«In principio è la strada» scriveva Ottavio Fatica nella sua raccolta di scrittori erranti intitolata I narrabondi. «Come fiumi, le prime strade vagano attraverso la terra, si piegano sotto i piedi degli umani come già sotto le zampe di animali. Si sviluppano per natura e necessità, e trascorrono a volte lunghi tratti sottoterra. Ma poi sempre riemergono». I viaggiatori, i camminatori, i cercatori solitari non hanno bisogno di grandi spazi e distanze: vivono la realtà presente, in atto. Il loro è un piccolo cabotaggio avventuroso, ma ricco di frutti. «Forse che la natura va all'estero?» chiede Simon Tanner, l'amabile vagabondo dello scrittore Robert Walser. Questi viaggiatori sono probabilmente tra i pochi in grado di arrivare a una qualche meta, o meglio ancora, di fare ritorno, a se stessi, a un nucleo originario. La signora che, in un racconto di Walser, propone a un giramondo di rimanere nel suo castello, si sente rispondere garbatamente di no: «Io le voglio bene; ma devo ritornare nel mondo. La mia coscienza mi accusa; essa m'impone di partire per andare incontro di nuovo a tutta la durezza del mondo, e io devo ubbidirle. Che traditore sarei se interrompessi il viaggio che ho iniziato e vi rinunciassi per sempre… Io devo essere un uomo, devo voler apprendere ciò che questo significa».
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