Palinsesti senza più freni; fasce orarie a difesa dei più piccoli di fatto cancellate; sanzioni praticamente inesistenti per i canali che propongono programmi volgari, violenti o a luci rosse in pieno pomeriggio o in prima serata; il fragile argine del
parental control che non funziona; la voce degli spettatori ridotta ai minimi termini. La televisione italiana conquista la maglia nera in Europa per il (poco) rispetto che ha verso il pubblico dei ragazzi. Una “cattiva maestra tv” se paragonata a quella che va in onda negli altri Paesi del continente dove i più piccoli possono beneficiare di segmenti protetti durante tutta la giornata, di organismi di controllo potenti, di reti di associazioni incisive, di “pene” inflitte con mano pesante alle stazioni che sbagliano. Tutto ciò non accade nella Penisola, denuncia l’associazione dei telespettatori cattolici Aiart che ieri a Matera ha presentato il rapporto dal titolo
Il caso Italia in cui vengono messi a confronti i sistemi di tutela dei minori di fronte ai media nei principali Stati europei. «E la Penisola finisce per essere la cenerentola in questo delicato ambito – spiega il presidente dell’Aiart, Luca Borgomeo –. In pratica i bambini italiani sono figli di un dio minore. Le nostre emittenti hanno una libertà di manovra che non ha uguali nel resto del continente: possono trasmettere di tutto e a tutte le ore. Il risultato è che i ragazzi del Belpaese vedono programmi che in altre nazioni non vedrebbero». L’associazione punta l’indice contro le istituzioni. «La materia – sostiene Borgomeo – è gestita dal Governo e dal Parlamento che si sono inchinati alle lobby economiche e televisive. Non solo. L’Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, tende a favorire le tv e fa fatica a recepire le istante degli utenti». Lo studio dell’Aiart è impietoso nei confronti dell’Italia. E «dimostra, al di dà degli slogan, che la situazione è davvero preoccupante», afferma il presidente.
LE FASCE PROTETTE. Gli argini orari con cui si impedisce alle reti di trasmettere programmi nocivi per i ragazzi nel cuore della giornata sono il mezzo più diffuso in Europa. In Italia le fasce di protezione ci sono sulla carta, ma possono essere aggirate senza difficoltà dalle emittenti. È proibito trasmettere programmi vietati ai minori di 14 anni o che danneggiano i più piccoli dalle 7 alle 22.30; tuttavia basta annunciare sul video che si può attivare il
parental control per poter liberalizzare i palinsesti. È un unicum nel continente. In Gran Bretagna è vietato trasmettere programmi non adatti ai bambini dalle 5.30 del mattino alle 21: e non esistono modi per schivare la barriera. Anche in Francia dalle 6 alle 22.30 non possono andare in onda trasmissioni vietate ai minori di 16 anni. Lo stesso accade in Germania dove lo stop va dalle 6 alle 22, mentre i programmi interdetti ai minori di 12 anni devono essere accompagnati dai bollini di allerta.
IL PARENTAL CONTROL. In Italia il legislatore considera un dispositivo sicuro il
parental control, ossia il filtro elettronico inserito nei televisori di ultima generazione che, una volta impostato dai genitori, oscura lo schermo quando una stazione propone programmi deleteri per i ragazzi. Però due terzi delle famiglie italiane non lo attivano e quindi il blocco non scatta. Né in Gran Bretagna, né in Francia sono presenti disposizioni analoghe in cui si prevede che grazie al
parental control è possibile far arrivare qualsiasi cosa sugli schermi. In Germania è stato stabilito che i canali a pagamento (quindi non tutti, come succede in Italia) possano mandare in onda trasmissioni anche a rischio purché criptate e da “svicolare” con un codice Pin.
I BOLLINI. Sono popolati in tutta Europa i bollini che compaiono sui televisori e indicano se un programma è adatto o meno a tutti. In Italia è previsto il bollino rosso (preceduto da un annuncio) per i programmi scabrosi e quello giallo per le trasmissioni in cui è richiesta la presenza di un adulto accanto al bambino. In Francia un impianto simile è parte dei codici di autoregolamentazione firmati dalle reti, mentre in Gran Bretagna, dove gli obblighi per le emittenti sono stringenti, la segnaletica tv è considerata una sorta di accessorio, perché le famiglie sanno che nel corso della giornata la televisione non offrirà immagini inquietanti.
LA CLASSIFICAZIONE. Un snodo fondamentale è la classificazione dei programmi tv. A chi spetta stabilire se una trasmissione è nociva o meno per i ragazzi? In Italia esiste soltanto la distinzione fra titoli per tutti e fra quelli vietati ai minori di 14 o 18 anni. L’Agcom si è limitata a indicare i criteri per definire i programmi “gravemente nocivi”, cioè riservati ai maggiorenni. In tutti gli altri casi i network decidono a proprio piacimento se la visione di una loro trasmissione vada limitata. In Germania la suddivisione è fra programmi per tutti, per chi ha più di 6 anni, più di 12 o più di 18. Ma c’è anche un
Index, vale a dire una “lista nera” stilata da un ufficio federale, dei prodotti pericolosi per bambini e adolescenti che devono essere inaccessibili e non vanno pubblicizzati: sono 8.800 in tutto e nell’ultimo anno sono state contate mille richieste di nuovi titoli. In Gran Bretagna la classificazione (per tutti, vietato ai minori di 12 anni, di 15 e di 18) è disciplinata da codici con precise descrizioni dei generi televisivi. E in Francia il Consiglio superiore dell’audiovisivo ha fissato le linee-guida per individuare se una produzione è per tutti o è sconsigliata a chi ha meno di 10 anni, di 12, di 16 e di 18.
LA VIGILANZA. I controlli sulla “cattiva tv” sono deboli in Italia. Spettano al Comitato Media e Minori e all’Agcom. Lo scorso anno sono state appena sette le sanzioni inflitte dall’Authority alle emittenti colpevoli di realizzare programmi anti-ragazzi, con multe massime di 50mila euro. In Francia si può giungere anche a oscurare una trasmissione e in Germania è contemplata persino la reclusione. Proprio Berlino ha accertato in due anni 68 violazioni. Invece l’Ofcom inglese si è visto arrivare nel 2007 ben 44mila segnalazioni contro il
Grande fratello anglosassone.
GLI SPETTATORI. In Germania il volontariato gioca un ruolo di spicco nel rapporto fra i mezzi di comunicazione e il pubblico. Anche in Francia gli spettatori possono farsi sentire attraverso, ad esempio, l’organismo
Enjeux emedias che riunisce almeno 22 associazioni specializzate. Addirittura la Gran Bretagna vanta il più grande sodalizio europeo di utenti, la
Consumers Association, che supera i 700mila iscritti. Ben diverso il quadro in Italia dove chi guarda la tv può contare nel “soccorso” di poche associazioni, con il mondo cattolico in prima linea. Scarsa la loro capacità di incidere, anche dopo i numerosi tentativi – scrive l’Aiart – di silenziare e paralizzare il Comitato Media e Minori e il Consiglio nazionale degli utenti.
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