L'intervista, rimasta finora inedita, risale al 1977. Da poco divenuto arcivescovo di Monaco, un Joseph Ratzinger appena cinquantenne ripercorre le tappe e il significato del Vaticano II, nel cui contesto ha operato con la sua competenza di teologo. Ammette che sì, dopo quell’evento la Chiesa ha conosciuto anche momenti di crisi: questo è "incontestabile". Ma le crisi possono liberare energie salutari, aggiunge. Sono passati solo pochi minuti e subito "La Chiesa nel mondo", lo speciale che
La Grande Storia di Raitre ha voluto riservare al cinquantesimo anniversario del Concilio, abbandona il tono della rievocazione suggestiva ed entra nel vivo del dibattito. Lo fa con precisione ed equilibrio, come certifica il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, che già in passato ha collaborato con la trasmissione curata da Luigi Bizzarri e che non ha voluto far mancare il suo apporto a un progetto tanto importante. Che ha il merito, sottolinea lo stesso Lombardi, di rivolgersi a un pubblico non specialistico, e in particolar modo ai giovani, così da rendere meglio accessibile il messaggio ancora attualissimo del Concilio.Obiettivo raggiunto, a giudicare dall’interesse che l’anteprima della
Chiesa del mondo (la cui messa in onda è fissata su Raitre per la sera del 4 ottobre, in occasione del pellegrinaggio di Benedetto XVI a Loreto) ha suscitato presso il pubblico del Prix Italia, suscitando un dibattito nel corso del quale il fondatore del Sermig, Ernesto Olivero, ha rievocato il clima di entusiasmo in cui il Concilio è maturato: «Noi ragazzi ritenevamo naturale vivere un cristianesimo "cristiano" – racconta –, per noi le parole dovevano diventare fatti, circondati però di preghiera e silenzio». Il documentario riserva molto spazio alle immagini d’epoca, perché il Vaticano II fu anche un avvenimento ripreso in diretta dai media, come sottolineano nel corso della trasmissione le testimonianze dello storico Andrea Riccardi, del direttore dell’"Osservatore Romano", Gian Maria Vian, e dei cardinali Roger Etchegaray, Goerges Cottier e Angelo Comastri. Negli anni del Concilio la televisione stessa si trova a riprendere la solenne processione inaugurale dell’11 ottobre 1962, ma anche raccogliere frammenti rivelatori di cronaca, tra cui spicca la prima Messa in lingua italiana che una famigliola registra sul magnetofono per poterla poi riascoltare a casa.Sono istantanee di un mondo che potrebbe apparire lontano e che invece il vaticanista Luigi Accattoli – autore del programma insieme con Nicola Vicenti – invita a inserire nel contesto della cosiddetta "ermeneutica" del Concilio. Qual è il modo giusto per leggere il Vaticano II, insomma? Il problema è stato posto da Benedetto XVI fin dagli esordi del suo pontificato, con l’invito a superare il pregiudizio della brusca "discontinuità" rispetto alla tradizione millenaria della Chiesa. Attenzione, però, avverte Accattoli: la "continuità" alla quale il Papa si riferisce presuppone a sua volta uno spirito di rinnovamento o, meglio ancora, di riforma. «E quest’ultima è una parola impegnativa per un teologo tedesco – osserva Accattoli –, presuppone una visione eroica, niente affatto arretrata del Concilio».Ma
La Chiesa nel mondo riserva un altro inedito sorprendente: è un’intervista al cardinale Carlo Maria Martini, rilasciata nel 2011. «Io stesso ho sempre evitato di parlare di un Vaticano III», spiega Martini, tornando a suggerire la convocazione a cadenza regolare («Ogni vent’anni», ipotizza) di un Concilio che affronti questioni specifiche. E nel quale, più che altro, gli uomini di Chiesa possano conoscersi, confrontarsi, entrare in amicizia. «A questo – conclude – serve un Concilio».