardare il mondo diversi dal mio, rendendomi più attenta e sempre più cosciente della responsabilità di quanto faccio.